La posturologia è una disciplina molto complessa, che si occupa di individuare e curare le patologie che sono originate da un errato assetto posturale. Molti sono gli specialisti coinvolti in una valutazione posturale, che coincide con la valutazione dell’eventuale anomalia presente nel corpo all’origine di uno specifico disturbo. Si va dal podologo all’ortopedico, dal fisiatra all’oculista, dal dietista all’odontoiatra.
L’intervento del podologo spesso è il primo della serie, perché il piede è il principale tra gli organi sensoriali in grado di influire sulla giusta postura dell’intero corpo, essendo tra l’altro l’unico organo di questo che appoggia a terra e ha una reazione diretta con l’ambiente.
Ne parliamo con il dottor Giuliano Carrara, podologo di Humanitas Medical Care Bergamo e Humanitas Gavazzeni.
Dottor Carrara, in che senso possiamo dire che il piede è un organo di senso?
«Il piede è prima di tutto un organo di funzione, perché ci permette di muoverci, camminare, correre, ecc. Ma è anche un organo di senso perché raccoglie informazioni dall’esterno, dal terreno su cui poggia, per inviarle al sistema nervoso centrale e quindi al cervello che, dopo averle elaborate, le distribuisce a muscoli, articolazioni, ecc. in modo tale che siano in grado di mantenere il corpo in posizione corretta nello spazio».
Una valutazione posturale, quindi, non può prescindere da un’analisi sul piede. Come avviene?
«La valutazione del piede, che in questo caso è giusto chiamare podoposturale, viene eseguita attraverso un’analisi clinica del podologo. Si comincia con un’anamnesi, in cui si provvede a raccogliere tutti i dati relativi al paziente: quali sono le problematiche denunciate, le visite cui si è già sottoposto, gli esami già eseguiti… Dopo di che viene eseguita una videografia posturale che consiste nello scattare varie fotografie digitali su diversi piani – frontale, sagittale e trasverso – consentendo di avere un’immagine a 360° del corpo umano. Un esame che consente di valutare dislivelli, asimmetrie, slivellamenti, presenti nell’organismo».
La valutazione podoposturale si esaurisce con la videografia?
«No, a seguire viene eseguito l’esame baropodometrico in statica e in dinamica. Quello in statica, con la persona in posizione ferma, fornisce indicazioni sulla qualità dell’appoggio e indica, ad esempio, se c’è una differenza sulla distribuzione del carico tra lato destro e lato sinistro, oppure se ci sono problemi di appoggio nel retropiede o nell’avampiede. L’esame eseguito in dinamica prevede la camminata della persona e fornisce le stesse indicazioni ma durante l’esecuzione del passo, con il calcolo dei tempi di appoggio e altre valutazioni specifiche. Una volta svolto questo, si può procedere anche con l’esecuzione di una stabilometria, esame che viene eseguito con l’utilizzo di una pedana fornita di un software integrato che offre la possibilità di valutare l’equilibrio del corpo anche in considerazione degli altri organi sensoriali».
Quali sono gli organi sensoriali principali del nostro corpo, il cui funzionamento influisce sulla postura?
«Oltre al piede i principali sono l’occhio e la bocca: può incidere sulla postura un problema di visione o un problema legato all’allineamento imperfetto dei denti. Nello svolgimento di una stabilometria è possibile isolare volta per volta questi organi – coprendo gli occhi, ad esempio – per verificare se si è in presenza di squilibri che partono da quelli. Il piede può essere la causa di una errata postura ma può anche essere la “vittima” dello squilibrio creato da altri recettori. Se nel corso dell’esame stabilometrico si verifica che il problema ha origine altrove, il podologo indirizza il paziente verso lo specialista direttamente interessato, in questo caso l’oculista o un ortodontista».
Quali sono i sintomi tipici di una problematica legata a una cattiva postura?
«Uno dei sintomi è il male persistente a un ginocchio anche quando una vista ortopedica non individua alcun problema di natura organica. Molto diffuso è poi il mal di schiena, che può presentarsi sia livello lombare sia a quello cervicale senza che si riscontri la presenza di un’ernia o di altro. Il dolore però può riguardare tutte le parti del corpo interessate al suo “appoggio”, come le anche e il bacino. Il problema è che quando c’è un disequilibrio posturale il corpo è portato a creare una serie di compensi per cercare di mantenere il più possibile la normalità. La somma di tutti questi compensi crea però nuovi disequilibri, che sono alla base dei dolori di cui abbiamo parlato».
