L’occhio è dotato di due lenti, la cornea ed il cristallino. La prima è la più potente e permette il corretto passaggio della luce dall’ambiente esterno, alle strutture interne dell’occhio. Pertanto, quando si infiamma e si opacizza, come avviene in seguito ad una infezione, non riesce a svolgere la sua funzione determinando un conseguente calo della vista.
La cheratite indica appunto l’infiammazione e l’alterazione della superficie della cornea; se non diagnosticata e trattata per tempo, può esitare in un danno permanente con compromissione anche seria della capacità visiva.
Ce ne parla la Dott.ssa Giovanna Vella, oculista presso Humanitas Medical Care De Angeli, con il Responsabile per l’Oculistica Medical Care, il Dott. Fabrizio Camesasca.
Quali sono le forme di cheratite più comuni?
Tra le forme di cheratite, ricordiamo:
- La cheratite puntata: un’infiammazione che coinvolge l’epitelio corneale e può essere determinata da una molteplicità di cause: infettive, virali o batteriche, traumatico-meccaniche (utilizzo incorretto di lenti a contatto, interventi chirurgici).
- La cheratite erpetica: causata da infezione da VHS (Virus Herpes Simplex) o da altri virus appartenenti alla famiglia degli Herpes, come l’Herpes Zoster e l’Adenovirus. Il virus dell’Herpes Simplex si diffonde per contatto da mucosa a mucosa o per mezzo di secrezioni prodotte da membrane mucose infette, come da bocca a bocca, da saliva, o lacrime cariche di virus nell’occhio. Una volta che il virus infetta l’occhio, non può più essere eliminato. Quando le manifestazioni o i sintomi della cheratite scompaiono, il virus rimane dormiente nei corpi cellulari dei neuroni che mediano la sensibilità dell’occhio o della zona coinvolta. Il virus tende a riattivarsi ogni qualvolta si creano delle condizioni di stress, o di calo delle difese immunitarie, scinde lungo le fibre delle cellule nervose e prolifera in superficie, creando ulcere lineari (cornea) o lesioni con vescicole (pelle).
- La cheratite erpetica: così come il diabete o la sclerosi multipla, può essere la causa di un’altra forma di cheratite detta neurotrofica, una malattia degenerativa dovuta ad un danno del nervo trigemino in cui al cornea perde la propria sensibilità tattile e la capacità di autoripararsi.
Quali sono le cause della cheratite?
La cheratite può avere diverse cause:
- Cause infettive (batteriche, virali, fungine): sono frequenti nei portatori di lenti a contatto, in chi frequenta piscine oppure ama nuotare al mare, al lago o nei corsi d’acqua (sono infatti pazienti a rischio); in tali situazioni, batteri, funghi, protozoi o in generale agenti infettivi patogeni per la cornea, possono aderire alle lenti a contatto e proliferare.
- Secondaria ad una malattia di tutto l’organismo (sistemica): come l’artrite reumatoide, il diabete; a causa di alcune malattie autoimmuni o allergie.
- Da causa fisica ed ambientale: il fumo o l’esposizione ai raggi ultravioletti. Un classico è la lampada abbronzante utilizzata senza indossare gli opportuni occhiali protettivi, o sciare sulla neve senza occhiali.
Quando sospettare una cheratite?
Il paziente riferisce i seguenti sintomi, in uno o entrambi gli occhi, isolati o concomitanti:
- Sensazione di corpo estraneo
- Lacrimazione
- Presenza di secrezioni, purulente o mucose
- Dolore e bruciore oculare
- Fotofobia (difficoltà a tollerare la luce, soprattutto nelle ore notturne)
- Offuscamento della vista
- Prurito
- Iperemia (occhio arrossato)
Come viene diagnosticata la cheratite?
Il medico oculista effettua un esame specifico alla lampada a fessura – strumento composto da un microscopio e una fonte luminosa – per identificare le alterazioni della cornea che possono confermare il sospetto diagnostico e quindi consentirgli di impostare la terapia più corretta.
Tra tali segni vi sono:
1. Perdita dell’integrità di superficie della cornea (si tratta di danno alla struttura di rivestimento corneale, l’epitelio).
2. Iperemia della congiuntiva associato o meno ad edema – accumulo di un liquido infiammatorio – a livello della cornea, con successiva della opacizzazione della cornea stessa
3. Gonfiore delle palpebre
4. Formazione e crescita di neovasi alla periferia e all’interno della cornea provenienti dalla zona di confine con la cornea
5. Formazione di ulcere corneali con dolore riferito dal paziente, e difficoltà anche ad aprire gli occhi.
6. Torbidità del liquido contenuto tra cornea e iride – l’umore acqueo (rara). Questa è una reazione infiammatoria tipica di un fenomeno infiammatorio su base autoimmune o infettiva, l’uveite.
Quanto è importante la diagnosi precoce?
Sottoporsi ad una visita oculistica completa, evitando di sottovalutare anche il minimo dolore o fastidio, ed evitare quindi di ricorrere all’automedicazione, sono consigli fondamentali per aver cura dei propri occhi e per non lasciare che patologie come la cheratite abbiano il tempo necessario per produrre danni alla cornea difficili da trattare o addirittura irreversibili.
Come può essere trattata la cheratite?
La terapia per curare la cheratite dipende dalla causa che l’ha generata. In ogni caso, l’obiettivo da raggiungere è quello di favorire la riepitelizzazione, cioè il ripristino dell’integrità anatomica di superficie della cornea (trasparenza corneale.)
In caso di cheratite infettiva causata da un batterio, l’infezione può essere trattata con terapia antibiotica (sia per via orale sia per gocce, cioè topica); nelle forme virali la terapia prevede invece l’uso di colliri o unguenti antivirali associati a terapia antivirale sistemica.
Per favorire la riepitelizzazione, si possono applicare dei sostituti lacrimali in collirio o in gel, lenti a contatto terapeutiche, o mantenere accuratamente chiuso l’occhio con tamponi oculari ben serrati (occlusione)
Le forme non infettive, per lo più autoimmuni, possono essere trattate con farmaci che favoriscono la dilatazione della pupilla e il rilascio del muscolo ciliare, al fine di ridurre il dolore e l’infiammazione (quando l’iride è dilatata, l’attraversa meno sangue e di conseguenza circolano nell’occhio meno cellule infiammatorie) ed evitare la formazione di aderenze tra iride e cristallino (sinechie). In alcuni casi, l’oculista può prescrivere pomate oftalmiche antibiotiche o richiedere il bendaggio dell’occhio per 24 ore o più (occlusione).
Per le cheratiti dovute a malattie autoimmuni vengono utilizzati colliri a base di cortisone. È importante ricordare che l’utilizzo di antinfiammatori a base cortisonica deve essere fatto sotto controllo specialistico. Se utilizzati impropriamente, infatti, possono favorire ulcere, essendo soprattutto controindicati per il trattamento di cheratiti provocate dal virus dell’herpes.
Nei casi più gravi, nei quali la cornea è così danneggiata da rendere impossibile una sua riparazione, si può ricorrere ad un autotrapianto o allotrapianto di cellule staminali limbari, che presiedono alla proliferazione e differenziazione delle cellule dell’epitelio della cornea, fino alle forme più complesse che prevedono interventi di cheratoplastica, ossia il trapianto di cornea. In caso di cicatrice corneale, la superficie della cornea può recuperare la sua trasparenza con un trattamento levigativo laser – PTK, ovvero fotocheratectomia terapeutica con laser ad a eccimeri – per recuperare la visione.
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