Atrofia vulvovaginale: che conseguenze ha sulla sessualità?

L’atrofia vulvovaginale è una condizione generalmente molto diffusa nelle donne in menopausa, e comporta un assottigliamento dei tessuti genitali e delle mucose vaginali che diventano più fragili e meno elastiche. Secchezza vaginale, dolore nei rapporti o prurito intimo sono solo alcuni dei sintomi con cui si manifesta, condizioni che spesso mettono a disagio le donne che ne vengono colpite. Ma che impatto può avere sulle loro vite e come può essere curata?

Ne abbiamo parlato con la dottoressa Raffaela Cinzia Di Pace, ginecologa presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care Murat a Milano e specialista del Centro di Sessuologia Medical Care.

Quando si presenta l’atrofia vulvovaginale?

L’atrofia vulvovaginale è causata dalla carenza di estrogeni che deriva dalla cessazione dell’attività delle ovaie (che si manifesta con la menopausa), o da altre condizioni che comportano una riduzione del tono estrogenico (come l’allattamento o l’uso di contraccettivi ormonali a basso dosaggio).

La vagina e la vulva sono ricche di recettori per estrogeni e per androgeni; quando questi ormoni non vengono più prodotti, subiscono un cambiamento dell’aspetto e, conseguentemente, della loro funzione. 

In genere, l’atrofia vulvovaginale colpisce circa la metà delle donne in menopausa, solitamente non immediatamente dopo la scomparsa del ciclo, ma dopo alcuni mesi o anni (solo in una minoranza di casi i sintomi cominciano subito dopo la scomparsa del ciclo o addirittura in premenopausa).

Come avviene il cambiamento?

Nell’età fertile la mucosa che riveste la vagina è costituita da molti strati che confluiscono a formare pliche mucose che possono distendersi, assicurando elasticità. Gli strati più superficiali di questa mucosa contengono cellule che producono sostanze fondamentali per avere la giusta lubrificazione e la giusta acidificazione dell’ambiente, proteggendoci dalle infezioni e mantenendo un PH acido (4.5). Inoltre, nello strato basale ci sono molte fibre collagene ed elastiche che supportano la mucosa. Quando i livelli di estrogeni diventano insufficienti per  garantire queste caratteristiche si assiste a un netto cambiamento della mucosa vaginale che si assottiglia, non ha più secrezioni, perde di elasticità ed è soggetta maggiormente a infezioni.

Anche i genitali esterni hanno dei cambiamenti, per esempio, si può assistere a un assottigliamento dello strato adiposo con un rimpicciolimento delle labbra, un diradamento dei peli e un aspetto atrofico della cute. 

Quali sono i sintomi dell’atrofia vulvovaginale?

Tutti questi cambiamenti portano a sintomi che diventano più importanti nelle donne che hanno un‘attività sessuale (diventa dolorosa e difficile), ma anche le donne che non hanno rapporti possono avere fastidi (soprattutto esterni) che possono rendere difficoltoso svolgere le normali attività quotidiane, come camminare, andare in bicicletta o fare attività fisica.

Quali conseguenze ha l’atrofia vulvovaginale sulla sessualità?

La difficoltà ai rapporti dovuta al dolore presente alla penetrazione, porta le donne a evitare la sessualità per paura di sentire male. Se a questo si associa un calo del  desiderio, molto frequente per il contemporaneo calo del testosterone, prodotto in piccola parte dall’ovaio, siamo in presenza di un disturbo che colpisce molte donne in postmenopausa, e viene definito Disturbo da desiderio ipoattivo. La donna si allontana dalle occasioni di incontro che prima erano un momento importante della relazione con il partner che spesso non sempre capisce la natura del disturbo. Questa situazione crea del distacco e del disagio soprattutto nella donna che a volte si sente anche meno attraente per i piccoli cambiamenti che la menopausa comporta (aumento di peso, perdita di tono muscolare, ecc).

Che impatto ha sulla qualità di vita delle donne?

Il sesso è una componente importante del benessere delle persone. Una sessualità soddisfacente ci fa stare bene, alza i livelli di serotonina (l’ormone del buonumore), aumenta la nostra autostima e migliora di molto le nostre relazioni anche dal punto di vista del sentimento.  

Molti studi hanno dimostrato  che una vita sessuale insoddisfacente  peggiora la nostra qualità di vita facendoci sentire più tristi e insoddisfatti, creando spesso rapporti di coppia che aumentano i nostri problemi.

Proprio per questo, e soprattutto perchè queste problematiche interessano spesso donne ancora giovani (non dimentichiamoci che la menopausa arriva a 50 anni ma le donne vivono mediamente fino ad 86), desiderose di migliorare la loro qualità di vita, la donne spesso si rivolgono al ginecologo.

Si può curare l’atrofia vulvovaginale?

Oggi abbiamo a disposizione molte soluzioni per risolvere il problema: terapie locali con ovuli, creme che possono contenere ormoni, o solo prodotti ad azione idratante  e nutriente ed esiste anche una terapia che si assume per bocca ma è efficace a livello vaginale. Da qualche anno inoltre abbiamo a disposizione delle nuove tecnologie che ci permettono di riportare la mucosa vaginale alle condizioni in cui era prima della menopausa, come il laser vaginale, nato nel 2014, ormai sicuro ed altamente efficace (purché utilizzato da persone esperte che siano in grado di sfruttarne i vantaggi senza fare danno). L’elettroporazione è un’altra nuova  tecnologia che permette di veicolare sostanze nutrienti e idratanti a un livello più profondo e quindi garantisce un risultato più efficace rispetto alla sola applicazione con crema o ovuli e le microiniezioni di acido ialuronico e poliribonucleotidi che garantiscono eguale efficacia. Spesso l’impiego contemporaneo o sequenziale di tutti questi strumenti ci permette di aiutare la paziente a risolvere il problema.    

Dott.ssa Raffaela Cinzia Di Pace
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