Si sente parlare spesso di Pap test. Molte persone, soprattutto tra le donne, sanno che si tratta dell’esame che ha letteralmente riscritto la storia della lotta al tumore del collo dell’utero. Poche sanno che si chiama in questo modo perché “Pap” è l’abbreviazione del cognome del medico greco che lo ha escogitato negli Anni Venti: George Nicholas Papanicolaou.
Parliamo di questa importante indagine diagnostica con il dottor Giuseppe Saluzzi, ginecologo di Humanitas Medical Care di Bergamo.
Dottor Saluzzi, qual è la funzione del Pap-test?
«Il Pap test è un esame di prevenzione che viene effettuato su donne sane al fine di individuare precocemente alterazioni cellulari o lesioni precancerose che, con il passare degli anni, potrebbero diventare tumori. Le linee guida europee e della Commissione oncologica nazionale dicono che andrebbe eseguito in donne che appartengono alla fascia d’età compresa tra i 25 e i 64 anni. Si tratta di un esame che può essere eseguito in qualsiasi momento, anche in gravidanza, ma non durante la mestruazione».
Come viene eseguito il Pap test?
«Il Pap test è semplice e indolore. Il ginecologo inserisce in vagina un piccolo divaricatore, lo speculum. Poi con una spatola e una morbida spazzola cervicale preleva una certa quantità di cellule dagli strati più superficiali del collo dell’utero e del canale cervicale. Il materiale prelevato viene immediatamente disperso in un liquido di conservazione per poi essere processato in laboratorio. Una metodologia che viene indicata con il nome di “Pap test in fase liquida”, più attendibile rispetto al “Pap test convenzionale” strisciato su vetrino».
Che cosa succede nel caso in cui ci sia esito negativo?
«L’esito negativo dell’esame indica l’assenza di lesioni, per cui la donna che vi si è sottoposta può stare tranquilla e ripetere l’esame a distanza di uno-tre anni, a seconda delle indicazioni del proprio medico o dello specialista cui fa riferimento».
Che cosa succede, invece, in caso di esito positivo?
«Un esito positivo indica invece probabilità di sviluppare un tumore del collo dell’utero o la sua presenza. Un Pap test positivo richiede la ripetizione a breve scadenza dell’esame o un approfondimento diagnostico che prevede un test HPV DNA e una colposcopia con eventuale prelievo bioptico. Entrambi gli esami possono essere eseguiti in Humanitas Medical Care di Bergamo o in Humanitas Gavazzeni».
Che tipo di esame è il test HPV DNA?
«Il test HPV DNA è eseguito con le stesse modalità del Pap test in fase liquida e ha l’obiettivo di individuare l’eventuale presenza, a livello cervicale, del Papilloma virus umano (HPV). Di questo virus se ne conoscono circa 200 sierotipi, alcuni dei quali, definiti ad alto rischio, sono correlati alla quasi totalità dei tumori del collo dell’utero. È importate però precisare che lo sviluppo di un tumore maligno del collo uterino avviene solo in una minoranza di donne e nel corso di parecchi anni».
E la colposcopia, in che cosa consiste?
«L’esame colposcopico prevede l’utilizzo di uno strumento, il colposcopio, che permette di illuminare e vedere ingrandito il collo dell’utero. È un esame un po’ fastidioso ma non doloroso che è in grado di confermare la presenza di lesioni, valutarne l’estensione ed eventualmente eseguire un esame bioptico, cioè un piccolo prelievo di tessuto dal collo dell’utero».
Quali sono, per essere più precisi, i percorsi diagnostici delle pazienti il cui Pap test iniziale sia risultato positivo in modo tale da richiedere ulteriori analisi?
«Nel caso in cui il Pap test abbia evidenziato la presenza di cellule squamose atipiche, non ulteriormente classificabili (ASC-US) – si tratta di un’alterazione cellulare relativamente frequente al Pap test – il primo step successivo è quello dell’esecuzione del test HPV DNA. Nel caso in cui anche questo test sia positivo si procede con l’esecuzione di una colposcopia, se invece è negativo si ripeterà il Pap test a distanza di sei mesi. Se quest’ultimo risulterà negativo si tornerà allo screening di routine, se invece evidenzierà ancora la presenza di cellule alterate pur con l’HPV negativo si ripeterà il Pap test dopo altri sei mesi e così via. Nel caso in cui persista l’alterazione cellulare, associata a un HPV positivo per i sierotipi ad alto rischio, si procederà all’esecuzione di un esame colposcopico. Una procedura che consente di seguire passo passo la condizione clinica delle singole pazienti e di intervenire in modo tempestivo nel caso in cui gli esiti degli esami mostrino la presenza di qualche anomalia a livello cellulare»
Sedi
-
12.000.000 Visite
-
1.000.000 pazienti
-
7.300 professionisti
-
190.000 ricoveri
-
12.000 medici