I noduli alla tiroide sono delle “palline” che si formano all’interno della tiroide, una ghiandola endocrina che si trova nella parte anteriore del collo e che ha lo scopo di produrre ormoni molto importanti per il nostro metabolismo. Sono più frequenti nelle donne, anche se in molti casi non sanno di averli, perché spesso i noduli sono asintomatici.
Ne abbiamo parlato con il dott. Damiano Chiari, chirurgo generale presso Humanitas Mater Domini e l’ambulatorio Humanitas Medical Care di Arese.
Cosa sono i noduli alla tiroide?
Sono delle formazioni che si sviluppano all’interno della tiroide e che possono alterarne l’aspetto. Possono essere liquidi, solidi o misti. In genere si tratta di noduli benigni che non provocano sintomi, né fastidio.
Quanto sono comuni noduli alla tiroide?
È una patologia molto diffusa nella popolazione generale, che si verifica maggiormente nelle donne e con l’avanzare dell’età. Dagli studi pubblicati in letteratura scientifica, risulta che almeno il 25% della popolazione abbia noduli tiroidei.
Quando un nodulo alla tiroide è sospetto?
Fortunatamente solo una piccola parte dei noduli risulta essere di origine tumorale. Il sospetto di malignità del nodulo talvolta nasce dalla coesistenza di particolari condizioni del paziente (es. familiarità, linfonodi ingranditi, ecc.) ma, più frequentemente, dalle caratteristiche del nodulo stesso che si possono determinare con l’ecografia e, ove necessario, l’agoaspirato.
Come viene diagnosticato un nodulo alla tiroide?
Come dicevamo, spesso i noduli alla tiroide sono asintomatici e i pazienti lo scoprono quasi per caso, durante esami diagnostici di controllo o prescritti per altri motivi.
Tuttavia, per confermare la diagnosi di nodulo tiroideo, è necessario eseguire una ecografia tiroidea con color-doppler: permette di studiare con precisione la presenza e le dimensioni dei noduli, il grado di vascolarizzazione e la loro struttura (solida, liquida, mista).
Quali approfondimenti potranno poi essere consigliati:
- Esami del sangue: consentono di valutare la funzionalità della tiroide e l’eventuale coesistenza di malattie autoimmuni della tiroide
- Scintigrafia tiroidea: è utile per i pazienti con ipertiroidismo in cui si sospetti che una delle formazioni nodulari sia iperfunzionante
- Agoaspirato del nodulo tiroideo: vengono prelevate dal nodulo alcune cellule che verranno sottoposte a esame citologico per definirne la natura.
Come si può trattare un nodulo alla tiroide?
Se i noduli hanno caratteristiche di benignità, sono asintomatici e di piccola dimensione e non compromettono la funzionalità della tiroide è indicato solo un monitoraggio periodico. È importante fare esami di controllo (TSH, FT3 e FT4) e un’ecografia all’anno, affidandosi ad un ecografista esperto che valuti le caratteristiche del nodulo e, nel caso, consigli eventuali accertamenti, come l’esame citologico con agoaspirato, nel caso il nodulo si modifichi nel tempo.
In presenza di noduli iperfunzionanti che producono ormoni tiroidei in eccesso, vengono prescritti dei medicinali che permettono di ridimensionare la produzione degli ormoni tiroidei da parte della tiroide. Potrà poi essere indicata una terapia radiometabolica medico-nucleare (radioiodio) per ridurre la funzionalità dei noduli oppure un intervento chirurgico.
L’intervento chirurgico viene consigliato anche in caso di nodulo benigno di dimensioni voluminose e/o che condizioni disturbi compressivi (problemi a respirare o deglutire) oppure in caso di nodulo risultato di natura maligna all’agoaspirato.
Come si asportano i noduli alla tiroide?
Per asportare i noduli tiroidei è necessario eseguire un intervento chirurgico. Gli interventi alla tiroide comunemente eseguiti prevedono l’asportazione di tutta la ghiandola (tiroidectomia totale) oppure l’asportazione di uno solo dei due lobi che costituiscono la ghiandola (emitiroidectomia o loboistmectomia). L’intervento viene eseguito in anestesia generale e, solitamente, è prevista una degenza di una o due notti.
Come ci si sente dopo aver tolto la tiroide?
Dopo l’intervento di tiroidectomia viene assunta una terapia ormonale che permette di sostituire gli ormoni precedentemente prodotti dalla tiroide e quindi di tornare a fare una vita normale. In caso di sola emitiroidectomia spesso non è necessario introdurre questa terapia perché il lobo residuo può produrre gli ormoni necessari. Dopo l’intervento è però molto importante essere seguiti da un endocrinologo per mantenere i giusti dosaggi di terapia ormonale.
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