Sovrappeso e obesità, età oltre i 35 anni, gravidanze precedenti o gemellari, muscoli addominali deboli sono alcuni dei fattori di rischio della diastasi addominale, patologia post partum che colpisce il 30% delle donne e neo mamme.
Ne parla il professor Jacques Lucien Megevand, responsabile di Chirurgia Generale di Humanitas San Pio X, che avvicina la sua professionalità ed esperienza di primario ai cittadini, ricevendo anche nei poliambulatori di Humanitas Medical Care Murat.
Diastasi addominale: di cosa si tratta
La diastasi dei muscoli retti dell’addome “non dipende dal tipo di parto, naturale o con taglio cesareo – spiega Megevand – ma è una conseguenza fisiologica della gravidanza che lascia l’addome della donna più rilassato per qualche mese dopo il parto”.
“Per diastasi addominale si intende la separazione del muscolo retto addominale lungo la “linea alba”, la linea mediana che congiunge il muscolo retto addominale di destra e di sinistra per contenere gli organi interni – spiega il medico -. A causa della distensione dell’utero e dell’aumento dell’addome durante la gravidanza, la cosiddetta linea alba formata da tessuto connettivo tende a sfibrarsi e assottigliarsi,
causando così la separazione dei muscoli retti dell’addome”.
Non è solo una questione estetica
“Oltre all’aspetto estetico, sicuramente importante per ogni donna – chiarisce ancora l’esperto -, la diastasi addominale può portare con sé anche altri sintomi, disturbi o patologie e limita fortemente l’attività sportiva”.
Tra queste, le più diffuse sono: mal di schiena (dorsale o lombare), ernia ombelicale e/o ernia epigastrica, gonfiore addominale, disturbi della digestione, sensazione di pesantezza nella zona pelvica alterazioni della postura in iperlordosi (accentuata curva della colonna lombare).
La diagnosi
Per riconoscere la presenza di diastasi addominale è necessaria la valutazione e la diagnosi da parte del chirurgo, tramite una visita specialistica chirurgica, e l’aiuto di un’ecografia per poter verificare lo stato della parete addominale.
La chirurgia è la soluzione, ma solo in centri specializzati
L’unica soluzione per risolvere la diastasi addominale è l’intervento chirurgico ma, avverte il primario in Humanitas, “si tratta di un intervento delicato, da eseguire in centri specializzati con competenze specifiche”.
“L’operazione prevede la riparazione della diastasi con suture particolari o il posizionamento di reti sintetiche per ricongiungere in modo definitivo i muscoli retti addominali – chiarisce il professore-. La rete, parzialmente riassorbibile, viene posizionata sotto i muscoli e ha la funzione di irrobustire la parete addominale, riducendo al minimo il rischio di recidive”.
Il post operatorio
“La dimissione avviene dopo 2-3 giorni, con la raccomandazione di portare una fascia addominale per un mese. Trascorso il tempo di guarigione biologica dei tessuti, la paziente può tornare a fare qualunque attività fisica, anche sportiva”, assicura Megevand.
Per l’eccesso di pelle addominale interviene anche il chirurgo plastico
Specie nelle donne che hanno avuto più gravidanze, la diastasi addominale può essere accompagnata da un eccesso di pelle a livello dell’addome: “in questo caso – spiega il dottor Massimo Callegari, responsabile di chirurgia plastica di Humanitas San Pio X -, direttamente durante l’intervento di riduzione della diastasi, si effettua anche un intervento di chirurgia plastica dell’addome, che si realizza con una incisione realizzata appena sopra al pube simile ad un taglio cesareo. La pelle in eccesso viene così rimossa, i lembi suturati e quello che resta è una cicatrice minima che rimane ben celata. Il risultato in termini estetici e di recupero della “silhouette” è molto stabile”.
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