Con i bambini (specialmente i più piccoli) si lavano spesso gli indumenti appena comprati. Si tratta tuttavia di un’abitudine che, con l’avanzare dell’età, si tende spesso a perdere. Eppure, un indumento appena comprato potrebbe ospitare sostanze chimiche (utilizzate per lavorare, conservare o colorare il tessuto) o batteri (lasciati dalle persone che hanno provato l’articolo in negozio) che potrebbero causare irritazioni o reazioni cutanee.
Ce ne parla la dott.ssa Maria Antonella Spurio, dermatologa presso il centro Humanitas Medical Care di Monza.
Quali rischi si corrono a non lavare i vestiti nuovi?
Uno dei rischi più comuni è la dermatite allergica da contatto. Gli allergeni che la causano possono essere diversi e non sempre facilmente riconoscibili. Per questo, bisogna prestare attenzione a quelli che rimangono più a lungo a contatto con la nostra pelle, come gli abiti (oltre a cosmetici e accessori).
Coloranti industriali, solventi, tracce di detergenti da bucato e altre sostanze chimiche contenute nei tessuti possono infatti penetrare direttamente sulla pelle, suscitando reazioni allergiche. Non a caso le dermatiti compaiono spesso (ma non solo) nelle zone del corpo più a stretto contatto con gli indumenti, come ascelle e inguine.
Altri rischi che si possono correre indossando indumenti nuovi non lavati riguardano la possibile presenza di germi e batteri sui tessuti, specialmente nei capi provati da molte persone, batteri e anche la presenza di miceti (funghi).
Inoltre, proviamo a pensare al lungo viaggio che può fare un capo di abbigliamento prima di arrivare nel negozio dove lo acquisteremo. Tante volte vengono realizzati in Paesi lontani, stoccati in diversi magazzini e trasportati a bordo di chissà quanti veicoli, prima di arrivare fino a noi.
Perché alcuni tessuti sono irritanti anche se lavati?
L’effetto irritante degli allergeni è favorito anche dalla struttura delle fibre tessili: oggi la maggior parte dei capi è realizzata con tessuti sintetici che, sebbene siano molto pratici e leggeri, a differenza del cotone o delle fibre naturali, non lasciano traspirare la pelle o contengono additivi che possono risultare irritanti.
Il rischio per la pelle è che non riesca a traspirare e si verifichino irritazione, prurito, sviluppo di microrganismi e cattivo odore, ma non solo. Il rischio maggiore riguarda la biancheria intima sintetica perché l’ecceso di umidità può favorire la crescita di germi come la Candida o la Gardnerella.
Le fibre più fini, come la lana merino o il cachemire, sono da preferire perché rendono il capo più soffice e irritano di meno.
Cosa fare se un tessuto causa un’irritazione o un’allergia?
Se dopo aver indossato un tessuto si ha una irritazione o allergia, occorre lavarsi subito con acqua e sapone, ed iniziare una cura antinfiammatoria e antiallergica consigliata dal medico. Se si sospetta un’allergia può essere utile programmare un patch test, un test specifico che permette di individuare le eventuali sostanze responsabili di allergie cutanee (ovviamente quel capo di abbigliamento non andrà più indossato).
Serve arieggiare i vestiti dopo averli indossati?
Fare arieggiare i vestiti dopo averli indossati è una buona abitudine, soprattutto i tessuti di lana; si rimuovono così i cattivi odori e tutto ciò che è stato assorbito nei vari ambienti frequentati, ha un’ottima azione rinfrescante.
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