Ne abbiamo sentito parlare molto durante la pandemia da COVID-19, in cui il mondo Social è stato per diverso tempo l’unico modo per riuscire ad “uscire” virtualmente da casa e mantenere i contatti con il mondo esterno a causa delle restrizioni legate alla Pandemia.
Tuttavia, la nascita dei luoghi di aggregazione online e lo sviluppo di un mondo virtuale parallelo, è un fenomeno che ha avuto inizio molto prima, e che in alcuni casi, ha creato una vera e propria dipendenza, specie tra i giovani.
Con il tempo, infatti, questo modo per aumentare la socializzazione delle persone, ha finito per portare ad un maggiore isolamento.
Ce ne parla il dott. Pietro Ramella, Psicologo e Psicoterapeuta presso gli ambulatori Humanitas Medical Care Domodossola e De Angeli a Milano.
Esiste davvero la dipendenza dai Social?
Il manuale psichiatrico dei disturbi mentali realizzato dall’American Psychiatric Association (DSM 5) non parla ancora della dipendenza dai Social ma fa riferimento più in generale alla dipendenza da internet, la Internet Addiction Disorder (IAD), o dipendenza da Internet che sebbene non rientri ancora a pieno titolo tra le diagnosi principali, è segnalata come proposta tra le condizioni che richiedono ulteriori studi prima di essere classificate definitivamente come disturbi. Questo non significa che il fenomeno non esista ma che semplicemente non è ancora stato definito in modo chiaro dalla comunità scientifica. La dipendenza dai Social, infatti, è una questione reale che si è affermata nell’ultima decade. Ciò significa che potrebbe rientrare nelle prossime revisioni dei manuali, poiché il comportamento dei pazienti è molto simile a quello di pazienti con altro tipo di dipendenza, pur cambiando il timpo di comportamento.
Quali sono i sintomi della dipendenza dai Social?
Per riconoscere la dipendenza dai Social è possibile utilizzare almeno i tre criteri che vengono normalmente impiegati per mettere in luce tutte le dipendenze:
1. scadimento funzionale: la persona toglie tempo e spazio ad altre attività fondamentali come per esempio il lavoro, lo studio le relazioni interpersonali, l’alimentazione e l’igiene personale;
2. craving: se non ha il cellulare a portata di mano o non lo può usare in quel momento, il soggetto vive una sensazione di disagio e può sentire una costante spinta alla ricerca dello smartphone, tablet o pc che gli permetterebbe di utilizzare i social, un processo molto simile ad altre dipendenze come per esempio quelle riguardanti alcol, sostanze, cibo. gioco d’azzardo e così via.
3. tolleranza: se il craving viene tenuto a bada con qualche ora al giorno sui social, il comportamento evolve in frequenza e intensità di utilizzo di tali app fino a coprire quasi tutta la fascia di veglia del soggetto (e talvolta anche la notte): la persona sente il bisogno di passare sempre più tempo sui Social, come accade nella maggior parte delle dipendenze comportamentali sopra descritte.
Perché è così difficile “staccarsi” dai Social?
Nonostante i Social siano nati come contesto alternativo nel quale poter vivere un’altra socialità o comunque come strumento finalizzato a favorire la socializzazione stessa, con il tempo sono divenuti sempre più una vetrina di personaggi e modelli da seguire ed emulare, al punto da diventare veri e propri strumenti di marketing e di pubblicità, più che ‘luoghi’ di socializzazione. Come dicevamo, non abbiamo ancora studi completi in merito, ma si potrebbe ipotizzare, così come per le altre dipendenze, che il fattore genetico rappresenti un rischio, affiancato chiaramente al contesto di vita del soggetto: alcune persone possono essere infatti più ‘vulnerabili’ a qualcosa (in questo caso ai Social) rispetto ad altre, e questa vulnerabilità potrebbe interagire con il contesto in cui vivono (scuola, casa, lavoro, hobby, relazioni interpersonali in generale e tutte le esperienze sociali legate a questi contesti).
La dipendenza dai Social può dipendere anche dall’eccesso di stimoli che li caratterizzano?
Così come avviene per esempio per il gioco d’azzardo, o in altre dipendenze da sostanze, in cui ho una risposta immediata ad una ricerca di gratificazione istantanea; i Social, rappresentano un contesto in cui pubblichiamo un contenuto con l’aspettativa di avere un like (quindi una conferma) il prima possibile e nel maggior numero possibile.
La persona dipendente dai Social potrebbe inoltre presentare la paura di perdersi qualcosa e di sentirsi quindi estromessa (così come avviene nella FOMO – fear of missing out, caratterizzata dal timore di essere ‘tagliati fuori)’ e per questo ha la necessità di essere sempre e comunque aggiornata su tutto così da poterne parlare con i pari durante i momenti di aggregazione.
Pensiamo al mondo dei Social come ad uno stimolo sempre presente al quale possiamo accedere in qualsiasi momento e di cui non possiamo più fare a meno, perché non sappiamo più stare senza stimoli, non sappiamo più accettare l’idea di “noia”.
Tuttavia, si tratta di stimoli esterni, non creati da noi stessi, a cui ci affidiamo costantemente, anche se creati da qualcun altro.
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