I disturbi comunicativi nella popolazione adulta sono molto spesso legati all’età, ma anche a diversi tipi di patologie (neurodegenerative, neurovascolari, traumatiche ecc.) che hanno una grave ripercussione sulla voce e sulla capacità di linguaggio, tanto da compromettere la qualità della vita dell’individuo.
Da qui l’importanza della figura del logopedista, il professionista che, attraverso un’approfondita analisi di quelle che possono essere le cause della disabilità comunicativa, stabilisce un programma riabilitativo per il recupero della funzione risultata deficitaria.
Per saperne di più, abbiamo intervistato la dottoressa Camilla Parnisari, logopedista in Humanitas Medical Care Varese.
Dottoressa, quali sono le più frequenti patologie di interesse logopedico nella popolazione adulta?
“Le più comuni disabilità della popolazione adulta sono principalmente la disartria, l’afasia e la disfonia. La disartria è un disordine del linguaggio dovuto a un’alterazione del controllo di quei muscoli che permettono l’articolazione delle parole. La disartria è, quindi, un disturbo motorio del linguaggio. Per cui una persona disartrica può presentare delle anomalie nella velocità e precisione dell’eloquio, oppure nella coordinazione dei vari movimenti che riguardano la produzione delle parole”, spiega la dottoressa.
“Un’altra problematica molto comune è l’afasia, ossia l’alterazione o la perdita della capacità di comunicare, quindi sia la capacità di esprimersi sia di comprendere il linguaggio scritto o parlato. Le afasie vengono distinte in afasie fluenti e non fluenti in base al tipo di deficit del paziente; per esempio, il soggetto afasico può non comprendere il linguaggio ma avere una produzione dello stesso molto ampia, spesso senza un controllo, senza una logica, o viceversa, avere un’ottima comprensione senza riuscire però a produrre le parole”, afferma.
“Una terza disabilità comunicativa frequente è la disfonia, cioè l’alterazione del timbro della voce e quindi del suono prodotto dalla laringe (voce debole, rauca, afona ecc.), che può provocare disturbi a livello comunicativo/linguistico”, aggiunge la logopedista.
Da quali malattie possono derivare questi disturbi?
“Le patologie neurologiche come la disartria e l’afasia possono essere causate da malattie degenerative, come il morbo di Parkinson, la Sclerosi Multipla, la SLA (Sclerosi Laterale Amiotrofica), o da malattie infiammatorie, come le encefaliti, oppure da tumori che interessano le aree adibite al linguaggio del cervello, da traumi cranici, o ancora da malattie vascolari come, per esempio, l’ictus, sia nella forma ischemica sia in quella emorragica”, spiega la dottoressa.
“Le disfonie, invece, – prosegue – sono dovute soprattutto a cause organiche, come laringiti, alterazioni delle corde vocali, tumore della laringe, problematiche dopo un intervento chirurgico, ecc., ma anche da cause neurologiche.”
Disartria, afasia e disfonia sono condizioni che potrebbero coesistere nello stesso momento dopo un evento traumatico.
Come vengono diagnosticate?
“La diagnosi di questi disturbi viene effettuata dal neurologo attraverso un’analisi clinica, seguita da una valutazione, sia qualitativa sia quantitativa, da parte del logopedista tramite l’utilizzo di alcuni test, a cui viene sottoposto il paziente, che permettono di individuare quali e in che misura le abilità relative alla voce e al linguaggio risultano deficitarie”, spiega l’avvocato specialista.
Per quanto riguarda, in particolare, la disfonia, di solito la valutazione clinica da parte del medico prevede l’esecuzione di un esame strumentale, la fibrolaringoscopia, svolta normalmente dall’otorinolaringoiatra o dal foniatra, che consente di vedere il problema anche dall’interno del corpo.
“Per una maggiore completezza d’indagine in caso di afasia – precisa la dottoressa – al neurologo e al logopedista spesso si affianca la figura del neuropsicologo, perché nel quadro di questo disturbo possono rientrare delle alterazioni neuro-psicologiche, come disturbi dell’attenzione, della memoria, della pianificazione, della risoluzione di situazioni problematiche (problem solving)”.
In che cosa consiste la terapia logopedica?
“Sulla base dell’esito delle prove, il logopedista stabilisce il piano di trattamento, chiamato programma riabilitativo, che ha l’obiettivo di migliorare oppure di mantenere una funzione, quindi una capacità risultata o assente o deficitaria alla prova testale”, riferisce la specialista.
Per cui, l’intervento eseguito dal logopedista può essere di due tipi: riabilitativo, per migliorare delle determinate abilità al fine di produrre un effetto a lungo termine, oppure compensativo, quando l’abilità non può essere mantenuta, per cui si cerca un compenso.
Si possono risolvere completamente queste criticità?
“La riabilitazione logopedica non sempre può condurre a un recupero totale della funzione, soprattutto dopo eventi vascolari di notevole entità. Il logopedista aiuta a migliorare delle abilità che sono deficitarie o a compensarle”, afferma l’esperta.
“Nella riabilitazione – prosegue – un fattore che spesso gioca un ruolo fondamentale, è rappresentato dalla tempistica di intervento. A questo si aggiunge un altro aspetto molto importante, che è la rivalutazione periodica del trattamento, seguendo le linee guida per ogni patologia, al fine di poter verificare i progressi raggiunti dal paziente ed, eventualmente, apportare delle modifiche per migliorare l’efficacia della terapia”, conclude la dottoressa Parnisari.
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