Con il termine ittero si indica la colorazione giallognola che la sclera, ovvero la parte bianca e interna dell’occhio, e la cute assume a causa di un accumulo di bilirubina. Questo sintomo può essere dovuto a diverse patologie che colpiscono il fegato o il sangue, per via di infezioni o abuso di farmaci; in alcuni casi può manifestarsi anche durante la prima settimana di vita. Questa particolare colorazione è causata dalla bilirubina, una molecola che viene trasportata nei globuli rossi che dovrebbero essere smaltiti dal fegato. Ma quando questo non avviene la bilirubina non riesce ad essere espulsa e si ammassa.
Quali sono i rimedi contro l'ittero?
Nei bambini appena nati, l’ittero svanisce nel giro di poche settimane e, solitamente, il medico consiglia di allattare il neonato più frequentemente, in modo da diminuire i livelli di bilirubina. Se la situazione si aggravasse, sarà opportuno recarsi al Pronto Soccorso. Nel caso degli adulti la giusta cura dipende dalla causa all’origine ed è per questo molto importante effettuare una diagnosi medica.
A volte, la cura più adatta prevede l’uso di medicinali e controlli medici regolari. Nei casi più gravi saranno necessarie trasfusioni oppure interventi chirurgici, nel caso si fossero formati calcoli. Se il disturbo dell’ittero fosse dato dall’uso di alcuni farmaci, sarà necessario modificarne le dosi o eliminarli completamente. E’ sempre consigliato evitare alcolici.
Quali malattie si possono associare all'ittero?
Le malattie associabili all'ittero sono:
- AIDS
- Anemia
- Calcoli cistifellea
- Cirrosi biliare primitiva
- Cirrosi epatica
- Colecistite
- Ebola
- Epatite
- Favismo
- Malaria
- Malattia di Wilson
- Mononucleosi
- Shock settico
- Toxoplasmosi
- Tumore al fegato
- Tumore al pancreas
È bene precisare che questo elenco non è esaustivo.
Ittero, quando rivolgersi al proprio medico?
Se l’ittero si manifesta in persone adulte, è necessario consultare il medico oppure recarsi in Pronto Soccorso. E’ comunque fondamentale sottoporsi ad una visita data la potenziale gravità della patologia.