Anca e ginocchio sono articolazioni importanti, la loro corretta funzione di sostegno e di mobilità del corpo, è fondamentale per il benessere psicofisico delle persone.
Capita spesso però di sentire dolore al fianco o al ginocchio: a seconda della gravità della sintomatologia, i trattamenti possono essere diversi, fino ad arrivare, in alcuni casi, a sostituire l’articolazione con una protesi. Oggi, rispetto al passato, questo intervento non fa più paura perché oltre a eliminare il dolore, permette di tornare in forma e di riprendere le proprie attività, anche quelle sportive. In che modo?
Ce ne parla il dott. Antonello Della Rocca, ortopedico presso l’Istituto Clinico Humanitas e l’ambulatorio Humanitas Medical Care Domodossola a Milano.
Che cos’è un’articolazione?
Un’articolazione è il punto in cui due ossa si incontrano. L’estremità di ciascun osso è ricoperta da cartilagine, un tessuto elastico che sostiene l’articolazione, riduce l’attrito tra le due ossa e aiuta a sostenere il peso, impedendo che l’una sfreghi sull’altra durante il movimento.
Qual è la causa del dolore alle articolazioni?
La più frequente patologia che colpisce le articolazioni dell’anca e del ginocchio è l’artrosi, una patologia degenerativa articolare, che è caratterizzata dalla progressiva usura della cartilagine fino al coinvolgimento dell’osso sottostante.
L’artrosi può essere di due tipi:
– Si definisce primitiva l’artrosi di cui non si conosce l’origine e di cui non è prevedibile l’insorgenza né la sua gravità. In questi casi si manifesta tipicamente dopo i 65-70 anni.
– Si definisce secondaria l’artrosi legata a una causa nota come eventi traumatici (fratture o lussazioni) o patologie (artriti, displasia congenita dell’anca, ginocchia vare, ecc). In questi casi l’artrosi colpisce pazienti anche giovani.
Come riconoscere un problema al ginocchio o all’anca?
Spesso il primo sintomo, il dolore, è riconoscibile durante lo svolgimento di attività di vita quotidiana: può bastare una camminata per avvertire dolore alle articolazioni, oppure può risultare doloroso alzarsi da una sedia. Di solito il dolore con un po’ di riposo diminuisce, ma non per questo è da sottovalutare.
Altri segni oltre al dolore, sono la rigidità e la ridotta libertà di movimento, la sensazione di scricchiolio durante il movimento, o i dolori alla parte lombare della schiena.
Quando è necessario rivolgersi all’ortopedico?
È fondamentale che il paziente si rivolga all’ortopedico al presentarsi dei primi sintomi, così da poter eseguire una diagnosi precoce, che possa garantire al paziente un approccio di tipo conservativo (non chirurgico).
La diagnosi avviene tramite una visita ortopedica e una radiografia, volte a valutare le articolazioni coinvolte.
Quando è possibile, la terapia prescritta è di tipo lenitivo e prevede la somministrazione di antidolorifici e/o antinfiammatori per via orale, unite ad eventuali infiltrazioni articolari. Insieme a questi, la diminuzione del peso corporeo, la modificazione dello stile di vita e un’adeguata fisioterapia rappresentano il primo approccio alla patologia.
Quando è necessario procedere a intervento chirurgico con impianto di protesi?
Quando risultano insufficienti i trattamenti conservativi si devono prendere in considerazione i trattamenti chirurgici. Oggi, grazie alle nuove tecniche mininvasive chirurgiche e al lavoro di un team multidisciplinare, il paziente è in grado di ritornare in tempi brevissimi alle proprie attività quotidiane e sportive.
Protesi al ginocchio e all’anca, come vengono eseguiti questi interventi rispetto al passato?
Rispetto al passato, quando l’impianto di protesi era riservato prevalentemente al paziente anziano, oggi le protesi d’anca e di ginocchio hanno indicazioni per una fascia d’età più ampia, fino ad arrivare a pazienti molto giovani. Grazie a nuovi design protesici, infatti, in casi particolari le protesi possono essere impiantate con successo anche in pazienti di età inferiore a 40-50 anni.
Inoltre, grazie alla tecnologia, a una migliore conoscenza della biomeccanica e all’ingegneria biomedica, abbiamo a disposizione varie tecniche chirurgiche tra cui scegliere; tra queste, la chirurgia robotica è la più avanzata tecnologia oggi disponibile per questo tipo di interventi. Il robot sfrutta le immagini Tac del paziente per creare un modello 3D dell’arto su cui intervenire e su cui il chirurgo può eseguire una simulazione avanzata dell’intervento. La precisione del braccio robotico, sempre guidato dal chirurgo, consente di operare senza intaccare i tessuti sani circostanti.
È quindi fondamentale affidarsi a un ortopedico che sappia valutare il caso specifico di ogni paziente e su di esso formulare la miglior proposta terapeutica e chirurgica, anche in ragione di una ripresa post operatoria personalizzata per ogni paziente.
I due interventi hanno tempi di recupero e risultati differenti?
Sia per l’anca che per il ginocchio il recupero post operatorio prevede un percorso multidisciplinare finalizzato a ridurre lo stress operatorio e la durata del ricovero ospedaliero. Il percorso è il Fast-Track che nella protesi mininvasiva dell’anca e del ginocchio ha l’obiettivo di consentire al paziente un rapido rientro al domicilio e ritorno alla vita quotidiana.
Il programma riabilitativo ha inizio poche ore dopo l’intervento, con la mobilizzazione passiva e la ripresa della deambulazione assistita con due stampelle. La riabilitazione prosegue in modo intensivo nei giorni successivi tale da rendere il paziente autonomo nelle sue attività principali, come la cura della persona, la deambulazione, la capacità di salire e scendere le scale.
In 3 o 4 giorni, in base allo stato di salute e al raggiungimento degli obiettivi programmati, il paziente viene dimesso dall’ospedale per proseguire con le cure riabilitative.
Dopo quanto è possibile riprendere la propria routine quotidiana?
Il recupero è molto soggettivo ma solitamente dopo 15-20 giorni dall’intervento si possono rimuovere le stampelle soprattutto in casa (ambiente più familiare). Contestualmente è possibile tornare a svolgere attività di vita quotidiana come la guida dell’auto. Anche la ripresa del lavoro può seguire questi tempi, naturalmente se il tipo di lavoro svolto non prevede carichi o sforzi eccessivi. Se il lavoro del paziente prevede stazionamenti prolungati in piedi, deambulazione per molte ore al giorno o attività da sforzo è consigliabile.
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