L’angina pectoris è una condizione cardiaca caratterizzata dalla presenza di un dolore toracico provocato da un apporto di flusso sanguigno al cuore insufficiente rispetto alle sue richieste metaboliche. È un sintomo comunemente attribuibile a malattia coronarica, le arterie che irrorano il muscolo del cuore. Il termine deriva dal latino: “angina” significa dolore e “pectoris” significa petto.
Riconoscere i segnali d’allarme dell’angina pectoris è molto importante, poiché la diagnosi precoce è fondamentale per prevenire complicazioni più gravi e per garantire una migliore qualità di vita del paziente.
Ce ne parla la dottoressa Tiziana Anita Ammaturo, cardiologa presso l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Rozzano e i centri Humanitas Medical Care De Angeli e Domodossola a Milano.
Quali sono i diversi tipi di angina pectoris?
L’angina pectoris si presenta in 2 forme principali:
- Angina stabile o da sforzo: si manifesta durante sforzi fisici, con il freddo o a causa di stress emotivo, per l’aumento della richiesta di ossigeno da parte del muscolo cardiaco.
- Angina instabile: il dolore si presenta improvvisamente e può insorgere anche a riposo o durante sforzi leggeri. Può essere provocato dalla temporanea ostruzione di una coronaria (per esempio, a causa di un trombo o della formazione di placche fibrose lungo le pareti dei vasi sanguigni) o da uno spasmo delle stesse.
Quali sono le cause dell’angina pectoris?
L’angina pectoris è causata da una temporanea riduzione del flusso sanguigno alle arterie coronarie, che determina mancanza di ossigeno al muscolo cardiaco.
La causa è spesso legata alla presenza di aterosclerosi, una condizione in cui si accumulano depositi di grasso (colesterolo e trigliceridi) all’interno delle arterie, ostruendone parzialmente il lume e conseguentemente riducendo il flusso sanguigno.
Quali sono i sintomi dell’angina pectoris?
Il sintomo principale dell’angina pectoris è il dolore al petto, che può essere descritto in vari modi:
- Qualità del dolore: oppressivo, costrittivo, urente, acuto, sordo, variabile di intensità da lieve a severo
- Localizzazione: generalmente nella regione retrosternale, ma può interessare tutto il torace e irradiarsi a collo, mandibola, braccia, polsi e spalle
- Durata: da pochi minuti o periodi più prolungati
- Frequenza: gli episodi possono essere sporadici, regolari, irregolari, frequenti.
Oltre al dolore, l’angina pectoris può essere accompagnata da:
- Nausea
- Stanchezza
- Vertigini
- Difficoltà a respirare
- Irrequietezza.
Quali sono i fattori di rischio dell’angina pectoris?
I principali fattori di rischio che possono contribuire allo sviluppo dell’angina pectoris includono:
- Fumo, consumo di alcol e uso di droghe
- Ipertensione arteriosa
- Diabete mellito
- Dislipidemia (livelli elevati di colesterolo o trigliceridi).
- Obesità
- Sedentarietà
- Familiarità per malattie cardiovascolari
- Dieta ricca di grassi saturi, colesterolo e zuccheri semplici, e povera di fibre, vitamine, pesce e acidi grassi polinsaturi.
Angina pectoris, quali esami fare per la diagnosi?
La diagnosi di angina viene sospettata dallo specialista in base all’anamnesi del paziente e confermata tramite alcuni esami di accertamento, che vengono scelti a seconda della gravità dei sintomi e delle condizioni del paziente.
Tra questi i principali sono:
- Elettrocardiogramma (ECG): registra l’attività elettrica del cuore e consente di rilevare eventuali anomalie o alterazioni del ritmo cardiaco.
- Ecocardiogramma color Doppler: consente di studiare la contrattilità del cuore, la morfologia delle valvole e il flusso del sangue nelle sue cavità, sia a riposo che dopo l’esercizio fisico o dopo l’assunzione di un farmaco.
- Test da sforzo: eseguito su un tapis roulant o una bicicletta ergometrica, mentre il paziente è monitorato tramite ECG, permette di osservare la risposta del cuore all’esercizio fisico.
- Tomografia computerizzata del cuore (TAC cuore): consente di studiare, tramite l’uso di mezzo di contrasto, l’anatomia delle coronarie e individuare e quantificare occlusioni, restringimenti (stenosi) e placche aterosclerotiche che possono causare riduzioni significative del flusso sanguigno.
- Test d’ischemia non invasivi, come la Risonanza magnetica (RM) da stress, scintigrafia miocardica da sforzo/stress, ecocardiogramma da sforzo/stress o TC perfusion che valutano con metodiche diverse segni di ischemia cardiaca dopo aver causato un aumento delle richieste metaboliche del cuore con stimolo farmacologico o stress fisico.
- Angiografia coronarica (coronarografia): tramite l’inserimento di un catetere attraverso un’arteria del braccio o della gamba, si inietta un liquido di contrasto che permette di visualizzare eventuali ostruzioni o stenosi delle arterie coronarie.
Come si cura l’angina pectoris?
La terapia per l’angina pectoris deve essere personalizzata in base alla gravità dei sintomi e alle condizioni di salute del paziente. Le opzioni di trattamento disponibile possono includere:
Modifiche dello stile di vita e gestione dei fattori di rischio reversibili: cambiamenti nell’alimentazione, esercizio fisico regolare, smettere di fumare, ridurre lo stress, correggere l’ipertensione arteriosa, il diabete mellito e la dislipidemia.
Terapia farmacologica: possono essere prescritti farmaci come:
- Beta-bloccanti: riducono le richieste di ossigeno del miocardio, aumentando la tolleranza allo sforzo.
- Calcio-antagonisti: possono essere utilizzati per ipertensione o spasmo coronarico.
- Nuovi farmaci antianginosi: agiscono sulle piccole arterie del cuore.
- Inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina (ACEi), e antagonisti del recettore AT1 dell’angiotensina (sartani): utilizzati per il trattamento dell’ipertensione arteriosa e per ridurre il rimodellamento del cuore post ischemia.
- Statine: per controllare il colesterolo (limitano la produzione e l’accumulo sulle pareti delle arterie) e rallentare lo sviluppo o la progressione dell’aterosclerosi.
- Antiaggreganti: come aspirina, clopidogrel, prasugrel o ticagrelor, per inibire l’aggregazione piastrinica e prevenire la formazione di trombi.
Procedure interventistiche: come l’angioplastica coronarica percutanea, che prevede l’inserimento nel lume della coronaria di un piccolo pallone solitamente associato a una struttura metallica a maglie (stent) che viene gonfiato in corrispondenza del restringimento dell’arteria ostruita migliorando il flusso di sangue.
Intervento bypass aorto-coronarico: creazione di un nuovo percorso per il flusso sanguigno attraverso l’utilizzo di un’arteria o una vena del paziente, in modo da “bypassare” il punto di restringimento delle coronarie, facendo pertanto comunicare direttamente la porzione a monte con quella a valle della stenosi.
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