I bambini che accusano problemi legati a forme allergiche sono sempre di più. Un fenomeno che è legato al peggioramento costante delle situazioni ambientali ma anche al fatto che le allergie vengono “ereditate” da genitori, a loro volta sempre più esposti a disturbi di questo tipo. Una situazione che fa sì che i numeri legati a questo fenomeno siano destinati ad aumentare progressivamente anche nel prossimo futuro.
Quando si comincia a parlare di allergie? A partire da quale età? L’abbiamo chiesto al dottor Renato Sambugaro, allergologo e pediatra che svolge la sua attività presso l’Humanitas Medical Care di Bergamo.
Dottor Sambugaro, quando si può cominciare a parlare di allergia nei bambini?
«Le prime avvisaglie possono comparire già dai primi mesi di vita, sotto forma di dermatite atopica destinata a evolvere in un primo momento in problemi cutanei come dermatiti ed eczemi e in un secondo tempo in problemi respiratori di vario tipo, fino ad arrivare all’asma. È la cosiddetta “marcia allergica” per cui chi soffre di allergie fin da bambino è destinato a subirle per tutto l’arco della vita. L’unica eccezione è data da alcune allergie alimentari che sono destinate a scomparire attorno agli 8-10 anni di età».
Come si scopre che il bambino piccolo soffre di dermatite atopica?
«Quando si sviluppa questa dermatite la pelle diviene secca e in alcuni punti arrossata tanto da provocare un fastidioso prurito che si manifesta soprattutto nel corso della notte. È importante valutare l’intensità dei sintomi e in base a quella seguire il bambino per evitare che la marcia allergica proceda spedita verso un peggioramento precoce. L’attenzione può riguardare anche l’ambito alimentare, per evitare che il bambino assuma alimenti in grado di acutizzare la sua condizione allergica».
Il primo passo è dunque sottoporre il bambino a una visita del pediatra…
«Sì, ci penserà lui a indirizzare i genitori verso uno specialista allergologo. C’è da dire che sono numerosi i pediatri che oggi vantano un’esperienza se non addirittura una specializzazione in allergologia, per cui a volte non è nemmeno necessario il secondo passaggio».
In presenza di un’allergia accertata, come si può intervenire sui bambini?
«Si può procedere con due diverse tipologie terapeutiche. La più semplice, quella in genere più utilizzata, è quella farmacologica. Ha molto riscontro perché produce un effetto pressoché immediato: se al bambino che ha problemi asmatici dai il corticosteroide, la sua situazione migliora subito. Il problema di questa terapia è che incide positivamente sui sintomi senza modificare la storia naturale della malattia, per cui appena finito l’effetto del farmaco il problema si ripresenta».
La seconda terapia è quella desensibilizzante sublinguale, può essere applicata anche sui bambini?
«Certo, anzi per i bambini la desensibilizzazione sublinguale, adatta in particolare per curare le allergie di tipo respiratorio – acari, graminacee, parietaria, ambrosia, cane, gatto, ecc. – è perfetta perché il fatto di prendere la pastiglietta che si scioglie sotto la lingua la rende ovviamente molto meno “traumatica” rispetto alle terapie che prevedono l’esecuzione di iniezioni».
Quali sono i vantaggi della terapia desensibilizzante sublinguale applicata ai bambini?
«Si tratta anzitutto di una terapia facile da seguire perché può essere gestita a domicilio dai genitori del bambino. Ma la sua importanza è dovuta soprattutto al fatto che può essere applicata fin dalla più tenera età, al contrario delle vecchie terapie desensibilizzanti, di tipo iniettivo, che venivano spostate più in là nel tempo, quando la situazione allergica aveva raggiunto ormai un certo stadio. Oggi l’approccio è completamente diverso perché si cerca di interrompere il più precocemente possibile la cosiddetta “marcia allergica” cioè l’evoluzione peggiorativa dei sintomi nel corso degli anni. Prendiamo l’esempio dell’asma allergico da acari della polvere: con la desensibilizzazione sublinguale è possibile intervenire già a partire dai tre anni, con enormi vantaggi che vanno dalla riduzione del consumo di farmaci alla scomparsa immediata dei sintomi e al fatto che la terapia, del tutto indolore, viene ben accettata dal piccolo allergico».
I bambini dovranno sottoporsi a questa terapia nell’arco dell’intera loro vita?
«No, assolutamente, la desensibilizzazione viene eseguita in un arco di tempo di 3-4 anni. Una volta che il piccolo paziente – ma questo vale anche per gli adulti – ha ottenuto la desensibilizzazione, per un bel po’ di anni non avrà più problemi legati all’allergia curata. Nel caso in cui, in un momento futuro, ci dovesse essere una riaccensione dello stato allergico, non è il caso di preoccuparsi: la terapia sublinguale è talmente semplice da eseguire che può essere tranquillamente ripetuta senza problemi».
Sedi
-
12.000.000 Visite
-
1.000.000 pazienti
-
7.300 professionisti
-
190.000 ricoveri
-
12.000 medici