L’artrosi è una malattia degenerativa che provoca l’usura della cartilagine articolare. Quando colpisce l’articolazione della spalla, specie dopo i 65 anni di età, può causare un dolore anche importante che richiede una valutazione specialistica delle strutture della spalla.
La tecnologia odierna, infatti, può aiutare a trovare la giusta strada per risolvere il problema e migliorare la qualità di vita del paziente.
Ce ne parla il dott. Andrea Lisai, medico ortopedico e chirurgo, specializzato nelle patologie della spalla, presso Humanitas San Pio X e Humanitas Medical Care di Monza.
Come può essere trattato il dolore alla spalla da artrosi?
Nelle fasi iniziali della malattia artrosica, il dolore alla spalla può essere trattato con la terapia conservativa e la medicina rigenerativa (infiltrazioni di PRP o di tessuto adiposo microframmentato del paziente), la fisioterapia e le infiltrazioni di acido ialuronico, che possono aiutare a gestire il dolore, senza tuttavia risolvere il problema.
Negli stadi avanzati, quando le componenti ossee dell’articolazione della spalla (testa omerale e glena scapolare) sono così usurate da risultare quasi “fuse” insieme, è necessario l’intervento chirurgico di protesi di spalla.
Tuttavia, il trattamento viene stabilito in base al quadro clinico del paziente, alla gravità dei sintomi, alle esigenze funzionali e all’anatomia della spalla (incluse la presenza di alterazioni anatomiche congenite o post-traumatiche della spalla, oppure gravi deformità delle componenti ossee dell’articolazione).
Quali tecniche e tecnologie aiutano la chirurgia di protesi di spalla?
Esistono diversi tipi di protesi di spalla e diverse tecniche chirurgiche che utilizzano moderne tecnologie per affrontare con estrema precisione anche i casi più complessi in cui la glena è severamente danneggiata.
In questi casi, ad esempio, ci si può avvalere di un sistema di navigazione basato sulla realtà aumentata che utilizza dei sensori, posizionati in specifici punti della spalla del paziente, dotati di un’accuratezza di 0.5 mm e 0.5 gradi, che consentono al chirurgo di vedere “la strada” in modo chiaro. Un aspetto particolarmente importante se si tiene conto che un errore di pochi gradi e millimetri nell’impianto della protesi può contribuire a una maggiore usura della stessa nel tempo, causando dolore o mobilizzazione delle componenti.
Quali sono i vantaggi della realtà aumentata e della chirurgia protesica?
I vantaggi sono associati a migliori risultati biomeccanici della protesi, meno dolore, una riabilitazione più efficace ed un recupero migliore e più rapido della funzionalità e del movimento della spalla.
Prima dell’intervento, per ottenere un posizionamento preciso, il chirurgo realizza un modello 3D preoperatorio costruito sui dati anatomici della TC del paziente, per trovare, grazie ad un software, la migliore soluzione possibile: si pianifica quindi preoperatoriamente la giusta protesi, della corretta dimensione e posizionamento.
L’applicazione della realtà aumentata permette poi di trasferire le informazioni pianificate con il software 3D direttamente a degli occhiali con un funzione smart glasses (indossati dal chirurgo in sala operatoria) oppure ad un monitor: in questa maniera il chirurgo opererà la spalla del paziente seguendo il “navigatore” ed applicando accuratamente la sua pianificazione preoperatoria.
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