Intorpidimento, formicolio, debolezza muscolare, dolore, paralisi, crampi. Per indagare un possibile problema ai nervi e ai muscoli viene utilizzato un esame chiamato elettromiografia che consente di diagnosticare eventuali patologie del sistema nervoso periferico. Ovvero, quelle malattie di nervi e muscoli. Ma come funziona esattamente e quando è indicato?
Ne abbiamo parlato con il dott. Giovanni Cuccia, neurologo presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care De Angeli a Milano.
Come funzionano nervi e muscoli?
I nervi possono essere paragonati a cavi elettrici: inviano segnali al cervello e dal cervello impulsi elettrici ai muscoli per farli muovere.
Un disturbo nervoso significa che i segnali non vengono trasmessi come dovrebbero; un problema muscolare che i muscoli non rispondono correttamente ai segnali.
Quali possono essere le cause delle malattie muscolari?
Un muscolo può soffrire per cause diverse, in parte legate alla struttura intrinseca del muscolo, in parte legate alla sofferenza del nervo che porta i segnali. Nel primo caso parliamo di miopatie, un insieme di malattie che riconoscono diverse cause (infiammatorie, genetiche, virali, tossiche, etc); nel secondo caso, invece, la sofferenza del muscolo è legata ad anomalie dell’innervazione e questo può essere il caso della sofferenza di una radice nervosa per esempio legata alla compressione da parte di un’ernia del disco.
Quali quelle dei nervi periferici?
Il nervo periferico può andare in sofferenza in tutte quelle malattie chiamate “neuropatie” che riconoscono molteplici origini.
Molto frequente è per esempio la neuropatia che vediamo in chi è diabetico, legata ad un cattivo controllo dei valori glicemici e al danno microvascolare. Ma le cause di neuropatia sono svariate: tossiche (in chi per esempio è sottoposto a chemioterapia), disimmuni (sindrome di Guillain Barrè), genetiche, infiammatorie, da compressione.
A cosa serve l’elettromiografia?
Questo esame consente di indagare neuropatie; radicolopatie cervicali o lombosacrali; lesioni traumatiche dei tronchi nervosi; sindromi compressive come il tunnel carpale; miopatie; malattie della giunzione neuromuscolare (come la miastenia) o neuro degenerative (come la SLA); patologie del piano perineale (disfunzioni uro – genitali).
Quando è consigliata l’elettromiografia?
In presenza di sintomi quali formicolio o addormentamento degli arti, perdita di sensibilità, dolori urenti alle gambe o alle braccia, particolare stanchezza, presenza di guizzi muscolari o crampi.
In questi casi l’elettromiografia è un esame spesso decisivo per una corretta diagnosi.
Quanto dura l’elettromiografia?
La durata dell’esame può variare in base alla patologia del paziente e alla sua tolleranza all’esame”, ma tendenzialmente non dura più di una trentina di minuti.
Come viene eseguita l’elettromiografia?
L’esame si articola in due fasi: l’elettroneurografia che si esegue con l’applicazione di elettrodi sulla cute del paziente attraverso i quali vengono inviati stimoli elettrici che consentono di valutare la corretta funzionalità delle fibre nervose motorie e sensitive; e l’elettromiografia, dove, attraverso l’utilizzo di elettrodi ad ago sottile inseriti nei muscoli, viene registrata l’attività generata sia in condizioni di riposo che durante la contrazione volontaria.
L’elettromiografia è un esame doloroso?
Spesso il paziente entra nello studio impaurito per quello che ha letto su internet o per quanto riferito da amici e conoscenti. Posso assicurare che l’esame è assolutamente ben tollerato e solo lievemente fastidioso. Spesso non è neppure necessario inserire l’ago, per esempio in alcuni casi di sindrome del tunnel carpale in cui si può arrivare ad una diagnosi solo con l’elettroneurografia (senza ago).
Come bisogna prepararsi all’esame?
Si raccomanda al paziente di non applicare sulla pelle creme, oli o lozioni che possano ostacolare la rilevazione delle correnti elettriche.
Non è necessario interrompere terapie farmacologiche ma va segnalato al medico che esegue l’esame se si assumono anticoagulanti o se si è portatore di Pace Maker o stimolatori cardiaci, circostanza che impone un’ulteriore valutazione col medico.
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