Perché le donne dormono meno rispetto agli uomini?

Tutti noi abbiamo bisogno di dormire. Il sonno, infatti, riveste un ruolo fondamentale per la nostra salute e il nostro benessere. Il modo in cui ci sentiamo quando siamo svegli dipende fortemente da ciò che accade mentre dormiamo (un cattivo sonno può influenzare il modo in cui pensiamo, lavoriamo, impariamo e ci relazioniamo con gli altri). 

Tuttavia, sebbene questo bisogno sia universale per uomini e donne, le esperienze tra i due sessi possono essere diverse.

Ce ne parla la dott.ssa Filomena Cosentino, neurologa presso gli ambulatori Humanitas Medical Care di Lainate, Arese e Varese.

Il sonno è uguale per tutti?

Il sonno non è uguale per tutti e la differenza è anche di genere. Sebbene i cambiamenti fisiologici del riposo notturno siano simili in entrambi i sessi, le donne dormono in modo diverso dagli uomini per motivi ormonali e costituzionali.

In particolare, ogni periodo della vita di una donna è caratterizzato da una particolare modificazione del sonno:

–   nella pubertà: prevale una quota di sonno non-REM (sonno profondo o sonno ristoratore);

–   nell’età fertile: durante il ciclo mestruale, la fase luteale (che dura circa 14 giorni e va dall’ovulazione fino all’arrivo delle mestruazioni, quindi i 15 giorni prima del ciclo) è caratterizzata da una maggiore latenza di sonno, l’addormentamento dura di più, il sonno profondo si riduce e  si ha una maggiore frammentazione del sonno (in parte dovuto anche ai tipici crampi premestruali) rispetto alla fase follicolare (che va dal primo giorno delle mestruazioni al giorno dell’ovulazione);

–   in gravidanza: il sonno è molto frammentato, soprattutto nell’ultimo trimestre anche per via del peso e della difficoltà nel trovare la posizione giusta;

–   nella menopausa: i livelli ematici di progesterone cambiano, predisponendo allo sviluppo di disturbi del sonno (come le apnee notturne) che possono peggiorare anche a causa dell’aumento di peso che spesso si verifica in questa fase della vita.

Strutturalmente il sonno degli uomini è diverso da quello delle donne?

Le donne, rispetto agli uomini della stessa età, hanno un tempo di sonno totale maggiore ma impiegano più tempo per addormentarsi e hanno una minore quota di sonno a onde lente (le fasi 3-4 di sonno profondo, quello più ristoratore): pur avendo alcuni parametri di sonno migliori rispetto agli uomini, percepiscono maggiormente un riposo di cattiva qualità.

Perché il sonno è percepito in maniera diversa da uomini e donne?

Questa discrepanza tra la percezione soggettiva del sonno e la sua qualità oggettiva potrebbe essere in parte spiegata dalla concomitanza di disturbi come l’ansia e la depressione – molto più frequenti nelle donne –  che esercitano un forte condizionamento negativo del sonno.

Inoltre, ci sono elementi che vanno indagati come possibile fattore causale di sonno disturbato e non ristoratore, come la sindrome delle gambe senza riposo (disturbo neurologico che si caratterizza per una sensazione di irrequietezza a una o a entrambe le gambe, con il bisogno impellente di muoverle), l’anemia sideropenica (causata frequentemente dall ciclo mestruale), la fibromialgia e i disturbi respiratori notturni (russamento e apnee) spesso associati all’incremento ponderale post-menopausale.

Nel caso di insoddisfazione della qualità del proprio sonno si può ricorrere al fai da te?

La cosa più sbagliata da fare è proprio considerare il sonno non ristoratore come un problema di secondo ordine o da poter gestire autonomamente tramite quello che si legge impropriamente su internet o sulla base dell’esperienza di parenti o amici. 

Non esiste una terapia “universale”. Ognuno è un caso a sé e và adeguatamente inquadrato nella diagnosi: il paziente si rivolge al medico esperto di medicina del sonno che può suggerire un approfondimento diagnostico (con un esame strumentale come la polisonnografia) o indirizzarlo già verso la terapia più idonea. È per questo motivo che è indispensabile rivolgersi ad un esperto del campo che sulla base delle sue competenze potrà impostare la terapia più adeguata al caso. Quelle individualizzate possono essere a base prodotti “naturali” (valeriana, luppolo, melatonina), farmacologiche (ipnoinducenti, benzodiazepine, stabilizzatori del sonno), strumentali (uso di ventilatore a pressione positiva continua) o terapie cognitive comportamentali (CBT) da intraprendere con psicoterapeuta con competenza specifica in medicina del sonno.

Neurologia
Dr.ssa Filomena Cosentino
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