Quando andare da uno psicologo?

Decidere di rivolgersi ad uno psicologo per parlare di un problema personale è una scelta non sempre facile da elaborare ma che può essere necessaria quando non si riesce ad affrontare serenamente la propria quotidianità, un problema o un trauma, accorgendosi che il supporto di famiglia e amici non è più sufficiente.

Ne abbiamo parlato con la dott.ssa Ilaria Cipriani, psicoterapeuta di Humanitas PsicoCare.

Perché andare da uno psicologo?

Lo psicologo è una figura molto importante con cui confrontarsi su un determinato problema, attraverso uno spazio dedicato di ascolto e riflessione. Andare dallo psicologo può essere necessario nel caso in cui non si riesce a stabilire relazioni serene con gli altri (ed è qualcosa che accade spesso); quando nonostante l’impegno e la volontà di cambiare, si continua a soffrire, quando si avverte un senso di rabbia, tristezza o apatia, ma non solo. L’incontro con lo psicologo può essere utile anche quando accadono eventi traumatici o stressanti a noi in prima persona o a chi vogliamo bene e ci sta vicino. “A volte”, dichiara la dott.ssa Cipriani, “tornano alla mente cose accadute anni prima e quando ci ripensiamo stiamo ancora male e quei ricordi restano disturbanti anche se siamo soddisfatti di tanti obiettivi di vita raggiunti. In altri casi possiamo sentire una gran confusione, sentirci in “crisi” e non sapere cosa fare, che tipo di strada intraprendere”. Uno psicologo può essere d’aiuto anche per affrontare momenti importanti della vita, “anche se quei momenti non hanno di per sé nulla di doloroso e sono desiderabili per noi come una gravidanza, il parto o un’importante competizione sportiva”. 

Molte persone credono che chi va dallo psicologo sia pazzo. Non è assolutamente così. Insieme allo psicologo si esplorano emozioni, si riflette su di sé, si condividono storie e si costruisce un percorso di crescita.

Come ti cambia la psicoterapia?

L’obiettivo della psicoterapia è quello di far raggiungere al paziente il miglior equilibrio emotivo possibile, portandolo ad essere più sereno. “Ciò che si dovrebbe notare”, sottolinea la dottoressa, “è, nel corso di un tempo più o meno lungo, a seconda degli obiettivi e dal grado di malessere sperimentato, un cambiamento nel modo di reagire ad alcune situazioni di vita e relazioni, un miglioramento nella gestione delle emozioni che diventano attraversabili e non più sovrastanti”. È la terapeuta, insieme al paziente, a definire gli obiettivi. Sarà poi il paziente stesso, a conclusione della terapia, a riconoscere se ci sia stato o meno cambiamento positivo.

Quando cambiare lo psicologo?

La scelta di cambiare lo psicologo è un diritto di ogni paziente, ma prima di prendere questa decisione, soprattutto se inizialmente il professionista scelto vi piaceva, la dottoressa Cipriani consiglia di porsi alcune domande come: “Ho provato a esporre i miei dubbi e timori allo psicologo che mi sta seguendo?”; “Cosa sta succedendo in questo momento del percorso? Stiamo affrontando qualcosa di particolarmente doloroso e difficile che mi fa venire voglia di scappare?”; “Ci sono dei risultati che ho raggiunto a oggi in questo percorso o non è mai cambiato nulla?”; “Posso confrontarmi con qualcuno? Chiedere una seconda opinione professionale che mi aiuti a prendere una decisione consapevole e mi aiuti a comprendere se cambiare professionista sia davvero la scelta giusta?”. 

Psicologo: quando smettere?

Quando l’obiettivo stabilito precedentemente con il proprio terapeuta è stato raggiunto. Questo non significa non avere più difficoltà e aver cambiato radicalmente la propria vita. Per questo infatti, spesso succede che nonostante ci si senta meglio si decida comunque di continuare, lavorando su altri aspetti.

Quando lo psicologo interrompe la terapia?

“Le ragioni per cui un professionista decide di interrompere la terapia in corso possono essere di due ordini: il professionista si rende conto che il suo intervento non riesce e non può essere efficace ad aiutare quella persona che a lui si è rivolta, oppure subentrano motivazioni legate a eventi di vita del terapeuta stesso non più compatibili con il lavoro in corso (cambio di servizio; una malattia; una maternità). Ovviamente l’interruzione e la chiusura di un percorso va spiegata e accompagnata magari proponendo un invio ad altro professionista disponibile a continuare”.

Lo psicologo può mandarmi dallo psichiatra?

Sì. Generalmente, lo psicologo propone il coinvolgimento del medico psichiatra quando ritiene che il solo proprio intervento non sia sufficiente o sia incompleto per il raggiungimento del miglior stato di benessere della persona che a lui si rivolge. Psicologo e psichiatra lavorano insieme; l’affiancamento di uno psichiatra attraverso la prescrizione del farmaco quando opportuno, sostiene anche il percorso psicoterapeutico.

Trova lo specialista che fa per te
Psicoterapia
Dott.ssa Ilaria Cipriani
Visite ed Esami
Visita psicologica
Televisita psicologica
I numeri di Humanitas
  • 12.000.000 Visite
  • 1.000.000 pazienti
  • 7.300 professionisti
  • 190.000 ricoveri
  • 12.000 medici