La Sindrome orale allergica (SOA) è una delle allergie alimentari più comuni: inizia in età prescolare e tende ad aumentare con l’età, potendo persistere anche nell’età adulta.
Si verifica in caso di allergie alimentari, in particolare quando una reazione allergica è causata da allergeni che sono presenti sia nelle piante che nella frutta o nella verdura, per questo, una persona che soffre di allergia a certi pollini, può avvertire dei sintomi di allergia al contatto della cavità orale (lingua, palato, faringe) consumando alcuni tipi di alimenti come le mele, pere pesche o kiwi (per questo viene chiamata anche allergia crociata).
Ne abbiamo parlato con la dott.ssa Chiara Ghelli, allergologa presso Humanitas IRCCS Rozzano, a Mater Domini, Humanitas San Pio X e l’ambulatorio Humanitas Medical Care Murat a Milano.
Quanto è comune la Sindrome orale allergica?
La sindrome orale allergica (SOA) colpisce una percentuale significativa della popolazione mondiale, e la sua epidemiologia è di crescente interesse per la comunità medica. Secondo i dati epidemiologici, la SOA è una delle forme più comuni di allergia alimentare, colpendo circa il 2-3% della popolazione generale. Tuttavia, questa percentuale potrebbe essere sottostimata, poiché molte persone non segnalano i sintomi della SOA al loro medico.
In Italia, la sindrome orale allergica (SOA) è una forma comune di allergia alimentare, ma le informazioni epidemiologiche sulla sua prevalenza sono limitate.
Tuttavia, ci sono stati alcuni studi recenti che hanno cercato di determinare la prevalenza della SOA nella popolazione italiana. Un recente studio condotto in Italia ha esaminato la prevalenza della SOA in una popolazione di 1.101 pazienti con allergie alimentari confermate, si descrive una SOA nel 61,6% dei pazienti con allergie alimentari, il che suggerisce che la SOA sia una forma comune di allergia alimentare in Italia.
Perché il polline rappresenta un così alto fattore di rischio?
È un fattore di rischio per lo sviluppo di allergie alimentari, a causa della presenza di proteine in comune tra polline e alimenti tra cui frutta e verdura.
Si tratta della famiglia di proteine PR10 che in natura le piante utilizzano come difesa quando sono aggredite da infezioni, insetti, ma anche dalle condizioni climatiche e dall’inquinamento. Sono proteine presenti in numerosi vegetali. L’esempio più conosciuto è quello del polline delle betulla che contiene la proteina Betv1 che si trova nel polline e anche in molti tipi di frutta e verdura.
Di solito chi soffre di sindrome orale allergica per le reazioni crociate tra pollini e frutta e verdura ha una sintomatologia più grave sia che si tratti di sola oculorinite che di asma bronchiale.
Quante probabilità ci sono che una persona allergica al polline lo sia anche a determinati alimenti?
Alcune ricerche hanno suggerito che in pazienti che hanno sofferto di allergie respiratorie al polline durante l’infanzia esiste il rischio di sviluppare allergie alimentari. Sappiamo ad esempio che chi è allergico al polline di betulla, potrebbe sviluppare allergie ad alcuni alimenti tra cui verdure e frutta. Chi soffre di allergie al polline di graminacee può sviluppare reazioni allergiche all’ingestione di alcuni cibi, come patate, pomodori e peperoni.
Che sintomi può dare la Sindrome orale allergica?
I sintomi della SOA tendono a manifestarsi pochi minuti dopo aver assunto determinati alimenti, in seguito all’interazione tra le proteine degli alimenti e il sistema immunitario del paziente. I sintomi più comuni comprendono pruriti delle labbra, palato, gola, o gonfiori (edema) localizzato alle labbra, lingua o gola.
I pazienti con allergia alimentare esprimono degli anticorpi detti IgE (Immunoglobuline E) specifiche e manifestano dei sintomi in seguito all’ingestione di alcuni alimenti, questi pazienti devono evitare gli alimenti responsabili della sindrome orale allergica.
