“Alla ricerca delle lacrime perdute.” Suona strano ma c’è chi, soffreddo di secchezza oculare, vorrebbe scoppiare in un pianto “umidificante”.
Una delle più recenti ricerche scientifiche, pubblicate sul British Journal of Opthalmology, ha appurato che circa il 20% degli adulti, oltre i 40 anni, soffre del disturbo noto come “occhio secco”. I numeri tendono a crescere. Tale sindrome, detta da Disfunzione Lacrimale, è una patologia che si manifesta anche dopo anni in due principali forme: quella causata da ridotta produzione lacrimale (ipolacrimia) e quella derivante da eccessiva evaporazione lacrimale (dislacrimia).
Alla base di questo trend vi è sicuramente il prolungato uso di PC, tablet e smartphone, davanti ai quali trascorriamo ore intere. Quando, infatti, ci concentriamo su una specifica attività che richiede un impegno continuo della vista, la frequenza con cui si battono le palpebre diminuisce e si incrementa il fenomeno di evaporazione: tutto ciò può indurre una riduzione del film lacrimale che protegge l’occhio.
Ne sono responsabili anche le modifiche degli equilibri ormonali nelle donne durante la menopausa, in particolare i diminuiti livelli di estrogeni che possono causare una progressiva atrofia delle ghiandole di Meibonio (produttrici dello strato lipidico delle lacrime) che, ostruendosi, riducono la quantità di secrezione lipidica.
“Spie della sindrome dell’occhio secco – spiega il dottor Claudio Lucchini, specialista in Oculistica di Humanitas Medical Care – sono bruciore, arrossamento, fotofobia, vista appannata e la sensazione di un corpo estraneo nel bulbo oculare.”
Questo disturbo, oltre al fastidio che lo contraddistingue, se non trattato adeguatamente può peggiorare, inducendo una condizione di infiammazione cronica dell’occhio, che si trova esposto a tutti gli agenti esterni.
Quale è la cura più efficace?
L’obiettivo della terapia è ripristinare la pellicola lacrimale, ricreando la triplice stratificazione naturale (composta da un primo strato mucoso profondo, uno acquoso intermedio e un terzo lipidico superficiale). “Sicuramente – precisa lo specialista – l’impiego di lacrime artificiali può essere determinante. Un altro importante aiuto viene da piccoli accorgimenti che suggeriscono di esporsi quanto meno possibile allo smog, proteggere gli occhi con lenti solari e cessare il vizio del fumo”.
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