I problemi posturali possono dipendere anche da familiarità?
«Sì, ci può essere familiarità per problematiche che incidono sulla postura, come la cosiddetta “gamba corta”, per cui un arto risulta essere meno lungo dell’altro, oppure come il piede piatto o il piede valgo».
Possono influire anche aspetti neurologici o altre condizioni particolari?
«Da non dimenticare sono gli aspetti legati a un mal funzionamento dell’orecchio e agli effetti che questo può avere sul controllo dall’equilibrio del corpo. Poi possono influire anche aspetti psicologici: la depressione, ad esempio. Il depresso cammina sempre con lo sguardo rivolto a terra, è tutto curvo su se stesso e questa è un’anomalia per il corpo, come del resto lo è quella che riguarda la persona spavalda che al contrario tende a guardare spesso in alto e ad assumere posizioni altrettanto innaturali. Un’altra causa di disequilibrio posturale possono esserlo le cicatrici. Una cicatrice patologia, che cioè non è guarita bene, può spingere la persona a mantenere una posizione sbagliata per evitare il dolore provocato dalla pelle che “tira”. Un rischio corso, per fare un esempio, dalle donne che hanno partorito con taglio cesareo, che sono portate per lungo tempo a mantenere una postura piegata, che a lungo andare può provocare più di un disagio».
Quando è consigliabile sottoporsi a una valutazione di tipo podoposturale?
«È sempre consigliata, quando si hanno ovviamente sintomi che possano far pensare a qualche problema di questo tipo ma anche quando non si hanno sintomi. Molti pazienti vengono indirizzati verso noi podologi da altri specialisti che sospettano che i problemi denunciati dai pazienti derivino da una sindrome posturale che origina dal piede».
Nel caso in cui la valutazione podoposturale evidenzi un effettivo problema al piede, come si interviene?
«Il trattamento podologico prevede in questo caso l’utilizzo di una soletta propriocettiva plantare, che consiste in un plantare particolare che ha la funzione di stimolare la pianta del piede nei punti di ingresso delle catene muscolari. È come pigiare un tasto e incidere sul tono di un’intera catena muscolare che dal piede può giungere fino alla testa, sapendo che tonificando questa porzione di corpo si incide sulla postura nel modo desiderato. Ma attenzione, per rimanere al discorso fatto prima, questo trattamento riguarda i piedi nello specifico, se il difetto di postura deriva da altri organi di senso sarà compito degli specialisti interessati approntare la cura più adatta alla singola situazione».
Per quanto riguarda i bambini, quando è bene sottoporli a un esame di questo tipo?
«Nel caso dei bambini, se i genitori si accorgono che il proprio figlio cammina male o che le suola delle sue scarpe sono consumate in modo anomalo è bene che lo sottopongano a una visita, perché la prevenzione è importante, meglio evitare che uno scompenso minimo possa provocare nel tempo una postura sbagliata permanente, capace di creare danni a livello organico destinati a divenire definitivi. C’è però da dire che fino a circa i 5 anni buona parte dei piccoli ha i piedi piatti, che poi con il passare degli anni si sistemano da soli. La valutazione ha senso farla, quindi, solo a partire da quell’età: se il problema permane dopo i 5 anni la situazione può essere trattata con l’utilizzo di plantari ma anche con la ginnastica propriocettiva e muscolare finalizzata a donare al piede la sua naturale cavità. Dai 10-11 anni in poi la situazione cambia: se il piede piatto è di una gravità importante se ne occuperà l’ortopedico, anche eseguendo un piccolo intervento chirurgico che può essere fatto solo a quell’età. A partire dai 12 anni, inoltre può sorgere il problema della scoliosi che, anche in quel caso, non è di competenza del podologo ma di un altro specialista, in questo caso il fisiatra».
Sedi
-
12.000.000 Visite
-
1.000.000 pazienti
-
7.300 professionisti
-
190.000 ricoveri
-
12.000 medici