Secondo i dati relativi alla Survey epidemiologica condotta a livello nazionale nell’ambito del Progetto “Piattaforma per il contrasto alla malnutrizione in tutte le sue forme (triplo burden: malnutrizione per difetto, per eccesso e da micronutrienti)” finanziato dal Ministero della Salute e conclusosi a febbraio 2021,
in Italia, circa 1 ragazzo su 3 soffre di disturbi di nutrizione e alimentazione (DNA): anoressia nervosa, bulimia nervosa e il disturbo da alimentazione incontrollata (binge eating), rappresentano la seconda causa di morte (dopo gli incidenti stradali) tra i giovani, soprattutto quelli di età compresa tra i 12 e i 25 anni.
Numeri importanti che pongono l’accento sull’importanza di prevenire e curare queste condizioni precocemente. Se non trattati precocemente, i disturbi dell’alimentazione possono infatti diventare una condizione permanente e compromettere la salute degli organi e degli apparati del corpo.
La consulenza nutrizionale per i DNA può aiutare i ragazzi ad impostare una dieta corretta, insegnando loro regole comportamentali che li aiutino ad affrontare il problema legato al cibo.
Ne abbiamo parlato con la dott.ssa Michela Seniga, nutrizionista presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care De Angeli a Milano.
Quali sono le cause dei disordini alimentari?
I disordini alimentari sono condizioni multifattoriali, il cui sviluppo può essere influenzato dalla combinazione di diversi fattori fisici, psicologici, biologici, genetici e sociali, a cui possono essere associati fattori di rischio come:
· età evolutiva (infanzia e adolescenza sono le fasce più a rischio, poiché caratterizzate da importanti cambiamenti a livello fisico)
· presenza di disturbi alimentari in famiglia
· storia di dieta e restrizione alimentare
· altre patologie psichiatriche (come depressione, ansia, disturbo ossessivo-compulsivo, agiti impulsivi)
· malattie metaboliche (come il diabete che inducono spesso condotte di insulin purging)
· attività fisica finalizzata alla realizzazione di una fisicità specifica (ginnastica artistica, danza)
· importanti cambiamenti nella vita
Quali sono i disturbi di nutrizione e alimentazione maggiormente diffusi?
Il primo censimento delle risorse territoriali del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) per la presa in carico e il trattamento dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (DNA), finanziato dal ministero della Salute e conclusosi a febbraio 2021, riferisce che la maggior parte dei pazienti sono donne (nel 90% dei casi); il 59% hanno tra i 13 e 25 anni di età, il 6% hanno meno di 12 anni.
L’anoressia nervosa rappresenta il 42,3% dei casi, la bulimia nervosa nel 18,2% e il disturbo di binge eating nel 14,6%.
Che cos’è l’anoressia?
L’anoressia è una condizione caratterizzata da un’elevata perdita di peso (sotto l’85% del normale per la propria età, sesso e altezza), conseguente al rifiuto ad assumere cibo per paura di ingrassare (anche quando si è sottopeso).
La persona anoressica tende a ridurre costantemente la quantità degli alimenti ingeriti e ad esercitare un controllo rigido sull’assunzione degli alimenti.
Che cos’è la bulimia?
La persona bulimica è costantemente preoccupata per il peso e la forma del proprio corpo e spesso non riesce a controllare il proprio comportamento quando mangia (tende ad abbuffarsi di cibo in un arco di tempo limitato e ha la sensazione di non riuscire a smettere di mangiare).
Dopo aver mangiato in modo eccessivo, si sente in colpa e tende ad adottare comportamenti per eliminare le calorie ingerite, vomitando o ingerendo pillole diuretiche e lassativi.
Che cos’è il disturbo da alimentazione incontrollata?
Il binge eating o disturbo da alimentazione incontrollata è una condizione caratterizzata dalla presenza di episodi di abbuffate ricorrenti: le persone sentono il bisogno urgente di consumare enormi quantità di cibo in un breve lasso di tempo, anche se non sono affamate, provando una sorta di gratificazione o consolazione.
Come funziona la consulenza nutrizionale per i DNA?
Durante il primo incontro, lo specialista valuta lo stato nutrizionale del paziente, per capire il tipo di intervento e monitoraggio di cui avrà bisogno.
In questa fase vengono analizzate le abitudini alimentari del paziente, eventuali selettività alimentari (per valutare il rischio di carenze di minerali e classi vitaminiche) e comportamenti sia a scopo compensatorio (purging) che di modifica del proprio aspetto fisico.
Successivamente, vengono rilevati i parametri antropometrici (peso, altezza, BMI, percentile in caso di minori) e valutate la storia alimentare, lo stato di idratazione e la presenza di eventuali campanelli d’allarme di un’alimentazione mal equilibrata (caduta dei capelli, fragilità delle unghie, alterazione dell’umore, pallore, stanchezza, secchezza della cute).
A seguito di questa prima valutazione viene stilato un piano alimentare personalizzato (atto a ripristinare i fabbisogni minimi necessari) e intrapreso un percorso di ri-educazione nutrizionale.
L’obiettivo è quello di ri-costruire il proprio rapporto con il cibo, ovvero rispettarsi, capire come organizzare la propria giornata alimentare e in che momento prevedere alimenti “proibiti”, sapendo di poter avere pieno accesso ad ogni alimento.
Approcciarsi a numerosi percorsi dietetici può paradossalmente allontanarci da quelli che sono i nostri gusti, preferenze e tendenze alimentari (per esempio eliminiamo carne e derivati perché meno “sani” dei legumi).
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