L’atrofia vaginale è una condizione provocata da una carenza di estrogeni dovuta alla cessazione dell’attività ovarica. Per questo compare spesso durante il periodo della menopausa, anche se talvolta può essere collegata a condizioni secondarie, come l’uso di contraccettivi ormonali o l’allattamento. La visita specialistica è il primo passo per trattarla. Ma come funziona esattamente? Ce ne parla il dott. Mauro Penotti, ginecologo presso Humanitas San Pio X e l’ambulatorio Humanitas Medical Care Murat a Milano.
Quando è necessario rivolgersi allo specialista?
L’atrofia vaginale è caratterizzata dalla perdita di tono ed elasticità vaginale. Sintomi che possono creare disagio e dolore durante i rapporti sessuali (spesso associandosi ad un calo del desiderio), o fastidi durante la normale rotuine quotidiana, come camminare, andare in bicicletta o fare attività fisica.
Molte donne fanno fatica a parlarne, preferiscono rinunciare a determinate attività piuttosto che riconoscere il problema. Il più delle volte, infatti, se ne vergognano. Tuttavia, non deve essere così. L’atrofia vaginale è un problema che colpisce molte donne ma che può essere trattato. Rivolgersi allo specialista, in presenza dei sintomi sopra descritti, è il primo passo per individuare la causa e trovare una soluzione.
Come avviene la visita preliminare per l’atrofia vaginale?
La visita consiste in una valutazione ginecologica preliminare completa per escludere la presenza di patologie ginecologiche misconosciute. Si tratta di una visita pelvica bi manuale, in cui viene osservato l’introito vaginale e vengono visualizzate la cervice uterina e le pareti vaginali (con disponibilità di un Pap test risalente a non oltre 15 mesi precedenti).
Il clinico indaga quindi, tramite un colloquio, la presenza di altri sintomi correlabili alla atrofia vulvo vaginale quali: disturbi urinari ( urgenza minzionle e/o incontinenza urinaria da urgenza, incontinenza urinaria da sforzo), cistiti recidivanti.
Quanto dura la visita preliminare per l’atrofia vaginale?
La visita dura circa 30 minuti
Dopo quanto si può incominciare il trattamento?
Il trattamento può essere cominciato anche il giorno successivo.
Possono sottoporsi al trattamento tutte le donne?
Tutte le donne in età postmenopausale che non abbiano controindicazioni emerse alla visita preliminare. Queste pazienti, infatti, rappresentano la maggioranza dei casi di atrofia.
Come funziona il trattamento?
Le terapie per trattare l’atrofia vaginale sono diverse e comprendono più soluzioni per risolvere il problema:
- Terapie locali con estriolo in vari tipi di formulazioni. L’estriolo è un estrogeno cosiddetto “debole” in quanto agisce solo sulla mucosa e lo stroma del tratto genito urinario inferiore ( vagina, introito vulvo-vaginale, uretra e trigono vescicale). L’azione vaginale da parte dell’estriolo si esplica non solo sulla elasticità e spessore della parete vaginale ma anche su di un importante processo metabolico locale. Infatti, l’estriolo, è in grado di ricostituire lo spessore dello strato superficiale della vagina, nel quale viene depositato uno zucchero complesso, il glicogeno. Il glicogeno è il substrato vitale del lattobacillo (un genere di batterio saprofita; il tipo “acidophilus” è quello benefico presente nella vagina delle donne estrogenizzate o comunque in età fertile) ed è quindi necessario per permettere la sopravvivenza del lattobacillo. In questo microambiente idoneo per la sua sopravvivenza, questo probiota produce acido lattico come sottoprodotto metabolico del proprio metabolismo energetico. Dalla produzione di acido lattico dipende l’acidità (il pH) della vagina estrogenizzata, ovvero sottoposta all’effetto di estrogeni endogeni (prodotti dal soggetto) o esogeni (somministrati/assunti dall’esterno). Un pH acido contrasta la presenza e proliferazione di batteri alieni all’ambiente vaginale, quali l’Escherichia Coli (il più frequente patogeno causale delle cistiti).
- Terapia locale con promestriene. È questo un SERM (modulatore selettivo del recettore estrogenico) capace di agire solo sulla parete vaginale.
- Creme di diverse tipologie con ormoni ed emollienti (si può considerare con questo termine sia il “veicolo” dell’Estriolo in gel, presente in un ovulo in commercio, sia il semplice gel per ultrasuoni).
- Radiofrequenza:consiste nell’applicare (attraverso il posizionamento di apposite sonde in vagina, per brevi periodi di circa 10 minuti) uno stimolo generato elettricamente. Tale stimolazione produce un aumento della vascolarizzazione locale, una imbibizione dei tessuti ed uno stimolo alla rigenerazione delle componenti elastiche della parete vaginale. Tale effetto è semi permanente (la durata è di diversi mesi); tuttavia, la paziente può richiedere delle sedute successive ( di “richiamo”) a distanza di tempo.
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