Il disturbo d’ansia di malattia, noto come ipocondria, è una condizione di disagio caratterizzata da una preoccupazione eccessiva di avere o sviluppare una grave malattia, con gravi riflessi nella vita di tutti i giorni. Generalmente si presenta in età adulta, e interessa una percentuale rilevante (varia tra l’1,3% e il 10%) della popolazione generale. Ne parliamo con la dott.ssa Paola Della Porta, psicoterapeuta del centro Psico Medical Care.
Come riconoscere l’ipocondria?
Se si è realmente affetti da una malattia, provare ansia è del tutto fisiologico: si chiama “ipocondria cum materia”. Non solo è normale, ma è anche utile, perché aiuta sia la nostra mente che il nostro corpo a reagire con intensità e prontezza ad una condizione che rappresenta una minaccia per la nostra salute.
Il disturbo d’ ansia di malattia si caratterizza invece per una manifestazione di ansia eccessiva e sproporzionata rispetto alla gravità della patologia, che perdura nel tempo (almeno 6 mesi); in questo caso l’ipocondria può presentarsi sia in presenza di una malattia (ma sovrastimata per gravità), sia in sua assenza.
Come si manifesta?
Tipicamente, si manifesta attraverso un alto livello di ansia nei confronti del proprio stato di salute e uno stato di elevato allarme rispetto al tema della malattia, con relativo dispendio di tempo e di energie.
Si possono sviluppare due possibili comportamenti opposti: da un lato, chi ne soffre mostra comportamenti eccessivi legati alla salute (ad esempio, esegue visite mediche ad ogni minimo sintomo percepito). Dall’altro lato, evidenzia comportamenti di evitamento del tutto disadattativi (evita ospedali e visite mediche).
Si tratta sempre di ipocondria?
L’ipocondria comporta sintomi generalmente lievi, che vengono interpretati come segno di una patologia (e il pensiero rimane polarizzato sulla gravità delle conseguenze e la paura della condizione di malato), nel disturbo da sintomi somatici si riscontra invece una sintomatologia fisica concreta ben individuabile, ed è l’ansia derivante dalla paura della sua non risoluzione e dai dubbi connessi alle cure che polarizza l’attenzione del paziente.
Nel disturbo d’ansia generalizzata e nel disturbo di panico le preoccupazioni “ipocondriache” sono centrate sui sintomi fisici dell’ansia o dell’attacco di panico: queste persone hanno una eccessiva tendenza ad ascoltare reazioni che comunemente si associano a uno stato di ansia – come tachicardia e sudorazione – e le catastrofizzano. Per il GAD, la preoccupazione è centrata sull’iper stima della minaccia poco rilevante, ma presente in ogni evento di vita (arrivare in ritardo, non saper gestire un compito, dover prenotare un viaggio); nel disturbo di panico, invece, la paura principale è la sensazione di avere una spada di Damocle puntata sulla testa, che ci limita (e se fossi colpito da un attacco di panico, proprio in questo momento?).
Rispetto al disturbo ossessivo-compulsivo, che può a volte riguardare il timore di contrarre una malattia futura, nell’ipocondria sono assenti ossessioni e compulsioni e l’ansia da malattia è collocata nel presente. Il paziente con DOC non si rassicura con visite mediche, ma con comportamenti di prevenzione (misure anti contagio, eccessivo lavaggio delle mani) talvolta irragionevoli (gesti scaramantici ripetuti con senso di obbligatorietà).
Anche nel disturbo depressivo maggiore possono essere presenti preoccupazioni circa la propria salute, ma sono sottostanti all’episodio depressivo: ciò che pervade i pensieri del paziente sono la sensazione di tristezza, di fatica a vivere, di apatia, l’incapacità a provare piacere. In determinate forme di depressione la paura di una malattia può diventare delirio, una vera convinzione di essere malato.
Come si può trattare l’ipocondria?
Per le caratteristiche del disturbo, è verosimile che la persona che ne soffre abbia più facilmente accesso a continue visite mediche, rispetto a cure nel campo della salute mentale. Allo stesso modo, potrebbe mostrarsi contraria all’assunzione di farmaci, per la paura stessa di avere danni alla propria salute.
Un trattamento efficace è in grado di integrare trattamenti di tipo farmacologico e psicoterapeutico. I farmaci psicotropi e la psicoterapia agiscono con beneficio nell’alleviare i sintomi fisici – modulando le preoccupazioni nella loro caratteristica di eccesso e inappropriatezza – e nel dare il giusto senso alla condizione di malato, con cui il paziente si identifica.
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