La capillaroscopia è uno strumento semplice e non invasivo, che serve a valutare il microcircolo capillare attraverso l’osservazione con un microscopio portatile appoggiato sulle unghie delle mani.
Per quali patologie è indicata la capillaroscopia?
Viene utilizzata in ambito reumatologico per distinguere anomalie microvascolari che possono associarsi ed essere il sintomo di esordio di diverse malattie del connettivo (le cosiddette “connettiviti”). In particolare è lo strumento di scelta per studiare il fenomeno di Raynaud ovvero gli episodi di “sbiancamento” che possono presentarsi alle estremità delle dita per chiusura dei piccoli capillari in risposta al freddo o ad uno stimolo stressante; dopo questa fase di pallore, le dita possono diventare rosse e/o violacee per la ripresa della circolazione.
Ma come si esegue esattamente questo test? Lo abbiamo chiesto alla dott.ssa Nicoletta Luciano, reumatologa presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care Rozzano Fiordaliso.
Come viene eseguita la capillaroscopia?
L’esame consiste nel posizionare una goccia di olio alla base dell’unghia delle dita delle mani (non del pollice) e nella successiva osservazione dei capillari con una piccola sonda dotata di telecamere in grado di realizzare un ingrandimento di 200x. Attraverso la trasparenza dell’unghia sarà possibile evidenziare la forma, la disposizione (chiamata “architettura”), il numero, la velocità e il tipo di flusso all’interno dei capillari; è dunque una metodica semplice, non dolorosa né invasiva utilizzata per distinguere le forme “primitive” e benigne del fenomeno di Raynaud, da quelle “secondarie” ovvero in corso di patologia autoimmune sistemica.
Che differenza c’è tra fenomeno di Raynaud primitivo e secondario?
Le forme primitive sono senz’altro più frequenti e sono legate ad una semplice ipersensibilità al freddo o comunque ad eventi stressanti; esse non si associano ad una patologia sottostante e solitamente non si accompagnano ad altri sintomi.
Nelle forme secondarie si rilevano invece alterazioni tipiche dei capillari che possono riguardare sia il calibro che la forma e la disposizione; tra queste alterazioni troviamo i cosiddetti “megacapillari”, ovvero capillari molto dilatati, tipici della sclerosi sistemica e delle poli-dermatomiositi o comunque espressione di una severa patologia del microcircolo. Il loro riscontro pone indicazione ad ulteriore approfondimento con esami immunologici ed altri esami strumentali per studiare la funzione polmonare, cardiaca e/o gastrointestinale.
Altre alterazioni caratteristiche delle forme secondarie sono le “microemorragie”, il sovvertimento della normale architettura capillare, le anse tortuose, il flusso rallentato.
In ambito reumatologico la capillaroscopia può essere utilizzata anche per studiare nel tempo l’andamento di una malattia, assumendo valore prognostico anche in virtù della facile ripetibilità dell’esame e dei bassi costi.
Come deve prepararsi il paziente?
Il paziente non dovrà applicare lo smalto o eseguire manicure nei 15-20 giorni precedenti all’esame per evitare traumatismi che alterino l’esito. Non è necessario il digiuno né la sospensione dei farmaci in atto.
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