Miorilassanti 2

I miorilassanti sono farmaci, come dice il nome, in grado di rilassare la muscolatura dell'organismo, sia quella scheletrica (i muscoli volontari, ovvero quei muscoli del corpo umano la cui contrazione è regolata da attività cerebrale volontaria) che quella liscia (ovvero quella muscolatura presente nell'organismo umano la cui contrazione viene regolata dal sistema nervoso autonomo e non dipende, quindi, dalla volontà del soggetto).

Diversi sono i meccanismi di azione in base ai quali questi farmaci inducono rilassatezza muscolare:

  • alcuni miorilassanti, noti come "miorilassanti centrali", agiscono per lo più a livello del sistema nervoso centrale, inibendo la contrazione muscolare. Vengono impiegati come antispastici e bloccanti neuromuscolari nell'ambito dell'anestesia chirurgica (baclofen, carisoprodol, clorzossazone, ciclobenzaprina, mefenesina, meprobamato, metocarbamolo);
  • il secondo gruppo di miorilassanti agisce a livello del sistema nervoso periferico. Sono noti come "miorilassanti competitivi" o "miorilassanti non depolarizzanti": essi agiscono interrompendo la trasmissione neuromuscolare, competendo con l'attività del neurotrasmettitore acetilcolina e riducendo la risposta dei recettori all'acetilcolina rilasciata in seguito all'impulso nervoso. Fanno parte di questo gruppo l'alcuronio, l'atracurio, la gallamina, la metocurina, il pancuronio, la tubocurarina e il vecuronio. Generalmente questa tipologia di miorilassanti ha un’azione piuttosto prolungata e  viene utilizzata durante le operazioni maggiori;
  • anche il terzo gruppo di miorilassanti agisce a livello del sistema nervoso periferico. Sono noti come "miorilassanti depolarizzanti": essi bloccano la trasmissione neuromuscolare producendo una parziale depolarizzazione, sostenuta della placca motrice, che rende i tessuti incapaci di rispondere al neurotrasmettitore. Hanno generalmente una durata inferiore nel tempo rispetto ai miorilassanti competitivi e trovano quindi impiego nelle operazioni minori e nelle manipolazioni. Fanno parte di questo gruppo il decametonio e la succinilcolina.

 

Come si assumono i miorilassanti?

I farmaci miorilassanti esistono in commercio sotto forma di compresse, capsule o sospensione da assumere per via orale, oppure sotto forma di soluzioni per iniezioni che possono essere effettuate per via sottocutanea, intramuscolare o endovenosa.

I miorilassanti devono sempre essere utilizzati dietro prescrizione medica e seguendo strettamente le indicazioni del medico riguardo alla posologia e alle modalità di assunzione. Non attenersi a tali prescrizioni potrebbe ridurre l'assorbimento del farmaco o rendere inutile il trattamento.

 

Controindicazioni dei miorilassanti

Le controindicazioni dovute all'assunzione di questa tipologia di farmaci variano in base al medicinale assunto e al dosaggio. I principali effetti collaterali sono:

  • ipotonia,
  • astenia,
  • vertigini,
  • disturbi del tratto gastrointestinale,
  • disturbi del sonno.

La sonnolenza è indotta in misura maggiore dai farmaci che agiscono sul sistema nervoso centrale. In generale, comunque, si tratta di farmaci solitamente ben tollerati anche per trattamenti prolungati.

L'uso di miorilassanti durante l'allattamento è sconsigliato, poiché il farmaco passa nel latte materno. Per quanto riguarda l'uso di miorilassanti durante la gravidanza, devono essere utilizzati solo se il potenziale beneficio per la madre supera i potenziali rischi per il feto; l'uso durante i primi tre mesi di gravidanza deve essere evitato.

I principali miorilassanti sono:

  • Alfusozina
  • Alprostadil
  • Atracurio
  • Ciclobenzaprina
  • Dantrolene
  • Darifenacina
  • Mivacurio
  • Omatropina
  • Oxibutinina
  • Pancuronio
  • Pipecuronio
  • Rapacuronio
  • Rocuronio
  • Silodosina
  • Succinilcolina
  • Tamsulosina
  • Tizanidina
  • Tropicamide
  • Tubocurarina
  • Vecuronio

 

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