Le statine sono farmaci utilizzati per ridurre i livelli di grassi nel sangue (colesterolo e trigliceridi). Esse agiscono riducendo la sintesi del colesterolo prodotto dal fegato bloccando l’enzima HMG -CoA reduttasi.
Approfondiamo l’argomento con la dott.ssa Laura Cassarà, specialista in Malattie del Fegato e del Ricambio presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care De Angeli a Milano che si interessa di dislipidemie.
A cosa servono le statine?
Le statine sono dei farmaci che possono ridurre di circa il 30-40% il valore del colesterolo totale, diminuendo anche le LDL, ovvero le lipoproteine a bassa densità che trasportano il colesterolo prodotto dal fegato nel corpo.
Un elevato valore di LDL può portare alla formazione di placche nelle arterie, processo noto come aterosclerosi, aumentando il rischio di malattie cardiovascolari come infarto e ictus.
Al contrario, le statine aumentano i livelli delle HDL, ovvero delle lipoproteine ad alta densità che rimuovono il colesterolo dai tessuti.
Le statine riducono anche i livelli di trigliceridi nel sangue, sebbene in misura minore rispetto al colesterolo (circa il 10%).
Come agiscono le statine?
Le statine agiscono inibendo l’enzima HMG Co-A reduttasi, che è fondamentale nella sintesi del colesterolo nel fegato.
Bloccando questo enzima, le statine diminuiscono la quantità di colesterolo prodotta dal nostro organismo.
Quando vanno prescritte le statine?
Le statine vengono prescritte prevalentemente nei seguenti casi:
- Ipercolesterolemia familiare (una malattia ereditaria causata da un’alterazione genetica che provoca l’aumento del colesterolo LDL).
- Malattia vascolare conclamata o a rischio medio- alto di svilupparsi nei prossimi 10 anni. Le statine ovviamente non possono curare le malattie cardiovascolari ma possono aiutare a prevenirne la comparsa o il peggioramento.
- Ipercolesterolemia severa, ovvero nei casi in cui dieta a basso apporto di grassi, attività fisica ed eventuale uso di integratori specifici non apportano risultati soddisfacenti nel giro di almeno 3 mesi. Teniamo presente che i valori di colesterolo totale non dovrebbero mai superare i 200 mg; tra 200-239 si parla di modesta ipercolesterolemia; al di sopra dei 240 mg si parla di ipercolesterolemia severa.
Come si prendono le statine?
Le statine sono disponibili sotto forma di compresse da prendere una volta al giorno, preferibilmente la sera (sempre alla stessa ora).
Nella maggior parte dei casi, la terapia va proseguita senza interruzioni.
Chi non può assumere le statine?
L’uso delle statine è controindicato nelle persone con gravi malattie del fegato o quando solo si sospetta un problema epatico a causa di valori alterati nelle analisi del sangue, soprattutto a livello delle transaminasi.
Prima di prescrivere le statine, il medico valuta attentamente i risultati dei test di laboratorio per determinare lo stato di salute del fegato.
Inoltre, devono essere programmati controlli da eseguire a distanza di tre e dodici mesi dall’inizio della terapia, per monitorare la funzione epatica e garantire la sicurezza del trattamento.
Cosa fare in presenza di elevati livelli di colesterolo?
Modificare il proprio stile di vita spesso è sufficiente per gestire i livelli alterati di colesterolo. Questo include:
1. Alimentazione sana (riducendo l’introduzione con la dieta di grassi saturi)
2. Attività fisica regolare (camminare, andare in bicicletta, etc.)
3. Controllo del peso (mantenendo un peso idoneo)
4. Cessazione del fumo (smettere di fumare)
5. Moderato consumo di alcol.
A cosa servono gli integratori per il colesterolo spesso prescritti insieme alla dieta?
Gli integratori per il colesterolo possono essere utili per:
- Abbassare i livelli di colesterolo
- Limitare l’assorbimento del colesterolo che introduciamo con la dieta
- Migliorare il quadro lipidico generale.
Conclusioni
L’efficacia delle statine è indiscutibile; spesso però sono utilizzate con leggerezza senza avere provato prima ad apportare vere e proprie modifiche al proprio stile di vita.
Uno stato di sovrappeso, un’alimentazione scorretta, una vita sedentaria sono fattori che cooperano allo sviluppo di ipercolesterolemia e di ipertrigliceridemia e, se corretti, possono aiutare a ridimensionare notevolmente il quadro clinico descritto.
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