Siamo abituati a pensare all’artrite come ad una patologia legata strettamente a soggetti adulti o anziani, ma non è così. L’artrite, intesa come infiammazione articolare, può colpire anche i bambini in qualsiasi età (artrite giovanile). Il tipo più comune è l’Artrite Idiopatica Giovanile (AIG), nota anche come Artrite Reumatoide Giovanile (ARG).
Ne abbiamo parlato con la dottoressa Barbara Lia Teruzzi, reumatologa pediatrica presso il centro Humanitas Medical Care Murat a Milano.
Quali sono i sintomi dell’artrite giovanile?
Con artrite idiopatica giovanile si indica un gruppo eterogeneo di malattie, costituito da un ampio spettro di sintomi. Quello cardine è il dolore, spesso riferito a una o più articolazioni e accompagnato, in modo differente, a una tumefazione della sede interessata, e a una limitazione funzionale, sia nei movimenti attivi che passivi. Ad esempio, nella prima infanzia, non viene riferita una sintomatologia dolorosa, ma escluso il movimento dell’arto interessato, pertanto se coinvolto l’arto inferiore è presente la zoppia come unica manifestazione.
In base alla sede colpita e all’età d’insorgenza, l’artrite viene suddivisa in 7 sottotipi, secondo i Criteri ILAR (International League Against Rheumatism): oligoarticolare, poliarticolare fattore reumatoide (FR) positivo, simile alla forma dell’adulto, o FR negativo, psoriasica, associata alla forma cutanea di psoriasi, l’artrite correlata all’entesite (definita come infiammazione dei tendini) e le forme indifferenziate, non altrimenti classificate.
In base all’esordio clinico e al decorso della malattia nei primi 6 mesi, l’ACR (American College of Rheumatology) classificata l’AIG in 3 varianti:
1. Oligoarticolare (colpisce 4 o meno articolazioni)
2. Poliarticolare (colpisce almeno 5 articolazioni o più, simmetriche, spesso alle mani)
3. Sistemica, il cui sintomo cardine è la febbre (>39°C di tipo intermittente-remittente che dura da più di 15 giorni associata ad una eruzione cutanea rosa salmone, rilevata.
Quali bambini sono a rischio di artrite giovanile e altre malattie reumatiche?
L’artrite giovanile e le altre malattie reumatiche possono colpire bambini di qualsiasi età e di qualsiasi origine etnica. Per definizione, l’artrite idiopatica giovanile si presenta più spesso in bambini di età inferiore ai 16 anni (è insolito che colpisca nei primi 6 mesi di vita).
Le forme oligoarticolari che coinvolgono al massimo 4 articolazioni sono più frequenti nella prima infanzia, come la forma monoarticolare, che colpisce le grandi articolazioni degli arti inferiori (ginocchio) ed esordisce a 2 anni nelle bambine, ed è spesso accompagnata da infiammazione della camera anteriore dell’occhio (uveite) e ANA positivi (anticorpi antinucleo positivi con un titolo maggiore o uguale a 1: 160 in 2 rilevazioni a distanza almeno di 6 settimane).
L’artrite correlata all’entesite, come nelle forme spondiloartritiche, colpisce invece maggiormente i maschi con un esordio nell’età scolare, è anch’essa associata ad uveite anteriore, spesso asintomatica e monolaterale.
Il coinvolgimento oculare in queste forme, richiede la collaborazione con il collega oculista, insieme ad un programma di stretta sorveglianza e follow up ogni 2-3 mesi, soprattutto nella prima infanzia.
La forma poliarticolare fattore reumatoide (FR) positivo è più frequente nelle femmine in età pre o puberale, e colpisce simmetricamente e prevalentemente le piccole articolazioni delle mani.
La forma sistemica ha invece esordio prima dei 5 anni nella metà dei casi, e in entrambi i sessi.
Come viene diagnosticata l’artrite giovanile in un bambino?
Nell’ambito della reumatologia pediatrica, la diagnosi è principalmente di esclusione, basata sulle manifestazioni cliniche, ed è supportata dall’esame diagnostico radiologico. Un test di primo livello, indispensabile nell’iter diagnostico a carico delle patologie dell’apparato muscolo-scheletrico, che fornisce indicazioni dirette su morfologia e densità del tessuto osseo (deve essere eseguito in un esame comparato, su lastra unica, del segmento articolare affetto con quello controlaterale).
Spesso, la crescita differente di un arto rispetto all’altro (la lunghezza è maggiore in quello affetto, rispetto al controlaterale), indica un processo cronico infiammatorio in atto.
La Risonanza Magnetica (RM) in età pediatrica è un esame di secondo livello, e viene utilizzato per lo studio delle strutture intrarticolari e periarticolari, e del tessuto muscolare e tendineo, e permette di evidenziare il grado di infiammazione in atto.
Anche l’ecografia articolare è un esame radiologico di primo livello nello studio delle articolazioni, ed offre informazioni sullo stato dell’infiammazione in atto.
È importante che ad eseguirlo sia un medico esperto in età pediatrica, per riuscire a distinguere le strutture cartilaginee dal versamento articolare (entrambe anaecogene).
Esiste una cura per l’artrite giovanile?
L’approccio terapeutico si avvale inizialmente dei FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei) per la loro rapida azione antinfiammatoria, antipiretica e antidolorifica (naprossene, flurbiprofene, ibuprofene) per 4-6 settimane; in caso di artrite persistente, vengono utilizzati farmaci a lenta azione, detti DMARDs (Disease Modifying AntiRheumatic Drugs), per terapia di fondo in grado di modificare l’evoluzione della malattia; i più utilizzati in età pediatrica sono il methotrexate, la salazopirina e il leflunomide.
La terapia corticosteroidea è limitata a condizioni particolari e per breve periodo, vista l’azione rapida e gli elevati effetti collaterali sul metabolismo osseo che possono compromettere la crescita del bambino. I più utilizzati sono il prednisolone e metilprednisolone nelle forme acute sistemiche e uveite.
Solo nelle forme croniche e resistenti alle terapie di fondo vengono utilizzati i farmaci biologici, inibitori dell’infiammazione e mirati contro alcune specifiche classi di citochine infiammatorie (Tumor Necrosis Factor-TNF alfa, interleuchina-IL1, interleuchina-IL6); trovano indicazione in età pediatrica: etanercept, adalimumab, infliximab, anakinra, canakinubab e tocilizumab.Infine, la fisiokinesiterapia è essenziale per la ripresa completa della mobilità articolare.
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