Negli ultimi due anni, l’emergenza da COVID-19 ha aumentato del 48% il telelavoro. Ma se da una parte, lo smart working ha avuto numerosi vantaggi (riducendo prima di tutto il rischio dei contagi), dall’altra, ha portato ad una vita più sedentaria, rappresentando un rischio per la salute. L’inattività, infatti, può causare una serie di problemi, come l’artrosi e l’osteoporosi, ma può anche portare ad un aumento di peso e all’indebolimento dei muscoli e delle articolazioni.
Ne abbiamo parlato con il dott. Matteo Vitale, ortopedico presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care di Monza.
Che effetto ha la sedentarietà sulle nostre articolazioni?
Uno stile di vita sedentario può rivelarsi molto dannoso per la salute. Oltre a varie problematiche di carattere generale, tra cui disturbi di natura cardiocircolatoria e metabolica, ed un aumentato rischio di obesità e diabete, lo stare troppo a lungo seduti, infatti, può contribuire allo sviluppo di dolori articolari, cervicalgia e lombalgia. L’inattività inoltre può avere effetti negativi sul tono posturale globale, aumentare la perdita di massa ossea e quindi incrementare il rischio di osteoporosi, nonché contribuire all’atrofia ed alla perdita di massa muscolare. In un periodo di emergenza sanitaria come quello attuale, in cui si ha avuto una drastica riduzione della possibilità e della libertà di movimento, salvaguardare la salute delle articolazioni e dei muscoli è diventato così molto importante. I pericoli che l’inattività può causare all’organismo sono sempre in agguato e vanno contrastati adottando abitudini corrette e uno stile di vita quanto più sano e attivo possibile, anche restando tra le mura di casa.
Uno stile sedentario può peggiorare l’artrosi?
Se lo stile di vita è caratterizzato da scarso movimento e sedentarietà, le articolazioni possono risentirne: l’inattività infatti porta all’irrigidimento delle stesse articolazioni che non vengono adeguatamente sollecitate (soprattutto anche, ginocchia, caviglie ma anche colonna vertebrale) con conseguente aumentato dolore, anche a riposo, e difficoltà di movimento. Inoltre, la sedentarietà, come detto, è tra le principali cause di obesità, ulteriore grande fattore di rischio per lo sviluppo di artrosi anche in giovane età.
Quali sono le articolazioni più colpite?
I distretti più colpiti dall’artrosi sono le ginocchia, le anche, la colonna cervicale e lombare e le piccole articolazioni delle mani.
Come possiamo mantenerci in salute?
Lo stile di vita, come ampiamente condiviso, ha un’importanza cruciale sul mantenimento di uno stato psico-fisico ottimale. Ad esempio seguire una dieta equilibrata e praticare attività motoria regolare, permette di mantenere quanto più possibile il turnover proteico fisiologico e quindi un buono stato di salute del nostro apparato locomotore. È infatti dimostrato che un’alimentazione corretta – adeguatamente bilanciata in nutrienti come proteine, carboidrati, grassi, vitamine e minerali – e una regolare pratica di attività fisica, contribuiscono alla salute dei muscoli, delle ossa (inclusi i tendini) e delle articolazioni (inclusi legamenti e cartilagini). È sufficiente infatti attenersi alle raccomandazioni internazionali per la prevenzione delle patologie croniche, ovvero 30 minuti al giorno di camminata a passo moderato-veloce che corrispondono a circa 3-4000 passi al giorno.
Qualora questi accorgimenti non fossero sufficienti ad alleviare i sintomi ed a rallentare l’evoluzione del quadro artrosico, quando i fenomeni degenerativi sono nella loro fase iniziale l’ortopedico può consigliare terapie infiltrative a base di acido ialuronico o di carattere rigenerativo, ad esempio mediante un approccio biologico che prevede l’uso di fattori di crescita e/o cellule mesenchimali autologhe. In alternativa si può optare per un percorso di tipo conservativo, con terapie fisiche o fisioterapia per il rinforzo muscolare e un piano di attività fisica. Quando invece il dolore è così forte da limitare anche semplici movimenti come allacciarsi le scarpe o salire in auto, l’intervento di sostituzione protesica articolare diventa l’unica soluzione. Grazie all’evoluzione delle tecniche chirurgiche mininvasive e di protesi innovative, gli interventi si eseguono secondo protocolli chiamati “fast track” (percorso veloce): il risparmio di tessuti e muscoli e la conseguente riduzione di perdite di sangue durante l’intervento permette una precoce riabilitazione riducendo così i tempi di ricovero ospedaliero e di rientro alla propria vita quotidiana.
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