La tiroide è una ghiandola endocrina che regola il metabolismo energetico. Si trova alla base del collo e il suo ruolo è quello di produrre gli ormoni tiroidei, necessari per lo sviluppo e la crescita dell’organismo.
Alcune patologie, come il tumore alla tiroide, l’ipertiroidismo e i noduli tiroidei, ne rendono necessaria l’asportazione parziale o totale.
Ne abbiamo parlato con il Dottor Edoardo Beretta, Medico di Chirurgia Generale presso il centro Humanitas Medical Care Monza.
Le patologie più comuni
“La patologia più frequente della tiroide è dovuta alla presenza di noduli. Negli anni passati erano evidenti solo le tumefazioni al collo. Oggi, con l’introduzione dell’ecografia si possono scoprire (in oltre il 60% delle donne sopra i 50 anni e nel 30-40% degli uomini) noduli di piccole dimensioni che altrimenti non sarebbero palpabili.
Solitamente la maggior parte di questi noduli sono benigni e se sono più o meno numerosi formano un gozzo multinodulare che può avere dimensioni anche notevoli ed essere visibile a distanza. L’esame diagnostico fondamentale è l’ecografia, un tempo era la scintigrafia, che consente di definire le dimensioni e la struttura del nodulo e individuare quelli sospetti per neoplasia.
Dobbiamo tener presente che una corretta diagnosi ecografica dipende dell’esperienza e competenza dell’operatore. Il passo successivo che ci permette di avvicinarci o raggiungere la diagnosi di benignità o meno del nodulo è l’esame citologico mediante agoaspirato introdotto negli anni 80.
Va sottolineato che la presenza di tumori della tiroide, nella popolazione, è molto aumentata soprattutto per il riscontro di piccoli noduli attorno al centimetro di diametro.
L’altra patologia che coinvolge la tiroide, oltre al gozzo e ai noduli neoplastici, è l’ipertiroidismo che causa un aumento notevole del nostro metabolismo con perdita di peso, tachicardia, insonnia, irritabilità e a volte esoftalmo (occhi che tendono a sporgersi all’infuori). La terapia medica o l’impiego del radioiodio possono essere risolutivi, altrimenti si ricorre alla chirurgia.”
Quando si ricorre alla chirurgia?
“Si ricorre alla chirurgia in presenza di un nodulo neoplastico (tumorale) o sospetto per cellule tumorali diagnosticato con l’esame citologico. Nel caso del gozzo (più o meno voluminoso), l’indicazione chirurgica viene consigliata in presenza di sintomi compressivi (es. senso di occupazione al collo o difficoltà a deglutire) o di un evidente danno estetico.
L’altra ragione per cui si esegue l’asportazione della tiroide è il morbo di Basedow (ipertiroidismo) quando la terapia medica non risolve l’iperfunzione”.
In cosa consistono gli interventi?
Attualmente sono due gli interventi chirurgici:
- tiroidectomia totale (asportazione completa della ghiandola)
- loboistmectomia o emitiroidectomia (asportazione di un solo lobo)
“Per facilitare l’intervento oggi si impiega il monitoraggio nervoso del nervo ricorrente, tali nervi (quello destro e quello sinistro) sono responsabili della motilità delle corde vocali e la loro preservazione è fondamentale per mantenere una fonetica normale.
L’intervento viene sempre eseguito in anestesia generale (negli ultimi anni si presta sempre più attenzione alla problematica estetica per non lasciare cicatrici importanti).
Una complicanza della chirurgia tiroidea (in percentuale ridotte, pari al’1-3%) è l’ipocalcemia che può essere transitoria o permanente ed è dovuta all’isolamento delle paratiroidi o alla asportazione accidentale”.
Recupero e post-intervento: come avviene?
“Solitamente la degenza in caso di tiroidectomia totale è di due notti, mentre nel caso dell’asportazione di un solo lobo, è di una notte soltanto. In pochi giorni (massimo una settimana) i pazienti possono tornare a fare una vita normale anche dal punto di vista metabolico, grazie all’impiego dell’ormone sintetico l-tiroxina che garantisce un metabolismo adeguato anche in situazioni particolari come la gravidanza”.
Sedi
-
12.000.000 Visite
-
1.000.000 pazienti
-
7.300 professionisti
-
190.000 ricoveri
-
12.000 medici