A cosa serve la mobilizzazione della colonna vertebrale e quando è indicata?

La mobilizzazione della colonna vertebrale è un intervento terapeutico eseguito dal fisioterapista per trattare o gestire il dolore alla schiena e recuperare o mantenere la funzionalità e la mobilità articolare della colonna, migliorandone la rigidità. Come funziona esattamente e a chi è rivolto?

Lo abbiamo chiesto al dottor Matteo Bocci, fisioterapista presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care di Varese.

Quando può essere utile la mobilizzazione della colonna vertebrale?

Questa tecnica può essere utile in caso di problemi posturali, infiammazioni, difficoltà post-operatorie o condizioni che limitano il movimento o derivano da complicanze che coinvolgono la colonna vertebrale, in particolare, nella zona cervicale, lombare e dorsale, come:

In cosa consiste la mobilizzazione della colonna vertebrale?

La mobilizzazione può essere eseguita solo dopo esami di accertamento che consentano di stabilire rischi e benefici della mobilizzazione vertebrale sullo stato di salute del paziente.

Durante l’intervento terapeutico, il fisioterapista esegue movimenti passivi a bassa velocità di rotazione, stiramento, flessione e lateroflessione che favoriscono la mobilizzazione delle articolazioni del paziente, riducendo il dolore e migliorando il movimento articolare.

Come avviene la mobilizzazione della colonna vertebrale?

Esistono differenti tecniche di mobilizzazione della colonna vertebrale.

La prima differenziazione è tra mobilizzazioni passive e mobilizzazioni attive. Nelle prime la mobilizzazione viene eseguita dal terapista mentre il paziente è fermo; nelle seconde, tramite degli esercizi terapeutici svolti dal paziente. 

Esistono, infine, anche le tecniche chiamate MWM (mobilizzazioni con movimento), proposte da Mulligan che consistono nell’applicazione di una mobilizzazione passiva mantenuta dal fisioterapista mentre il paziente esegue il movimento attivo.

Le mobilizzazioni si differenziano tra di loro anche a seconda della zona della colonna vertebrale da trattare, non tutte le tecniche che si possono usare per la zona lombare sono replicabili a livello cervicale o toracico e viceversa. Quindi, a seconda della problematica riportata del paziente, si adotteranno metodi differenti che possono variare per la direzione della tecnica, l’intensità, il movimento che esegue la vertebra interessata, la durata del trattamento e la posizione del paziente.

Tra quelle più utilizzate per trattare la lombalgia c’è la mobilizzazione della colonna lombare in direzione postero-anteriore: il paziente si posiziona prono sul lettino e il fisioterapista posiziona il lato della sua mano a contatto con il processo spinoso della vertebra da mobilizzare. Da questa posizione il fisioterapista sposta dolcemente il suo peso corporeo sulle mani in modo da provocare un movimento in direzione postero-anteriore della vertebra da mobilizzare.

Questa tecnica può essere utilizzata in modo molto simile anche a livello cervicale, la principale differenza è che la spinta viene eseguita utilizzando i pollici di entrambe le mani che si vanno a posizionare sul processo spinoso della vertebra da mobilizzare.

Come agisce la mobilizzazione sulla colonna vertebrale?

Le mobilizzazioni vertebrali agiscono sulle articolazioni intervertebrali tramite dei movimenti passivi a bassa velocità. Queste tecniche permettono di aumentare l’estensibilità dei tessuti e la mobilità delle articolazioni, consentono di ridurre la rigidità e modulare il dolore grazie a una inibizione a livello del sistema nervoso centrale e alla riduzione dell’eccitabilità muscolare. 

Che differenza c’è tra mobilizzazione e manipolazione vertebrale?

Le mobilizzazioni della colonna vertebrale sono un movimento passivo a bassa velocità, svolti entro o al limite del range di movimento dell’articolazione vertebrale interessata.

Le manipolazioni vertebrali sono dei movimenti passivi condotti ad alta velocità e bassa ampiezza svolti al limite del ROM (Range of motion), che producono un udibile “crack”. Questo suono sembrerebbe essere correlato al fenomeno della cavitazione che avviene all’interno tra le faccette articolari.

Entrambe le tecniche sono finalizzate a ridurre il dolore e ridurre la limitazione al movimento.

Quando la mobilizzazione della colonna vertebrale è controindicata?

Le mobilizzazioni della colonna vertebrale sono controindicate nel caso di:

  • Problematiche neurologiche gravi (compressione del midollo spinale, disturbi della funzione della vescica e dell’intestino, presenza di segni neurologici che originano da due radici nervose, mielopatie e sindrome della cauda equina)
  • Patologie reumatiche (artrite reumatoide, spondilite anchilosante, polimialgia reumatica)
  • Problematiche vascolari (aneurisma aortico, grave problematica di coagulazione, grave insufficienza vertebro-basilare, mielopatia ischemica).

Mentre possono essere eseguite con precauzione e senza eseguire dei movimenti troppo forzati in caso di:

  • Patologie che provocano debolezza ossea (tumori, metastasi, infezioni, fratture non consolidate, utilizzo per lungo periodo di farmaci corticosteroidei, gravi condizioni infiammatorie e osteoporosi)
  • Grave ipermobilità tale da produrre instabilità
  • Spondilolisi e spondilolistesi
  • Gravidanza
  • Pazienti con vertigini
  • Pazienti con problematiche vertebro-basilari non gravi.
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