Il dito a scatto, o tenosinovite stenosante dei tendini flessori (o del tendine flessore, nel caso del pollice), è un disturbo piuttosto frequente nelle donne ma anche nei ragazzi, a causa del continuo uso di cellulari, tablet o joystick: il dito si blocca in flessione, con una sensazione di scatto quando le dita vengono distese. A volte è transitorio, altre volte richiede un intervento chirurgico.
Ne abbiamo parlato con la dott.ssa Laura Frontero, chirurgo della mano presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care di Lainate.
Che cosa si intende per “dito a scatto”?
“I tendini delle dita passano nel canale digitale, che è composto da una serie di pulegge, che a loro volta dobbiamo immaginare come degli anellini: quando piego il dito il tendine si muove, ma resta all’interno del canale. Quando il tendine si infiamma, invece, sfrega contro le pulegge aumentando così l’infiammazione e, quando questa si cronicizza, il tendine ha una dimensione tale da non riuscire più a passare attraverso la puleggia alla base del dito, per cui si verifica il tipico movimento a scatto”.
Che effetti ha il dito a scatto sulla nostra vita quotidiana?
“Il dito a scatto è una patologia che ha conseguenze immediate sulla qualità della vita del paziente. Sia a causa del dolore, sia a causa della limitata mobilità del dito. È una condizione che inizialmente provoca solo dolore, a cui con il tempo si aggiunge il tipico scatto, fino ad arrivare all’effettiva impossibilità di piegare completamente il dito.
Spesso, il paziente, soprattutto al risveglio, non riesce a stendere il dito ed è costretto ad aiutarsi con l’altra mano per aprirlo: una manovra che provoca particolarmente dolore. Inoltre, nelle fasi più avanzate, il dito potrebbe non piegarsi più, restando fermo in posizione leggermente flessa, rendendo azioni anche banali, come tagliare le verdure o tirare su e giù le tapparelle, sempre più difficili”.
Diagnosi e trattamento
“Per diagnosticare il dito a scatto non sono necessari esami, basta una diagnosi clinica che consiste nell’osservazione, nei casi in cui presente, di un franco scatto accompagnato da dolore alla base del dito. Nelle fasi iniziali possiamo ricorrere a trattamenti conservativi, come i tutori, o, in fase più acuta, alle infiltrazioni di cortisone.
Quando non si ottengono i benefici sperati o quando la patologia è già in uno stadio più avanzato è necessario l’intervento chirurgico che risulta essere risolutivo.
Come funziona l’intervento chirurgico?
“Si tratta di un’operazione mininvasiva, in anestesia locale, della durata di circa cinque minuti. Il chirurgo effettua una piccola incisione alla base del dito e da lì apre la prima puleggia da cui passa il tendine. L’operazione interrompe il meccanismo che fa persistere l’infiammazione e il dito riprende la sua normale mobilità”, conclude la specialista.
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