Liberarsi dagli occhiali e dalle lenti a contatto, correggere miopia, ipermetropia e astigmatismo con il laser. Quali sono oggi le ultime novità nel campo della chirurgia refrattiva? Ne ha parlato il Dott. Fabrizio Camesasca, responsabile dell’area Oculistica Humanitas Medical Care e aiuto presso l’Humanitas Research Hospital di Rozzano (che dal 2000 si occupa di Chirurgia Refrattiva), in occasione del Congresso della Società Europea di Chirurgia della Cataratta e Refrattiva, tenutosi a Vienna, in Austria, lo scorso Settembre.
A chi è adatta la chirurgia refrattiva?
Questa chirurgia è adatta a pazienti in buona salute, con caratteristiche anatomiche di normalità rispetto alla popolazione generale. Prima della valutazione, le lenti a contatto vanno tassativamente interrotte per almeno due settimane. Il miglior risultato correttivo si ottiene in pazienti con stabilità del difetto visivo nota da almeno un anno e cicatrizzazione nella norma. Il difetto viene calcolato con grande precisione sia in condizioni normali che dopo il blocco della messa a fuoco mediante collirio apposito, e si tiene conto della correzione che il paziente è uso portare.
Dato che la correzione di miopia, ipermetropia e astigmatismo mediante laser ad eccimeri si ottiene cambiando la curvatura della cornea (in modo da neutralizzare il difetto presente), forma, spessore, regolarità e proprietà biomeccaniche di questa struttura vengono valutate nel dettaglio.
La lacrimazione deve essere normale: l’intervento, infatti, induce una sua temporanea riduzione che va contrastata con appositi lubrificanti. Ciò implica che un occhio troppo secco non può essere operato senza indurre rischi significativi.
Relazione medico-paziente, da dove cominciare e perché è importante?
Da un colloquio dedicato, senza fretta, che si deve svolgere nella fase di selezione. È importante per conoscere la situazione di salute generale del paziente, i suoi eventuali problemi oculari in passato, e per conoscere l’esistenza di una familiarità per malattie oculari. Fondamentale è capire il motivo che spinge il paziente ad avvicinarsi alla chirurgia refrattiva. Ragioni che riguardano il lavoro, le attività sportive, l’intolleranza alle lenti a contatto, o semplicemente il desiderio di guadagnare l’indipendenza dagli occhiali e dalle lenti a contatto.
Il paziente deve essere conscio del fatto che non vi è nessuna magia nell’intervento, che non tutti sono candidati idonei e che i risultati tengono necessariamente conto dell’età anagrafica: una correzione della miopia nel paziente quarantenne o più, porterà presto alla necessità di utilizzare occhiali per lettura, data la presbiopia che si manifesta in questa età.
È importante quindi conoscere lo stile di vita del paziente, le sue necessità, i suoi desideri in quanto all’indipendenza dagli occhiali. La persona va edotta del fatto che, dato il gran numero di variabili coinvolte, nonostante si punti sempre ad una eliminazione totale del difetto presente, in una percentuale ridotta di casi è possibile che rimanga sino ad un 10% del difetto originale.
Quali possono essere le complicazioni della chirurgia refrattiva mediante laser?
Per quanto riguarda la sicurezza, dato l’accurato processo selettivo, volto a identificare i pazienti non idonei, la chirurgia refrattiva di superficie ha dimostrato negli anni una grandissima sicurezza e affidabilità. Tuttavia, esistono complicazioni intra e postoperatorie che necessitano di un accurato approccio diagnostico per identificarle, comprenderne la causa, e gestirle sino alla completa risoluzione.
Durante il Convegno sono state esaminate sia le tecniche classiche (come PRK-ASA e LASIK) che quelle più recenti (per esempio SMILE), gli strumenti diagnostici da impiegare, e come interpretare i risultati. La chirurgia refrattiva, per la quale il livello di precisione richiesto è altissimo, si avvale di numerosi strumenti che studiano forme, curvature e poteri degli elementi ottici oculari.
In conclusione, si può dedurre che la chirurgia refrattiva mediante laser ad eccimeri è una tecnica sicura, che dà grande soddisfazione a pazienti e medici. Richiede tuttavia grandissima serietà, completezza e precisione nelle valutazioni preliminari, condivisione reciproca di vantaggi, limiti e necessità, e costante collaborazione tra paziente e medico prima, durante e per almeno un anno dopo l’intervento.
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