Quando si parla di prevenzione del tumore del seno ci si riferisce a due differenti tipi di attenzione: quella primaria e quella secondaria.
La prevenzione primaria è quella che tutte le donne possono attuare nella vita di tutti i giorni attraverso il controllo dei loro stili di vita, in particolare di aspetti legati ad alimentazione, attività fisica, controllo del peso, abolizione del fumo e controllo del consumo d’alcol.
La prevenzione secondaria è invece quella che viene osservata quando ci si sottopone a visite cliniche e a esami strumentali specifici.
Parliamo di queste visite ed esami – e in particolare della mammografia – con la dottoressa Cinzia Monti, specialista in Radiodiagnostica che svolge la sua attività in Humanitas Gavazzeni e in Humanitas Medical Care di Bergamo.
A partire da quale età, dal punto di vista della prevenzione del tumore del seno, è bene sottoporsi a visite o esami strumentali specifici?
«Fin dai 20 anni è possibile sottoporsi a una visita senologica e, se richiesto dallo specialista, a eventuali esami complementari, come l’ecografia mammaria, in particolare se nell’ambito della famiglia ci sono precedenti di tumore al seno».
Da quale età, invece, è consigliato sottoporsi a una mammografia?
«È fondamentale individuare in modo precoce la presenza di un tumore al seno, sottoponendosi a esami di screening specifici, che consentono di individuare il tumore in fase preclinica, ossia prima che dia segni di sé, perché è dimostrato che la maggior parte dei tumori mammari diagnosticati in questa fase ha una prognosi migliore. Secondo le attuali indicazioni internazionali la mammografia – che è l’esame di riferimento in questo ambito – deve essere eseguita a partire dai 40 anni, con successiva cadenza annuale. La mammografia consente di evidenziare l’eventuale presenza di lesioni mammarie, in particolare la patologia tumorale, che può presentarsi sotto forma di opacità nodulari a morfologia e margini irregolari, di microcalcificazioni polimorfe o di aree di distorsione della struttura mammaria. La mammografia consente di valutare anche la densità della mammella e di conseguenza la necessità o meno di completare la prevenzione strumentale con l’esame ecografico».
La mammografia è un esame invasivo o pericoloso?
«Non è invasivo, si tratta di un esame che si basa sull’utilizzo di raggi X la cui esposizione, grazie all’utilizzo di innovative strumentazioni diagnostiche, non rappresenta un pericolo per la donna che vi si sottopone. Non è nemmeno un esame doloroso: per eseguire una buona mammografia e poter erogare la minor dose di radiazioni possibile è necessaria un’adeguata compressione del seno, che può generare solo un po’ di fastidio».
Come agisce la mammografia?
«Le radiazioni ionizzanti utilizzate nell’esecuzione di questo esame attraversano l’area del seno e consentono di verificarne il grado di salute analizzando l’immagine che viene riprodotta su uno schermo collegato allo strumento di analisi. Oggi questo esame è ancora più preciso grazie alla tomosintesi, esame tridimensionale che consente di analizzare, sullo schermo, la mammella suddivisa in strati dello spessore di un millimetro. La tomosintesi migliora l’accuratezza dell’esame mammografico, aumentandone sia la sensibilità, cioè la possibilità di riconoscere i tumori, sia la specificità, riducendo il numero dei falsi positivi. Un vantaggio che viene ottenuto, importante sottolinearlo, senza che vi sia un aumento dell’esposizione alle radiazioni, dal momento che queste sono le stesse utilizzate nello svolgimento di una mammografia tradizionale».
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