“Mamma, papà, pappa”. Le prime parole dei bambini sono le più emozionanti, ma è bene ricordare che non imparano da soli: è compito dei genitori, o di chi se ne prende cura, sostenerli al meglio. Il linguaggio è qualcosa che si assorbe e si apprende dall’ambiente circostante. Come stimolarlo nel modo corretto?
Abbiamo chiesto consiglio alla dott.ssa Dana Dell’Ariccia, logopedista presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care Murat e De Angeli a Milano.
Un ambiente ricco e stimolante fin dai primi mesi di vita è fondamentale nella determinazione dello sviluppo cognitivo, comunicativo e linguistico sviluppo dei bambini. Numerose sono le evidenze scientifiche che dimostrano come i genitori e le figure principali che ruotano intorno ai bambini giochino un ruolo fondamentale nel loro sviluppo comunicativo, linguistico e cognitivo (Catherine, Rufan, & Lulu, 2014); (Mila & Kutlay, 2018).
A che età si dicono le prime parole?
«Per rispondere a questa domanda è importante premettere che nello sviluppo del linguaggio esiste una notevole inter-individualità e che ogni bambino sviluppa il suo linguaggio in tempi e in modi diversi. Nonostante ciò, le evidenze scientifiche hanno individuato alcune tappe fisiologiche all’interno delle quali il bambino dovrebbe rientrare. L’età di comparsa delle prime parole in generale si colloca tra gli 11 e i 13 mesi di età.
Successivamente, nello sviluppo lessicale possiamo distinguere due fasi principali che si susseguono durante il secondo anno di vita. La fase iniziale (12-16 mesi circa) è caratterizzata da un vocabolario abbastanza ridotto che in media si attesta intorno alle 50 parole (Camaioni & Di Blasio, 2007). Durante la fase successiva (17-24 mesi) si verifica la cosiddetta “esplosione del vocabolario” che si caratterizza per una maggiore rapidità nell’acquisire parole nuove (Goldfield & Reznick, 1990). È in questa fase che il bambino inizia a formulare le prime frasi associando due paroline; “mamma, pappa” “da palla”».
Qual è il ruolo dei genitori nello sviluppo linguistico? Esistono delle strategie per stimolare i più piccoli al meglio?
«Ovviamente sì, in questo articolo vedremo insieme dieci strategie che possiamo utilizzare per stimolare il linguaggio dei più piccoli!
1. Guardalo negli occhi: la maggior parte delle informazioni che riceviamo viene inizialmente elaborata attraverso la nostra visione. Sebbene la vista non sia completamente sviluppata alla nascita, è stato osservato che i bambini di appena 2 giorni mostrano una preferenza per i volti che li guardano (Stefanie, Michel, Vincent, Eugenio, & Striano, 2014). Numerosi studi dimostrano che il contatto visivo sia fondamentale per lo sviluppo socio-emotivo, comunicativo e linguistico. Guardalo negli occhi quando giocate, quando cerca di dire le prime paroline e quando gli parlate.
2. Sostieni e facilita l’utilizzo dei gesti: ricordiamo come le parole non sono l’unico modo che abbiamo per comunicare. Ancor prima di cominciare a parlare, i bambini piccoli indicano, stabiliscono un contatto visivo e usano la comunicazione gestuale per comunicarci ciò che vogliono. Le evidenze scientifiche dimostrano come esista una continuità tra la comunicazione gestuale e linguistica: una netta interazione tra azioni, gesti e parole. I gesti servono per pensare e per parlare, sono correlati con il livello di sviluppo cognitivo e favoriscono lo sviluppo linguistico. I genitori devono quindi favorire e sostenere nei bambini l’uso dei gesti (Capricci & Volterra, 2008). Riconoscere, incoraggiare e rinforzare positivamente questi precursori del linguaggio pone le basi per la produzione di parole e il linguaggio che verrà in seguito.
3. Giocate insieme: Una delle più frequenti forme di gioco nella prima infanzia è quella del gioco simbolico; questo tipo di gioco favorisce l’abilità del bambino di esprimersi attraverso il linguaggio (Quinn & Kidd, 2019). Nel gioco simbolico il bambino usa un oggetto come se fosse un altro oggetto, attribuendogli proprietà che non possiede; per esempio, se il bambino vuole giocare a fare il dottore e non ha gli strumenti, userà una matita o un pennarello come termometro, una costruzione per la scatola delle medicine e una scatola per la valigetta e così via. Viene appunto chiamato “simbolico” perché è caratterizzato da un processo di significazione indiretta, tipico di tutte le manifestazioni simboliche: qualcosa viene utilizzato per rappresentare qualcos’altro. Secondo l’autore Vygotskij il gioco è un’attività basilare per lo sviluppo intellettivo e, nella prima infanzia, la più importante. Mentre giocate insieme, fate domande, in modo tale da suscitare l’interesse e mettere alla prova la padronanza del vocabolario. Giocando con il vostro bambino, migliorerete non solo il linguaggio, ma anche l’attenzione, l’ascolto, la capacità di aspettare il proprio turno, il rispetto delle regole.
4. Leggete insieme: la lettura condivisa è probabilmente una delle attività più preziose che potete fare per sostenere il linguaggio dei vostri bambino. I libri contengono una varietà di parole e molte di queste parole non sono quelle che usereste in una conversazione quotidiana con vostro figlio.
