Tutte le società scientifiche ed organizzazioni mondiali che si occupano di salute, riconoscono l’obesità come una malattia vera e propria. Non è dunque solo un problema estetico, ma un disturbo che si ripercuote e influisce sulla salute, sulla mortalità e come fattore di rischio per altre patologie come artrosi, problemi respiratori (apnee del sonno), cardiocircolatori (infarto, trombosi, ischemia), psicologici (depressione, psicosi) ed oncologici. Senza trascurare, purtroppo, i riflessi sulla vita quotidiana e, in alcuni casi, anche sociale di chi ne soffre.
Un disturbo, come anche il sovrappeso, che deve essere preso in seria considerazione e mai sottovalutato. Ne abbiamo parlato con il dottor Giandomenico Mascheroni, endocrinologo di Humanitas Medical Care Varese.
I numeri: Italia, fanalino di coda in Europa
Stando ai dati più recenti, sono circa 25 milioni gli italiani in sovrappeso, 6 milioni gli obesi (+10% rispetto al 2001), 1 bambino su 4 è in sovrappeso, mentre 1 su 8 è obeso. “Si tratta di numeri disastrosi in termini di incidenza della patologia anche in paesi in via di sviluppo, afferma lo specialista. A livello mondiale, infatti, è nata una task force da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per affrontare il problema. L’impatto dei numeri nel nostro paese è molto impressionante sia in termini attuali che prospettici, con enorme rilevanza anche sul piano di economia sanitaria”.
Obesità, sovrappeso e normopeso: l’indice BMI di massa corporea
L’obesità è una malattia dovuta ad un accumulo patologico di grasso corporeo e si differenzia dal sovrappeso in base all‘indice di massa corporea (BMI). Quando è pari o superiore a 30 parliamo di obesità (di primo, secondo, terzo grado e super obesità per bmi superiori a 50), tra 25 e 30 BMI si parla di sovrappeso, mentre un paziente con un BMI inferiore a 25 è in normopeso. Ovviamente, questi valori sono indicativi e non assoluti, devono essere contestualizzati con il paziente caso per caso in base ad altre valutazioni, come la circonferenza vita e il rapporto vitafianchi o valutazioni più accurate come la determinazione della composizione corporea.
Se una persona di normale BMI ha una possibilità dell’80% di arrivare a 70 anni, questa scende al 60% per BMI superiore tra 35 e 40 e addirittura al 50% per BMI superiore a 40.
La perdita di peso è un passo decisivo nel trattamento dei problemi di salute legati all’obesità. Un trattamento che si fonda su tre pilastri e passaggi fondamentali e multidisciplinari, anche se come per qualsiasi trattamento e terapia, si differenziano in base alle esigenze di ogni paziente: stile di vita, terapia medica e terapia chirurgica. Con il dottor Mascheroni approfondiamo il secondo ‘step’, ossia la terapia medica farmacologica.
La terapia medica
La terapia medica consiste in un trattamento farmacologico che ha l’obiettivo di ridurre il peso corporeo, agendo a livello intestinale o sui centri nervosi (ad esempio, nucleo arcuato dell’ipotalamo). E’ indicata solo ed esclusivamente in persone con un indice BMI superiore a 30 o superiore a 27, in presenza di comorbilità e può essere prescritta solo da un medici specialisti come endocrinologi, cardiologi, medici in scienze dell’alimentazione e medico internista, che spesso lavorano in équipe anche con uno psicologo.
Il futuro: la speranza di nuove cure
“Nei prossimi anni nutriamo grandi speranze per le scoperte che sono state fatte su tanti ormoni, come ad esempio la leptina e la grelina, che sono fondamentali nella regolazione del bilancio energetico, oltre che su prospettive terapeutiche basate su tali assi ormonali, sullo sviluppo di altre molecole (in arrivo la semaglutide), sugli studi relativi al microbiota intestinale. Sono studi e ricerche che porteranno nell’immediato futuro a ulteriori possibilità e a nuove armi terapeutiche per contrastare l’obesità. E’ un futuro fertile”, ha rassicurato il dottore.
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