Paziente diabetico con ipoglicemia, come riconoscerla e intervenire?

Con ipoglicemia si intende una condizione caratterizzata da una bassa concentrazione (inferiore a 55 mg/dl) di zucchero (glucosio) nel sangue, sebbene i sintomi possano essere percepiti dal paziente anche se i valori sono più alti (restando comunque sotto la soglia indicata di 70 mg/dl), nel caso si sia verificato un rapido calo di glicemia.

È più frequente nei soggetti trattati con insulina (con diabete di tipo 1 e 2) ma può presentarsi anche in chi assume farmaci orali.

Lo stato ipoglicemico necessita di un’assistenza immediata, poiché se grave, può mettere in pericolo la vita della paziente.

Ne abbiamo parlato con la dott.ssa Ieva Gailyte Grassano, endocrinologa e diabetologa presso gli ambulatori Humanitas Medical Care di Lainate e Arese.

Quale dovrebbe essere il normale valore della glicemia?

I corretti livelli di glicemia dovrebbero essere compresi tra i 70 e i 99 mg/dl a digiuno. Valori di poco superiori, in particolare fino a 125 mg/dl, indicano una IFG (impaired fasting glucose), cioè un’alterata glicemia a digiuno. Valori a digiuno da 126 mg/dl in su sono indicativi di una condizione di diabete mellito.

Cosa causa l’ipoglicemia?

Nella maggior parte dei casi, l’ipoglicemia è collegata all’assunzione di medicinali per trattare il diabete (ipoglicemizzanti).

Le persone più a rischio sono quelle che prendono l’insulina. In questa situazione le cause possono essere:

·  Saltare i pasti

·  Terapia assunta non correttamente in termini di dosi o di distanza dai pasti (ad esempio si assume meno cibo rispetto al previsto, oppure il pasto tarda ad avvenire, come può accadere al ristorante)

·  Attività fisica intensa non programmata o programmata senza un adatto apporto alimentare

·  Consumo di bevande alcoliche a digiuno

Ulteriori possibili cause di ipoglicemia, sono alcuni farmaci anti-diabetici orali, chiamati secretagoghi, come le glinidi e le sulfaniluree.

Nel paziente non diabetico esistono rare cause di ipoglicemia, come l’insulinoma e le sindromi paraneoplastiche da IGF2.

Come agisce la terapia insulinica?

Generalmente, l’insulina viene prodotta dal pancreas per poi raggiungere il fegato dove, dopo aver agito, viene in parte distrutta e in parte (minore) diffusa agli altri tessuti.

Con la terapia insulinica, invece, l’ormone entra nel corpo dopo un’iniezione sottocutanea e questo fa sì che il fegato ne riceva meno di quanto dovrebbe, a differenza dei tessuti che ne ricevono una quantità maggiore. Inoltre, la dose somministrata, oltre a tener conto di una stima generica del fabbisogno (e quindi non di un numero certo), non viene assorbita sempre nello stesso modo e varia anche in base alla sede in cui viene praticata l’iniezione (agisce più rapidamente se eseguita nell’addome, più lentamente se la puntura viene fatta nella coscia o nel braccio). La somministrazione ripetuta di insulina senza ruotare adeguatamente le sedi può compromettere un buon assorbimento dell’ormone, e rendere quindi insufficiente una dose di insulina che sarebbe altrimenti corretta.

Questo spiega perché possano esserci variazioni dei livelli di glicemia da un giorno all’altro e quindi ipoglicemie, anche se la terapia viene eseguita nello stesso orario, con la stessa dose somministrata e simile alimentazione.

Come si riconosce l’ipoglicemia?

I tipici sintomi dell’ipoglicemia tendono a presentarsi durante o dopo un’attività fisica, anche se tranquilla (come una passeggiata). Quelli più comuni includono:

·  sudorazione

·  brividi

·  tremore

·  fame

·  confusione mentale

·  difficoltà a parlare

·  visione offuscata

·  mal di testa

·  capogiri

·  tachicardia

·  ansia

·  irritabilità

·  stanchezza

·  perdita di coscienza

Cosa fare se si sospetta una ipoglicemia?

Prima di tutto, è necessario che il paziente si sieda e interrompa qualsiasi attività stia facendo (anche se è alla guida dell’automobile, accostando se possibile), misurando subito la glicemia. Per questo motivo è importante avere sempre con sé il glucometro.

Successivamente, è necessario agire subito, prendendo 15 gr di zuccheri semplici (per esempio assumendo 2 caramelle fondenti, 3 zollette di zucchero, due cucchiaini di miele o di marmellata, bevendo mezzo bicchiere grande di bibita zuccherata o succo di frutta). Dopo circa un quarto d’ora è consigliato ricontrollare la glicemia, e se in risalita mangiare dei carboidrati complessi, come pane o cracker, per valori il ritorno a glicemie normali. 

Se il paziente fosse incosciente o i valori rimangono sotto i 70 mg/dl sarebbe necessario somministrare una fiala di glucagone intramuscolo, incoraggiando nel momento in cui si riprende coscienza a ingerire degli zuccheri come detto prima; nel caso di forma grave è necessario allertare i soccorsi in modo da poter intervenire immediatamente.

Per fortuna da poco è disponibile anche una formulazione di glucagone intranasale, con somministrazione molto più semplice, ideale per la gestione delle ipoglicemie nell’ambiente extraospedaliero.

Cosa non fare in presenza di ipoglicemia?

In presenza di ipoglicemia al controllo glicemico e/o di sintomi, non intraprendere nessuna attività e in particolare non mettersi alla guida, in quanto un aggravamento dell’ipoglicemia rappresenta un rischio molto alto per il paziente e per le altre persone sulla strada.

In caso di ipoglicemia che non si corregge avvisare parenti o amici per chiedere aiuto nel rischio di un peggioramento dei sintomi con perdita di coscienza.

Se si sta assistendo una persona con ipoglicemia è fondamentale mantenere la calma e seguire i passaggi sopra elencati. 

È possibile evitare l’ipoglicemia?

Possiamo farlo in almeno due semplici modi. 

Il primo è avere un regolare follow-up diabetologico, portando in visione il diario glicemico, così da permettere al diabetologo di impostare una terapia ottimale per il paziente nello specifico. Le visite vanno anticipate nei pazienti in terapia con insulina se vi sono variazioni ponderali significative, in quanto il fabbisogno insulinico è legato anche al peso corporeo.

Il secondo è quello di prestare attenzione al proprio corpo e alla propria alimentazione. Se si sente poco appetito, non vanno somministrate le usuali unità di insulina rapida per quel pasto, in quanto se si mangiasse meno, sarebbe molto probabile una ipoglicemia successiva. Allo stesso modo al ristorante non somministrarsi l’insulina finchè non si ha il piatto davanti, in quanto attese impreviste possono essere pericolose.

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