La lettura condivisa offre numerosi spunti per stimolare l’apprendimento del bambino sotto tutti i punti di vista: favorisce lo sviluppo comunicativo, linguistico e cognitivo così come l’attenzione condivisa, prerequisito per ogni tipo di gioco e attività interattiva. In particolare, a livello linguistico l’ascolto di una storia tramite la lettura di un libro fin dai primi mesi di vita stimola la comprensione verbale e permette di apprendere le prime parole in modo naturale. Inoltre, coinvolgere fin da piccolo un bambino nella lettura condivisa permette di costruire una buona relazione, basata sullo scambio di emozioni, sull’interazione e sull’affetto (Dunst, Valentine, Raab, & Hamby, 2013). Non abbiate paura di leggere le parole che pensate che il vostro bambino non conosca ancora. Anche se è piccolo, il suo cervello è una spugna. Spiega cosa significa la parola e poi cerca di usarla nelle conversazioni quotidiane.
5. Crea opportunità: esistono infinite occasioni per stimolare il linguaggio di vostro figlio. Fate in modo che viva diverse e stimolanti esperienze che gli permettano di imparare parole nuove. Portatelo al parco, allo zoo, in fattoria, al museo, al cinema e stimolate poi la condivisione delle esperienze e delle emozioni. Se, per esempio, il bambino va in piscina solo con i genitori, al rientro fate in modo che racconti l’esperienza ai fratelli o ai nonni, non solo facendogli raccontare quello che è successo, ma anche condividendo le emozioni provate (gioia, paura, rabbia, sorpresa).
6. Non sostituirti: “Io so già quello che vuole ancor prima che me lo dica!” Molto spesso ci sostituiamo ai più piccoli perché già sappiamo quello di cui hanno bisogno; in questo modo, però non gli diamo il tempo e il modo di comunicare e di sviluppare a pieno la competenza linguistica e comunicativa.
Per esempio, invece di dare a vostro figlio la palla che vuole, lasciategliela fuori dalla portata, ma ben visibile in modo tale da stimolare la richiesta.
7. Usa il linguaggio parallelo: quando siete nella stessa stanza del vostro bambino, parlate ad alta voce di ciò che gli sta succedendo. Usate le parole per descrivere ciò che vostro figlio fa, vede, sente o prova. Il vostro bambino non deve necessariamente essere vicino a voi o prestare la massima attenzione. L’importante è che vi senta! È molto importante usare un linguaggio chiaro, lento, semplice e ricco di frasi brevi.
Esempi: Quando siete in cameretta e vostro figlio sta giocando potreste dire “ahh quanto è bello il gioco del treno”, “il treno è rosso e giallo “, “ora cambiamo gioco” “prendiamo il gioco del telefono”.
8. Amplia e riformula: non correggete direttamente quando vostro figlio fa un errore, fornitegli, però, il modello corretto! Se vostra figlia dice “camion rosso”, potete espandere la sua frase dicendo: “Sì, è un grande camion rosso”. Se il bambino dice: “Il drago che salta sul letto”, puoi riformulare dicendo: “Bravo! Il drago sta saltando sul letto”. Usate l’intonazione per evidenziare le parole su cui volete che vostro figlio si concentri.
9. Domande aperte: evitate le domande chiuse! Fate in modo che il bambino possa parlare il più possibile, evitate domande come “vuoi la pasta al sugo?” e preferite “cosa vorresti mangiare a cena”. Se tua figlia ancora parla poco prova a fare domande fornendo due/tre alternative “Vuoi la macchinina rossa o il treno?”; in questo modo la risposta sarà diversa da un semplice “sì” o cenno con la testa, ma la spronerà a produrre più paroline.
10. 1…2…3 “Dategli il tempo!” Non mettetegli fretta. Quando per esempio fate una domanda dategli qualche secondo in più per elaborarla e pensare ad una risposta. Qualora questa non dovesse arrivare richiamate l’attenzione e riformulate la domanda utilizzando altre parole:
Esempio:
. Papà: “Amore, oggi cosa vogliamo fare?”
. Francesca: …
. Papà: “…”
. Papà: Franci, cosa vorresti fare? …
Queste sono solo alcune delle diverse strategie che possono essere utilizzate per stimolare al meglio lo sviluppo del linguaggio dei più piccoli!
Se pensate che vostro figlio possa avere qualche difficoltà non esitate a rivolgervi ad un logopedista che possa valutare al meglio la situazione e possa consigliarvi quali strategie usare e vagliare la possibilità di intraprendere un trattamento logopedico».
Bibliografia
Camaioni, L., & Di Blasio, P. (2007). Psicolgia dello sviluppo. Bologna: Il Mulino.
Capricci, O., & Volterra, V. (2008). Gesture and speech, The emergence and development of a strong and changing partership.
Catherine, T.-L., Rufan, L., & Lulu, S. (2014). Parents’ Role in Infants’ Language Development and Emergent Literacy.
Dunst, C., Valentine, A., Raab, M., & Hamby, D. (2013). Relationship between child participation in everyday activities and early literacy and language development.
Goldfield, & Reznick. (1990). Early lexical acquisition and the vocabulary spurt: a response to Goldfield & Reznick.
Mila, S., & Kutlay, Y. (2018). Early language development and education: teachers, parents and children as agents.
Quinn, S., & Kidd, E. (2019). Symbolic play promotes non-verbal communicative exchange in infant–caregiver dyads. British Journal of Developmental Psychology.
Stefanie, H., Michel, C., Vincent, R., Eugenio, P., & Striano, T. (2014). Eye contact during live social interaction modulates infants’ oscillatory brain activity. Social Neuroscience.
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