L’esperienza nascita (intesa come nascita di una madre e di un padre, oltre che di un figlio) è un’esperienza fisiologicamente complessa a livello emotivo, a causa della compresenza di stati emotivi tra loro contrastanti (non solo la gioia per il bambino che sta per nascere, ma anche il disorientamento di fronte ad un cambiamento radicale, i vissuti di impotenza, inadeguatezza, insicurezza, l’ansia per l’imprevedibilità e la mancanza di controllo). I genitori devono confrontarsi con una serie di cambiamenti sia a livello corporeo (per la madre) che esistenziale (per entrambi i genitori, che devono effettuare il passaggio da figlio a genitore).
Inoltre, lo scontro tra genitorialità/bambino ideale e la realtà ha spesso un impatto potente e destabilizzante, soprattutto a causa degli stereotipi culturali sulla gravidanza e sulla genitorialità, che impongono alla coppia di vivere questo periodo con gratitudine ed entusiasmo, pena l’amplificazione del vissuto di inadeguatezza.
La realtà, infatti, è ben diversa: la sofferenza psicologica in epoca perinatale esiste, può riguardare anche il padre, non solo la madre, e deve trovare risposta e accoglienza adeguata in ambito clinico.
Un intervento precoce e tempestivo, infatti, permette non solo ai genitori di recuperare il proprio benessere e la qualità dell’esperienza che stanno vivendo, ma anche di mitigare l’effetto dell’impatto della psicopatologia sulla prole e ridurre la possibilità di trasmissione inter-generazionale.
Ce ne parla la dott.ssa Laura Beretta, psicologa e psicoterapeuta presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care di Monza.
Cosa può succedere durante la gravidanza e dopo la nascita del bebè?
Tra le varie forme di disagio che possono insorgere nel puerperio la più nota è la maternity blues. Con questo termine si intende un fenomeno molto frequente, che colpisce circa il 40-80% delle puerpere ed è principalmente riconducibile ai cambiamenti ormonali (calo di estrogeni e progesterone) successivi al parto. Si manifesta infatti nei primi giorni dopo il parto con la presenza di sintomi depressivi lievi (tristezza immotivata, labilità emotiva, tensione, irrequietezza, vissuti di inadeguatezza), che non incidono sulla capacità di prendersi cura del neonato. A differenza di un episodio depressivo, ha carattere transitorio e tende a risolversi spontaneamente nel giro di 2/3 settimane. È importante riconoscerlo in quanto nel 20% dei casi anticipa l’insorgenza di depressione post-partum.
La depressione post-partum, o depressione perinatale, colpisce una percentuale di donne che va dal 10 al 20%. Può insorgere sia durante la gravidanza sia nei primi 12 mesi dopo il parto e si manifesta con sintomi quali tristezza, irritabilità, assenza di piacere, alterazione del sonno e/o dell’appetito, affaticabilità, ridotta capacità di concentrazione, vissuti di inadeguatezza, ansia, preoccupazione costante per il bambino o al contrario distacco/indifferenza, rabbia, nervosismo, senso di colpa, perdita di speranza, pensieri di far del male a sé o al proprio bambino. Ha una durata di almeno due settimane e, a differenza del maternity blues, impatta significativamente sulla vita della donna e sulla sua capacità di prendersi cura del neonato e non si risolve spontaneamente, ma è necessario rivolgersi ad uno specialista della salute mentale. I disturbi dell’umore nel periodo perinatale non sono esclusivamente di marca depressiva: si può assistere anche ad episodi ipomaniacali o all’insorgenza di un disturbo bipolare, che vanno sempre valutati e trattati da uno specialista psicologo o psichiatra.
Altri disturbi molto frequenti durante la gravidanza e il post-partum sono i disturbi d’ansia, in particolare il disturbo d’ansia generalizzata e il disturbo di panico. L’ansia si può manifestare sottoforma di ansia psichica (eccessive preoccupazioni anche per questioni di poco conto) e/o somatica (sintomi fisici come tachicardia, sensazione di mancanza di fiato, sintomi gastrointestinali, tremori), attacchi di panico. Spesso questi disturbi sono in stretta connessione con i disturbi dell’umore, sia in termini di comorbilità sia di rapporto-causa effetto. È importante non trascurare un disturbo d’ansia perinatale, che, se non trattato, può avere conseguenze negative sia per la madre che per il neonato.
