Tristezza e gioia sono stati d’animo che fanno parte della nostra vita. Ma al contrario della gioia, la tristezza, quando non tenuta sotto controllo, può trasformarsi in una condizione capace di influire sensibilmente sulla salute di chi ne è vittima. Per essere precisi, il problema sorge quando la tristezza passa da uno stato transitorio a quello di sintomo di una vera e propria patologia depressiva.
Quando e perché si forma la tristezza e come si manifesta? Ne parliamo con la dottoressa Antonietta Colucci, psichiatra e psicoterapeuta coordinatrice dell’Ambulatorio di Psicologia e Psichiatria di Humanitas Medical Care di Bergamo, attivo nell’ambito di Humanitas PsicoCare.
Perché si genera la tristezza?
«La tristezza transitoria si viene a formare in genere a seguito di una perdita o di una delusione ed è la condizione che ci spinge a ricercare nuove strategie adattative, che ci permettano di stare meglio. Riconoscere e accettare la propria tristezza permette infatti di aumentare la nostra consapevolezza e la nostra resilienza. Bisogna imparare a leggere i segnali che ci manda il nostro corpo, la nostra mente: quando si creano tendenza al pianto, tristezza costante, alterazione del ritmo del sonno, riduzione delle attività sociali e di quelle relazionali, è il momento di rivolgersi a uno psichiatra».
Quali sono i segnali che avvertono che la tristezza transitoria sta progredendo in una forma “depressiva”?
«Ce ne accorgiamo perché tendiamo a isolarci dal mondo e tutto quello che fino al giorno prima era per noi piacevole improvvisamente non lo è più. A questa sensazione negativa si vanno ad aggiungere vari disturbi del sonno, soprattutto insonnia, e disturbi alimentari che provocano una riduzione del desiderio di alimentarsi e quindi un dimagrimento».
Lo stato depressivo può essere causato da alterazioni biologiche o da esposizione a fattori traumatici o stressanti?
«In alcuni casi la depressione si manifesta senza la presenza di un motivo valido apparente, che possa spingere la persona a essere triste, infelice, che provochi pensieri cupi o ripetitivi o porti a piangere spesso. Altre volte si verifica come conseguenza di uno stress emotivo in grado di provocare una condizione di disadattamento che porta a una reattività depressiva. In ogni caso, è sempre importante tenere sotto controllo, diagnosticare e trattare una variazione del tono dell’umore. Non bisogna dunque mai ignorarla».
La depressione può avere molte forme, può presentarsi anche sotto forma di irascibilità. Quando accade, in particolare?
«È un aspetto che riguarda soprattutto le persone più giovani. Nei ragazzi è possibile che si sviluppino forme di irritabilità che derivano da una scarsa considerazione delle proprie capacità, da una scarsa autostima. Le risposte comportamentali correlate a un vissuto depressivo possono dunque diventare aggressive».
Sulle forme depressive si può intervenire?
«Sì, e prima lo si fa meglio è: il riconoscimento rapido della depressione da parte dello psichiatra consente di pervenire a una migliore prognosi e offre maggiori possibilità di guarire da una condizione che, se trascurata, può diventare tanto impattante da non consentire più lo svolgimento di una vita sociale soddisfacente».
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