Le vertigini sono un disturbo dell’equilibrio. Classicamente si fa riferimento all’otorino per avere una diagnosi ma nella maggior parte dei casi i disturbi vertiginosi sono più un problema di cervello che di orecchio. Per questo, in presenza di questo tipo di disturbi, è importante fare una visita neurologica.
Ne abbiamo parlato con il prof. Maurizio Versino, neurologo presso i centri di Humanitas Medical Care Varese e Humanitas Medical Care Arese.
Quali sono le forme più frequenti di vertigini?
Le forme più frequenti sono la vertigine parossistica posizionale benigna (in circa il 20% dei casi), la vertigine psicogena (15%), i disturbi da vertigine centrale (15%), l’emicrania vestibolare (10%), la malattia di Menière (7%), la neurite vestibolare (7%) e la vestibolopatia bilaterale (3%). Tuttavia, la prima e più importante domanda che viene posta ai neurologi è se si tratti di una sindrome centrale (causata dall’incapacità del cervello di integrare gli input dell’equilibrio) o periferica (causata da un’alterazione del funzionamento dei recettori vestibolari posti nell’orecchio). Nella maggior parte dei casi, è possibile avere questa differenziazione solo parlandone con il paziente durante una visita specialistica.
Quando è necessario rivolgersi ad uno specialista?
Le sensazioni di instabilità lieve, di breve durata e/o occasionali non richiedono una valutazione medica. Negli altri casi, in cui la vertigine è intensa e rende difficoltosa la stazione eretta, è caratterizzata dalla visione degli oggetti che si muovono, è accompagnata da altri sintomi ed eventualmente ricorrente, è necessaria una valutazione specialistica.
Chi è lo specialista a cui rivolgersi?
Deve essere un medico esperto di sistema vestibolare, detto anche vestibologo o neuro-otologo. In genere si tratta di neurologi o ORL.
Come avviene la visita per le vertigini?
Come dicevamo, la visita avviene prima di tutto raccogliendo l’anamnesi, vale a dire ascoltare i sintomi del paziente, facendosi descrivere le caratteristiche del disturbo, i momenti in cui si manifesta, la durata, se esistono o meno sintomi di accompagnamento. L’esame clinico deve esaminare in maniera specifica il sistema vestibolare, osservando i movimenti degli occhi a testa ferma, durante il movimento della testa o del corpo, la coordinazione degli arti e quella necessaria a mantenersi in piedi ed a camminare. Per quanto possibile all’esame clinico deve essere valutato anche l’udito e la vista. Infine vengono eseguite le restanti manovre dell’esame neurologico standard.
Esistono dei test strumentali per diagnosticare le vertigini?
L’anamnesi e l’esame clinico permettono di porre un sospetto diagnostico. Gli esami strumentali servono a confermare il sospetto o a scegliere tra diversi sospetti diagnostici. Alcuni test valutano specificamente il sistema vestibolare; altri permettono di valutare il sistema uditivo e quello visivo. Spesso è utile eseguire un’esame di immagine del cervello (la Risonanza magnetica Nucleare) per controllare la presenza di alterazioni. Preliminarmente può essere necessario controllare che non ci sia una malattia non a carico del sistema vestibolare e dell’equilibrio, ma un’alterazione della pressione arteriosa, della glicemia, della funzionalità tiroidea o altro che in maniera “aspecifica” causano la sensazione di disequilibrio. Questo elenco non include una valutazione della colonna cervicale: non è stata una dimenticanza, ma contrariamente a quanto si crede è raramente utile, ed il disturbo attribuito alla “cervicale” nella realtà è una vertigine parossistica posizionale benigna.
Quali sono le patologie che possono essere alla base delle vertigini?
Sono diverse le patologie caratterizzate dalla presenza di vertigini come si può evincere dall’elenco fatto sopra. Quindi la vertigine non è sinonimo di “labirintite”. Alcune sono a carico dell’orecchio (la vertigine parossistica posizionale benigna, la malattia di Ménière, la neurite vestibolare); altre sono di pertinenza del sistema nervoso: ictus, processi infiammatori, patologie degenerative, tumori ma in assoluto quella più frequente è la emicrania vestibolare che colpisce i soggetti che soffrono di una cefalea particolare, l’emicrania.
Come si possono curare le vertigini?
Chiaramente dipende dal tipo di vertigine. Ci sono dei farmaci che contribuiscono ad attenuare il disagio e la nausea che spesso accompagna le vertigini, ma esistono dei trattamenti specifici: delle manovre, dette liberatorie, per la vertigine parossistica posizionale benigna, delle terapie di profilassi per la malattia di Ménière e per l’emicrania vestibolare, le terapie intratimpaniche per la malattia di Ménière, la riabilitazione vestibolare. Spesso una terapia psicofarmacologica è utile per attenuare la componente di allarme che spesso si associa, complica e prolunga le vertigini
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