Più rara, ma da tenere in considerazione in quanto molto grave, è la psicosi puerperale, che ha un’incidenza di 1/2 casi su 1000. Questo disturbo insorge precocemente (entro 3-10 giorni dopo il parto) e si manifesta attraverso gravi oscillazioni del tono dell’umore, stato confusionale, disorientamento, eloquio disorganizzato, perdita di contatto con la realtà, dispercezioni uditive e non, deliri. Si tratta di una grave emergenza medica e spesso richiede il ricovero ospedaliero.
Altri disturbi psicopatologici che possono insorgere nel post-partum sono il disturbo ossessivo-compulsivo, che si riconosce dalla presenza di pensieri intrusivi e ricorrenti (ossessioni) che generano ansia e sono vissuti come molto disturbanti dal soggetto, che spesso mette in atto una serie di comportamenti per ridurre l’angoscia (compulsioni) e il disturbo da stress acuto/post-traumatico, che insorge come conseguenza di un’esperienza di parto oggettivamente difficile e pericoloso per la donna oppure di un parto vissuto come traumatico per la percezione di scarso controllo, vissuto di isolamento e mancanza di supporto da parte del personale medico.
Tuttavia, durante il periodo perinatale tutte le manifestazioni psicopatologiche possono manifestarsi sia per la prima volta che come riacutizzazione, e questo vale sia per la madre che per il padre.
Quanto sono comuni i problemi durante la gravidanza e nel post-partum?
Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità circa il 10-13% delle donne manifesta un disturbo mentale durante la gravidanza o il post-partum, in prevalenza un disturbo dell’umore o un disturbo d’ansia. Questa percentuale è ancora più alta nei paesi sviluppati, raggiungendo i 15,6% durante la gravidanza e il 19,8% nel post-partum. I dati ci dicono che è importante non trascurare il periodo della gestazione come periodo di possibile insorgenza di malessere psicopatologico e le altre forme di psicopatologia che non rientrano nello spettro dei disturbi dell’umore.
Il supporto psicologico è utile anche durante la gravidanza?
L’esperienza della nascita può fisiologicamente portare con sé timori, insicurezza e vissuti ambivalenti e, quando si provano emozioni inaspettate (e per certi versi indesiderate), si entra in contatto con sentimenti di impotenza, inadeguatezza e insicurezza che possono mettere fortemente in crisi un genitore. La possibilità di creare uno spazio di pensiero e di dar voce a questi aspetti aumenta la capacità di far fronte in maniera costruttiva alla complessità emotiva che caratterizza questa fase di vita e di coglierne il grande potere trasformativo ed evolutivo. Per questo la scelta, anche preventiva, di chiedere un supporto psicologico durante la gravidanza è sempre una buona scelta, perché permette di sfruttare un’occasione di conoscenza di sé e ricerca di un nuovo equilibrio vitale, nonché di scongiurare la possibilità che una crisi emotiva fisiologica si trasformi in un vero e proprio disturbo psicopatologico.
Cosa devo fare se sospetto di avere un problema dopo il parto?
Se un genitore sospetta di avere una problematica di questo tipo o se semplicemente sente il bisogno di essere supportato in un periodo di vita tanto complesso, l’indicazione è sempre quella di rivolgersi ad uno psicologo perinatale, che può valutare la situazione e suggerire il tipo di aiuto più adeguato sia per l’adulto in difficoltà sia per il neonato e per la triade che si è appena formata e che va tutelata sotto tutti i punti di vista.
10 consigli per tutti i futuri genitori
Di seguito 10 cose da ricordare per chi sta vivendo il periodo della gravidanza e del post-partum:
1) L’esperienza nascita è fisiologicamente complessa
2) È necessario prendersi cura del proprio benessere mediante sonno adeguato, attività fisica moderata e supporto sociale positivo
3) Il supporto emotivo e pratico del partner è uno dei più significativi fattori di protezione
4) Anche i padri possono stare male
5) Partecipare a corsi pre-parto, corsi di allattamento o altre iniziative di gruppo rivolte ai genitori può essere di grande aiuto
6) Il confronto con uno psicologo durante la gestazione è sempre utile per sfruttare a pieno le potenzialità evolutive di questo importante passaggio di vita
7) Non sottovalutare eventuali segnali o manifestazioni di disagio psicologico
8) In caso di dubbio o certezza di disagio psicologico meritevole di attenzione clinica, rivolgersi ad un professionista, in modo da tutelare sé e il bambino
9) In situazioni di psicopatologia materna o paterna l’approccio di cura deve coinvolgere anche il partner e supportare la relazione madre-padre-bambino
10) Le possibili conseguenze della psicopatologia materna del bambino non sono inevitabili: un intervento di cura tempestivo sui genitori riduce la possibilità di trasmissione inter-generazionale e può mitigare l’effetto dell’impatto della psicopatologia sulla prole.
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