L’intestino irritabile, noto anche come sindrome dell’intestino irritabile (IBS), è un disturbo gastrointestinale caratterizzato da sintomi come gonfiore, dolore addominale, alvo alterno con diarrea o stitichezza, crampi, affaticamento e malessere generale. Questa condizione può ridurre significativamente la qualità della vita di chi ne soffre, soprattutto nella popolazione femminile.
Ce ne parla la dottoressa Linda Fazzini, gastroenterologa presso Humanitas San Pio X e l’ambulatorio di Humanitas Medical Care Murat a Milano.
Perché il sesso femminile è più colpito dall’intestino irritabile?
Le differenze di genere influenzano vari aspetti fisiologici e psicologici, determinando differenze sia nella manifestazione dei sintomi che nelle strategie di trattamento tra femmine e maschi con sindrome dell’intestino irritabile. Le ricerche mostrano che l’IBS colpisce le donne più frequentemente degli uomini, con una maggiore prevalenza della forma associata a stitichezza. Questo indica che fattori come gli ormoni sessuali e altre caratteristiche legate al genere possono avere un impatto significativo sulla fisiopatologia del disturbo.
Le donne con intestino irritabile, infatti, riportano sintomi più intensi rispetto agli uomini, manifestando frequentemente affaticamento, ansia e depressione con un impatto negativo sulla qualità della vita. Le variazioni ormonali, come quelle legate al ciclo mestruale, possono peggiorare questi sintomi, influenzando la sensibilità intestinale e la percezione del dolore in modo più marcato rispetto agli uomini[1].
Quali sono i sintomi dell’intestino irritabile?
I sintomi più frequenti dell’intestino irritabile sono:
- Mal di pancia o crampi addominali, che di solito peggiorano dopo i pasti e migliorano con l’evacuazione
- Meteorismo (aria eccessiva nella pancia)
- Diarrea
- Stitichezza
- Difficoltà ad evacuare e sensazione di non svuotare completamente l’intestino
- Flatulenza (eccessiva emissione di aria dall’intestino)
- Presenza di muco nelle feci
- Stanchezza e mancanza di energia
- Nausea – Dispepsia
- Stimolo frequente a urinare o sensazione di non svuotare completamente la vescica.
Come viene diagnosticato l’intestino irritabile?
La diagnosi di IBS si basa sui criteri di Roma, che includono la presenza di dolore o fastidio addominale per almeno 6 mesi, con frequenza di almeno un giorno alla settimana negli ultimi 3 mesi, associato a irregolarità intestinale (alterazioni che riguardano l’evacuazione delle feci).
Poiché i sintomi possono essere comuni ad altre patologie, la diagnosi viene solitamente fatta per esclusione. A tale scopo, sono necessari un’accurata anamnesi, l’esame obiettivo e alcuni esami di laboratorio (esami ematici e delle feci) per escludere sintomi di allarme. Il gastroenterologo sulla base della visita potrà richiedere ulteriori accertamenti come breath test del respiro (breath test al lattosio), ecografia addome con studio delle anse intestinali, test per le allergie alimentari, colonscopia.
Quali fattori possono scatenare l’intestino irritabile?
I fattori che concorrono all’insorgenza della malattia intestinale possono comprendere:
- Aspetti psico-sociali
- Predisposizione genetica
- Alterazioni del microbiota intestinale
- Infiammazione microscopica post-infettiva
- Uso prolungato di alcuni farmaci come gli antibiotici
- Problemi con la motilità intestinale
- Disturbi della percezione viscerale
- Alterazioni della permeabilità della mucosa intestinale
- Disfunzioni nella comunicazione tra sistema nervoso centrale e sistema nervoso enterico (i due cervelli).
I disturbi possono essere accentuati anche dal consumo di determinati cibi (alimenti troppo grassi o speziati) o bevande (alcoliche o contenenti caffeina), oltre che da fattori come ansia e stress[3].
L’intestino irritabile può essere associato ad altre patologie?
Spesso l’intestino irritabile è associano ad altre patologie concomitanti, come:
- Dispepsia funzionale
- Malattia da reflusso gastroesofageo
- Sensibilità al glutine
- Fibromialgia
- Dolore pelvico cronico.
Come si cura l’intestino irritabile?
La cura della sindrome dell’intestino irritabile è personalizzata, in base alla severità dei sintomi.
In presenza di sintomi lievi e moderati, lo specialista potrà indicare al paziente modifiche nello stile di vita (centrali l’alimentazione e l’attività fisica) e una terapia farmacologica sintomatica iniziale, per esempio a base di antispastici. Se dopo 6-8 settimane, questo primo approccio non dovesse fornire i miglioramenti attesi, al paziente verrà suggerita la dieta a basso contenuto di FODMAPs (Fermentable Oligosaccharides Disaccharides Monosaccharides And Polyols ovvero oligosaccaridi, disaccaridi, monosaccaridi e polioli fermentabili) e una terapia farmacologica di secondo livello (per esempio con lassativi, antidiarroici, antidepressivi).
In presenza di sintomi gravi o non controllabili (refrattari), la terapia sarà farmacologica e laddove insufficiente si valuterà la somministrazione di farmaci con evidenze di successo moderate o basse e nuovi booster terapeutici.
Fonti
[1] https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC6175559/
Irritable bowel syndrome: Epidemiology, overlap disorders, pathophysiology and treatment. doi 10.3748/wjg.v29.i26.4120
Sex hormones in the modulation of irritable bowel syndromeWorld J Gastroenterol. doi: 10.3748/wjg.v20.i10.2433