Il vaccino Vaxzevria (ex COVID-19 Vaccine AstraZeneca) è stato autorizzato da EMA (European Medicines Agency – Agenzia Europea per i Medicinali) e da AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) per prevenire il COVID-19, la malattia causata dall’infezione del virus SARS-CoV-2. Prescritto inizialmente a partire dai 18 anni, oggi – a seguito di una circolare del Ministero della Salute del 12 giugno 2021- viene raccomandato nelle persone di età superiore ai 60 anni.
Cos’è il vaccino Vaxzevria (ex COVID-19 Vaccine AstraZeneca)?
Il vaccino Vaxzevria è il terzo vaccino contro il virus SARS-CoV-2 ad arrivare in Italia. La sua autorizzazione è stata confermata dopo le regolari e consuete fasi di verifica in merito all’efficacia e alla sicurezza e la sua somministrazione è regolata dal piano nazionale di vaccinazione.
Come funziona il vaccino Vaxzevria (ex COVID-19 Vaccine AstraZeneca)?
Il vaccino Vaxzevria introduce nelle cellule umane il materiale genetico della proteina Spike, permettendo così al sistema immunitario di attivarsi e produrre gli anticorpi necessari a contrastare il COVID-19.
Il virus SARS-CoV-2 si presenta infatti sotto forma di particelle rotondeggianti con delle “punte” su cui è presente questa proteina detta Spike che è in grado di legarsi all’enzima di conversione dell’angiotensina 2 (ACE2). L’ACE2 regola la pressione sanguigna e svolge una funzione protettiva contro i danni causati ai polmoni da infezioni e infiammazioni. L’interazione con la proteina Spike gli impedisce di compiere il proprio ruolo protettivo, permettendo così al virus di rilasciare all’interno della cellula il proprio codice genetico virale (RNA). Questo costringe la cellula a produrre proteine virali che creano nuovi coronavirus, che a loro volta si legano ad altre cellule portando avanti l’infezione.
Rispetto ai vaccini a base di mRNA, il vaccino Vaxzevria è un vaccino a vettore virale che utilizza l’adenovirus dello scimpanzè (ChAdOx1 – Chimpanzee Adenovirus Oxford 1), un virus responsabile del raffreddore in questi animali. Una versione indebolita dell’adenovirus degli scimpanzè (incapace di replicarsi e innocua per l’organismo umano) nella quale è stato inserito il materiale genetico della proteina Spike, viene utilizzata come vettore – tramite per introdurre nelle cellule umane il materiale genetico della proteina Spike di SARS-CoV-2.
Con il vaccino si introduce nelle cellule – attraverso l’adenovirus – solo l’informazione/codice genetico necessario per costruire copie della proteina Spike.
Le cellule T del sistema immunitario riconoscono lo stimolo della proteina Spike e attivano la risposta immunitaria e la produzione di anticorpi specifici contro il virus.
Con la vaccinazione vengono inoltre prodotte cellule dotate di memoria difensiva contro questo tipo di proteina: se il vaccinato in futuro dovesse entrare in contatto con il virus, il suo sistema immunitario ne avrà memoria, lo riconoscerà e si attiverà per combatterlo, impedendo alle proteine Spike l’ingresso all’interno delle cellule.
Dopo la somministrazione l’informazione genetica viene degradata ed eliminata: l’adenovirus non è infatti in grado di replicarsi e dunque non può diffondersi nell’organismo dei vaccinati.
Quando fare il vaccino Vaxzevria (ex COVID-19 Vaccine AstraZeneca)?
Il vaccino Vaxzevria viene somministrato in due iniezioni, nel muscolo della parte superiore del braccio. Le persone che sono state vaccinate con la prima dose di Vaxzevria ex COVID 19 Vaccine AstraZeneca dovrebbero ricevere la seconda dose nel corso della dodicesima settimana e comunque a una distanza di almeno dieci settimane dalla prima dose.
Nei Centri Vaccinazione Humanitas, per la somministrazione della tipologia di vaccino vengono sempre seguite le linee guida delle Autorità Sanitarie, a eccezione di casi selezionati dal medico in fase anamnestica.
Effetti collaterali del vaccino Vaxzevria (ex COVID-19 Vaccine AstraZeneca)
Le reazioni osservate nei soggetti vaccinati con il vaccino a vettore virale sono state lievi e moderate e generalmente si sono risolte in poche ore o giorni, spesso senza la necessità di assumere antidolorifici o altri farmaci. Si tratta di:
– Febbre
– Dolori muscolari o articolari
Come per tutti i farmaci è possibile che si verifichino reazioni di tipo allergico fino allo shock anafilattico (sebbene in casi rarissimi). In seguito all’iniezione, inoltre, possono aversi anche reazioni di tipo ansioso con fenomeni vaso-vagali che vanno dalla sensazione di stare per svenire fino allo svenimento vero e proprio.
Per questo le vaccinazioni vengono eseguite soltanto in contesti sicuri da personale specializzato, con un periodo di osservazione di almeno 15 minuti dopo la somministrazione.
In casi molto rari, dopo la somministrazione del vaccino Vaxzevria (ex COVID-19 Vaccine AstraZeneca) è stata osservata una combinazione di trombosi e trombocitopenia (carenza di piastrine nel sangue), talvolta associata a sanguinamento. Una condizione che ha incluso casi gravi (di cui alcuni con esito fatale) che si sono presentati come trombosi venosa, anche in aree insolite come: trombosi cerebrale dei seni venosi, trombosi venosa mesenterica e trombosi arteriosa in concomitanza con trombocitopenia.
Il Pharmacovigilance Risk Assessment Committee (PRAC), il comitato dell’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) responsabile della valutazione degli aspetti riguardanti la gestione del rischio dei farmaci per uso umano, hanno condotto un’indagine che ha confermato che i benefici del vaccino superano i rischi, nonostante un possibile collegamento con i casi molto rari di trombi associati a un basso livello di piastrine. Finora, la maggior parte dei casi segnalati si è verificata in donne di età inferiore a 60 anni entro due settimane dalla vaccinazione.
È stato pertanto raccomandato:
- Aggiornarsi sulle ultime informazioni relative sul vaccino
- Non sottovalutare – nelle settimane successive all’iniezione – sintomi come: fiato corto, dolore al petto, gonfiore alle gambe, persistente dolore addominale (pancia), sintomi neurologici, come mal di testa grave e persistente o visione offuscata, minuscole macchie di sangue sotto la pelle oltre il sito di iniezione.
- Continuare a segnalare ogni reazione sospetta all’Agenzia Italiana del Farmaco.