Cosa succede se non curo l’endometriosi?

L’endometriosi è una patologia molto frequente nelle donne in età fertile, caratterizzata dalla presenza di tessuto endometriale extrauterino. Non esiste una cura definitiva per questa malattia ma questo non significa che non debba essere trattata. In assenza di un trattamento specifico, infatti, i sintomi potrebbero peggiorare, provocando danni importanti, come la sterilità.

Ce ne parla la dott.ssa Elena Grassini, ginecologa presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care Milano De Angeli.

Che cos’è l’endometriosi?

L’endometriosi è una patologia caratterizzata dalla presenza di endometrio (che normalmente riveste l’interno della cavità uterina) in altri organi (come ovaie, vescica, tube, intestino, vagina…). È una malattia piuttosto complessa e difficile da diagnosticare. L’American Society for Reproductive Medicine (ASRM), classifica la sua gravità in quattro stadi:

Stadio 1 – Endometriosi Minima: l’estensione della patologia è minima e si caratterizza per la presenza di pochi millimetri di tessuto endometriale al di fuori dell’utero, localizzati in posizione superficiale nei tessuti.

Stadio 2 – Endometriosi Lieve: è caratterizzata da un maggior numero di lesioni, che risultano anche più profonde.

Stadio 3 – Endometriosi Moderata: l’estensione è maggiore. Sono presenti cisti ovariche (endometriomi) mono o bilaterali e tessuto aderenziale e/o cicatriziale tra gli organi pelvici.

Stadio 4 – Endometriosi Severa: impianti endometriosici molto profondi e presenza di voluminose cisti su una o entrambe le ovaie. Inoltre, esiti cicatriziali e aderenziali importanti.

Inoltre, la localizzazione del tessuto ghiandolare e stromale endometriale ectopico può essere presente nella parete miometriale (adenomiosi) in modo nodulare o diffuso.

Quali sono i sintomi dell’endometriosi?

L’endometriosi è infatti una patologia spesso asintomatica. Quando sintomatica,

il dolore è il primo campanello d’allarme, sia nei giorni del ciclo che durante i rapporti sessuali (dispareunia), o la defecazione.

Come viene diagnosticata l’endometriosi?

Per una corretta diagnosi, la specialista esaminerà i sintomi riferiti dalla paziente, eseguirà una visita ginecologica con esplorazione vaginale e rettale, e potrà richiedere un’ecografia pelvica di secondo livello, per identificare localizzazioni della malattia anche al di fuori dell’apparato genitale. In casi selezionati possono essere utili un’ecografia dell’apparato urinario, la risonanza magnetica o indagini sull’intestino.

Tuttavia, in quasi la metà dei casi, la diagnosi è accidentale e avviene durante controlli ginecologici di routine o controlli specialistici eseguiti per altre patologie.

Perché la diagnosi è spesso accidentale?

La diagnosi di endometriosi è piuttosto complessa. Le pazienti affette si presentano allo specialista ginecologo con alcuni sintomi, del tutto aspecifici, e che spesso sono stati sottovalutati in precedenza. Il dolore è quello più frequente: dismenorrea (dolore mestruale) e dispareunia (dolore ai rapporti) sono presenti in circa il 60% delle pazienti. Ma a volte tali disturbi sono piuttosto sfumati, e ciò contribuisce al ritardo della diagnosi. Non è infrequente che l’infertilità sia l’unico problema riscontrato. Mentre più raramente vengono riferiti sintomi urinari (disuria) o intestinali (diarrea, stitichezza). Eccezionalmente sono presenti localizzazioni extra-genitali che danno luogo a sintomatologia del tutto aspecifica (cefalea e convulsioni, nelle sedi encefaliche, o emottisi, nelle sedi polmonari, ad esempio).

Per tutti questi motivi (genericità dei sintomi, ritardata diagnosi…) è frequente che l’accurata anamnesi e l’esame obiettivo non siano in grado di formulare con certezza la presenza di endometriosi.

Di conseguenza la diagnosi è a volte un reperto accidentale, che spinge lo specialista a sospettare che l’endometriosi sia presente.

Occorrono quindi accurate metodiche, sia ematochimiche che strumentali, per averne conferma.

I Biomarcatori, ad esempio (Ca125) o indagini radiologiche (ecografia, TC, RMN) sono di aiuto.

Ma frequentemente il riscontro può essere solo direttamente visivo, in occasione di un intervento esplorativo (laparoscopia o laparotomia), spesso eseguito per altre cause, e quindi con una diagnosi accidentale.

Quale è il rischio di una diagnosi tardiva?

Per molti aspetti la diagnosi di endometriosi è difficile e frequentemente posta dopo molto tempo dall’insorgenza dei primi sintomi.

Occorre premettere che la risoluzione della malattia viene posta in dubbio dalla maggior parte della letteratura. Ma ciò è in accordo con il fatto che le terapie sono capaci di bloccare l’avanzata della patologia ma non di guarirla. E sappiamo anche che l’endometriosi viene fermata dalla gravidanza e dalla menopausa, che sono i due stati “fisiologici” per eccellenza della donna. Ma, ironia della sorte, la principale conseguenza dell’endometriosi è la sterilità. Ciò sembra essere causato da molteplici fattori, che dipendono dalla stadiazione della malattia stessa (stato infiammatorio causato dalla presenza di tessuto endometriale ectopico, alterazione della motilità tubarica, mancata ovulazione, insufficienza del corpo luteo, cause immunologiche…).

La ritardata diagnosi di endometriosi, se non correttamente trattata, soprattutto se la gravidanza arriva dopo molti anni e con difficoltà, può dare conseguenze soprattutto riproduttive, ma anche conseguenze sulla sintomatologia e sulla qualità della vita, in quanto le reazioni peritoneali (causate da una risposta infiammatoria) e le aderenze tra gli organi pelvici portano ad un peggioramento dello stato della donna ed un peggioramento della stadiazione della malattia

Che cosa succede se non tratto l’endometriosi?

Abbiamo visto come il trattamento dell’endometriosi abbia maggiori possibilità di successo se iniziato agli stadi iniziali della malattia.

Ci si augura sempre che la gravidanza possa insorgere in giovane età, e che quindi il più “fisiologico” dei meccanismi naturali capaci di una azione ovariostatica e che sia in grado di bloccare l’endometrio, possa da sola impedire all’endometriosi di comparire e dare segno di sé.

Se la gravidanza non insorge, o arriva tardi (e ciò è sempre più frequente nella nostra società, sia per motivi sociali che lavorativi) la possibilità che la patologia si sviluppi è maggiore.

Se la diagnosi è ritardata o se non avvenisse un tempestivo trattamento, si verificherebbero le conseguenze sopra riportate, quali sterilità, aderenze e peggioramento della qualità della vita

I consigli dello specialista

La necessità del consulto ginecologico deve essere considerato il primo passo per fare una diagnosi precoce e quindi per potere avere la più completa risoluzione della sintomatologia ed evitare le conseguenze.

Al momento della visita, lo specialista può sospettare la presenza dell’endometriosi, e di conseguenza effettuare le indagini necessarie a confermare la diagnosi. Anche in pazienti che sono asintomatiche o pauci-sintomatiche. Ed è proprio a queste donne che si deve indirizzare il consiglio di affidarsi periodicamente al proprio ginecologo di fiducia.

Ginecologia ed ostetricia
Dott.ssa Elena Grassini
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