Il 17 febbraio ricorre la Festa del Gatto. Il felino è tra gli animali domestici più amati, ma anche quello che, più di frequente, può scatenare allergie con starnuti e tosse, fino a sintomi cutanei.
Perché si presentano e come gestirle in particolar modo con i più piccoli? L’abbiamo chiesto al dottor Renato Sambugaro, allergologo e pediatra di Humanitas Medical Care di Bergamo.
Dottor Sambugaro, quali sono le cause dell’allergia agli animali domestici?
“La reazione allergica viene scatenata da proteine contenute nella saliva e nella forfora degli animali come cani e gatti ed è dovuta a una reazione errata del sistema immunitario che interpreta come pericolose sostanze che in realtà non lo sono”.
Da che età può manifestarsi?
“L’allergia può comparire ad ogni età, anche nel primo anno di vita ed è influenzata dalla predisposizione genetica. La prevalenza delle malattie allergiche è in costante aumento negli ultimi 20 anni con frequenza che varia nei vari Paesi”.
C’è un animale domestico che più di tutti può portare ad allergia?
“La più frequente è l’allergia al gatto. L’allergene è presente sul pelo e nella saliva del gatto, da cui si diffonde poi nell’ambiente, dove rimane stabile per molto tempo. Meno frequente è l’allergia al cane, anche in questo caso dovuta ad un allergene contenuto in saliva e forfora. Vi è poi l’allergia al cavallo che può manifestarsi in forme anche gravi e, come nel caso dell’allergia al gatto, anche in soggetti che non hanno contatti diretti con l’animale poiché gli allergeni di questi animali sono trasportabili a distanza con vestiti e capelli e restano stabili nell’ambiente. Di gran lunga meno frequenti, ma possibili, sono le allergie ad altri animali, come criceti, cavie e altri piccoli roditori”.
Quanto conta la familiarità?
“L’allergia non è una malattia ereditaria. Si “eredita” la predisposizione del sistema immunitario a sviluppare un’allergia. Per passare dalla predisposizione all’insorgenza di un’allergia, occorre l’esposizione, nel corso della vita, a sostanze che possono indurre un’allergia. La probabilità di diventare allergici infatti è più alta nei figli delle persone allergiche. Soprattutto se entrambi i genitori lo sono. Vi sono poi anche alcuni fattori ambientali, come per esempio l’inquinamento atmosferico che possono favorire una risposta di tipo allergico del sistema immunitario”.
Quali sono i sintomi?
“I sintomi variano da forme lievi a forme anche molto severe, e compaiono solitamente pochi minuti dopo il contatto con l’animale. Può presentarsi una forma di rinite allergica, con prurito nasale, starnuti, scolo nasale acquoso, spesso associato ad una congiuntivite allergica, con arrossamento, prurito e lacrimazione, asma, con difficoltà respiratoria, tosse, sibili, sintomi cutanei con eczema o orticariaed arrossamento della parte leccata dall’animale, raramente si possono avere anche episodi di anafilassi”.
Si può parlare di prevenzione?
“Non c’è un vero modo per prevenire le allergie agli animali, tuttavia molte ricerche suggeriscono che i bambini che fin dalla nascita si abituano a vivere in ambienti dove sono presenti animali hanno una probabilità sensibilmente inferiore di sviluppare l’allergia, probabilmente perché il contatto precoce con gli allergeni animali fa si che il sistema immunitario impari a tollerarli”.
Come gestire una famiglia con animali e figli con allergie?
“In caso di accertata allergia ad un animale se i sintomi sono importanti, l’allontanamento dell’animale è la scelta più ovvia e consigliabile, anche se dolorosa. Qualora i sintomi siano lievi si può cercare di ridurre al minimo l’esposizione ai suoi prodotti allergizzanti (saliva, urine e soprattutto forfora) con alcuni accorgimenti, curando in modo particolarmente scrupoloso l’igiene degli ambienti domestici, utilizzando frequentemente un’aspirapolvere dotato di un filtro HEPA, così come un depuratore d’aria con filtro HEPA”.
Si può guarire dalle allergie?
“L’unica terapia capace di modificare la storia naturale delle allergie è l’Immunoterapia specifica. Riconosciuta dall’OMS come l’unico trattamento in grado di modifica la storia naturale della malattia. La terapia consiste nel somministrare gradualmente piccole quantità dell’allergene in causa al fine di creare la tolleranza che il soggetto allergico non ha. Cosi facendo il paziente ridurrà gradualmente i sintomi e, di conseguenza, l’uso di farmaci sintomatici. Nei bambini allergici la terapia desensibilizzante sublinguale può essere iniziata a partire dai 3 anni di età con l’obiettivo di evitare l’evoluzione verso il peggioramento che talvolta porta anche all’asma. La somministrazione sublinguale consiste nell’assunzione dell’allergene sotto la lingua dove viene lasciato per 1-2 minuti al fine di ottenere l’assorbimento (gocce o compresse solubili), con 2-3 somministrazioni a settimana per un periodo variabile dai 3 ai 5 anni”.
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