Cause e cura del “dito a scatto”

La tenosinovite stenosante, meglio conosciuta come “dito a scatto”, interessa le pulegge e i tendini della mano che ci consentono di flettere le dita.

Il dito a scatto si manifesta quando un tendine sviluppa una zona di rigonfiamento della sua guaina.

Il dolore, accompagnato dalla classica sensazione di scatto nel dito, sorge perché il tendine rimane schiacciato ogni volta che deve attraversare la puleggia vicina al rigonfiamento.

Quando ciò succede, si sviluppano infiammazione e gonfiore.

Ecco quindi che si crea un circolo vizioso che mantiene l’infiammazione, il gonfiore e lo scatto del dito.

Talvolta, quando è in flessione, il dito si blocca, con conseguente dolore, anche forte, nel momento in cui si tenta di raddrizzarlo.

Ne abbiamo parlato con il Dottor Alberto Lazzerini, Responsabile della Sezione di Chirurgia della mano presso l’Istituto Clinico Humanitas.

Quali sono l’origine e i sintomi del dito a scatto?

Le cause spesso non sono chiare. Alcune patologie, come l’artrite reumatoide, la gotta e il diabete possono essere associate al dito a scatto.

Il dito a scatto inizialmente può esordire sotto forma di indolenzimento alla base del dito, dove può comparire anche un piccolo nodulo.

Esiste una cura?

Il possibile trattamento deve mirare a eliminare lo scatto o il blocco del dito e a ripristinarne il normale movimento.

Occorre ridurre il gonfiore intorno al tendine flessore e alla sua guaina, per consentire un migliore scorrimento nella puleggia.

Per ridurre l’infiammazione è utile assumere antinfiammatori e ricorrere ad appositi tutori.

Se i trattamenti non chirurgici non riescono ad alleviare i sintomi, allora può essere indicato un intervento in day hospital.

L’intervento chirurgico aprirà la prima puleggia, in modo che il tendine possa scorrere liberamente.

Subito dopo l’intervento, il paziente sarà già in grado di muovere il dito e la normale funzionalità della mano seguirà in breve tempo.

Alcuni pazienti possono accusare una sensazione di dolore, gonfiore e tensione nella sede dell’intervento, di durata generalmente variabile.

Occasionalmente, nel periodo post-operatorio potrà essere necessario ricorrere alla fisioterapia.

 

 

 

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