Alcuni pazienti possono esprimere delle IgE specifiche ad alcuni alimenti senza però presentare dei sintomi all’ingestione di questi stessi alimenti, e si parla in questo caso di sensibilità. Questi pazienti non necessitano di evitare tali alimenti ed è importante continuare a consumarli, se ben tollerati, al fine di mantenere la tolleranza ed evitare lo sviluppo dell’allergia. E’ quindi fondamentale la valutazione dello specialista allergologo per riuscire a capire quali alimenti è davvero necessario eliminare dalla dieta per evitare conseguenze che derivano da una dieta troppo restrittiva.
Quali sono le allergie crociate più frequenti?
Esempi di allergie crociate più frequenti sono :
Polline e alimenti: le persone che sono allergiche al polline di betulla, possono sviluppare una reazione allergica a frutta e verdura come mele, pere, carote e sedano. Allo stesso modo, le persone che sono allergiche al polline di graminacee, possono sviluppare una reazione allergica a cereali come il grano e il riso.
Frutta secca e semi: le persone che sono allergiche alle noci possono anche sviluppare una reazione allergica a semi come semi di girasole, semi di zucca e semi di sesamo.
Pesce e crostacei: le persone che sono allergiche ai crostacei, come gamberi e granchi, possono anche sviluppare una reazione allergica al pesce, come il salmone e il tonno.
In generale, le allergie crociate sono più frequenti tra alimenti che condividono proteine simili con altre sostanze che possono causare allergie, come il polline, le noci e i semi. Tuttavia, ogni persona può avere una combinazione diversa di allergie crociate, quindi è importante consultare un allergologo per una diagnosi accurata e un trattamento adeguato.
Come si può individuare la Sindrome orale allergica?
Per la diagnosi della Sindrome orale allergica, vengono eseguiti due test (Isac che indaga tra 112 allergeni e Alex che ne controlla 282) che analizzano le molecole e gli allergeni di determinate sostanze, individuano quelli a cui il paziente reagisce e identificano tutte le cross-reattività a cui è sensibile. La lettura di questi test si realizza durante la visita con il proprio specialista allergologo, al fine di poter discutere insieme di eventuali diete di restrizione.
Esiste un trattamento per la Sindrome orale allergica?
La terapia della SOA può variare a seconda della gravità dei sintomi e della frequenza delle reazioni allergiche. In alcuni casi, è sufficiente evitare completamente gli alimenti responsabili della sindrome. In altri casi, è possibile adottare diverse strategie terapeutiche.
Una possibile terapia è l’immunoterapia specifica per allergene (chiamato comunemente vaccino per le allergie): attualmente possiamo utilizzare trattamento in gocce o in compresse che il paziente assume al domicilio e che hanno un elevato profilo di sicurezza ed efficacia e sono in grado di far sviluppare al nostro sistema immunitario la tolleranza agli allergeni responsabili dei sintomi. Questa terapia può durare diversi mesi o addirittura anni, ma può portare a una riduzione significativa della frequenza e della gravità delle reazioni allergiche.
Un’altra opzione terapeutica è la somministrazione di antistaminici, che possono aiutare a ridurre i sintomi della SOA.
A che età bisognerebbe iniziare il trattamento?
La terapia può iniziare a partire dai 5 ai 6 anni secondo le immunoterapie disponibili sul mercato.
Le allergie crociate possono essere trattate come le altre allergie?
Le allergie crociate sono anzitutto delle allergie al polline associate a delle allergie alimentari. Sono patologie comuni che possono causare sintomi spiacevoli e, in alcuni casi, anche gravi reazioni allergiche, è necessario discutere durante una visita con il proprio specialista, al fine di poter decidere di eventuali diete di restrizione e terapie con antistaminico. Questi farmaci devono essere prescritti da un medico e possono avere effetti collaterali, è importante quindi realizzare una terapia adatta per ogni paziente e ogni profilo allergico.
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